Home Economy Fed, in arrivo i primi tagli ai tassi. Ma l’inflazione non è vinta

Fed, in arrivo i primi tagli ai tassi. Ma l’inflazione non è vinta

Tassi mutui Gli Fed, quando i primi tagli ai tassi? Le aspettative si allungano sempre più...indicatori economici e finanziari del 2024 suggeriscono un panorama favorevole per il mercato dei mutui in Europa

La Federal Reserve inizierà i tagli dei tassi entro la fine del 2024? I mercati ci credono. Ma dopo un inizio anno in cui si pensava a tagli in arrivo entro giugno, la prospettiva che la banca centrale Usa rimandasse alla seconda metà dell’anno la svolta, venendo sorpassata dalla Banca centrale europea, si è materializzata. E ora la prospettiva di tagli della Fed parla addirittura di un rinvio arrivato alle porte del quarto trimestre.

Sembra prossima a concretizzarsi, in ogni caso, la decisione di ridimensionare il costo del denaro negli States, avviando l’effetto-domino che può condizionare il resto del mondo a fare lo stesso in forma sensibile.

Verso tagli contingentati

Nelle prime riunioni di primavera ed estate sia la Fed che la Banca centrale europea hanno mandato segnali chiari in tal senso. Vista un’inflazione che resta su alcuni fronti vischiosa, i problemi di gestione della domanda per le crisi energetiche e commerciali dell’ultimo biennio e le tensioni geopolitiche, la prudenza è ritenuta d’obbligo.

D’altronde, non sembrano emergere segnali particolarmente preoccupanti dall’economia statunitense, che appare mantenersi solida, con l’aumento delle assunzioni e il graduale calo delle pressioni inflazionistiche che hanno stimolato la spesa dei consumatori, senza sollevare timori su eventuali ripercussioni negative. 

Cosa succede alla Fed

“Da un lato, è vero che si sta osservando un effettivo rallentamento del declino dell’inflazione che, unito a letture significativamente resilienti sul fronte del mercato del lavoro e della crescita, potrebbe dare adito alle inquietudini”, commentava ad aprile Eric Winograd, US Economist di AllianceBernstein. “Dall’altro”, aggiunge l’economista, “però, riteniamo che l’effetto di cambiamenti demografici in atto andrà a favore dell’economia Usa, servendo da stimolo al Pil, ma non da carburante all’inflazione”.  Una chiave di lettura che resta attuale oggigiorno, quando si parla di un taglio dei tassi di 0,75 punti entro fine anno.

Per Winograd il tema è di quando e di come la Fed deciderà di tagliare: “La parola d’ordine”, osserva, “appare cautela”. Questo, sul breve periodo, “potrebbe deludere i mercati, che si aspettavano un allentamento più aggressivo, ma non dovrebbe fare una grande differenza per la maggior parte degli investitori. A nostro avviso, piuttosto che avere la certezza su quando avverrà il primo taglio, sarebbe più importante accertarsi che la Fed sia pronta a tagliare i tassi nel caso in cui l’inflazione scenda o la crescita vacilli”. Un monito anche per l’Europa: la Bce potrebbe non potersi trovare ad aspettare la Fed in futuro dopo averla anticipata a giugno. Pena il rischio di esser sorpassata dagli eventi.