Nomine, massimo rituale della politica. Cambiano gli esecutivi, ma non la ritualità Il governo Meloni è chiamato in queste settimane alla sua prima tornata di nomine. Le quali – lo ricordiamo – non riguardano solo le società partecipate di cui su queste colonne abbiamo ampiamente scritto. Alla pletora di aziende come Eni, Enel, Leonardo e Terna si aggiungono diversi apparati dello Stato. Istituti, cariche strategiche all’interno dei ministeri, forze dell’ordine: molto è in gioco.
Le agenzie: tra spoil system e rinnovi
Marcello Minenna, direttore dell’Agenzia delle Dogane, non sarà rinnovato alla carica. In nome dello spoil system, il governo Meloni ha novanta giorni, come prescritto dalla legge, per confermare o sostituire i dirigenti-chiave dello Stato.
La carica di Minenna, vicinissimo al Movimento Cinque Stelle e tra gli ultimi uomini di Giuseppe Conte nello Stato, scade il 30 gennaio 2023 e sarebbe comunque soggetta a discussione. Al suo posto è stato chiamato Roberto Alesse, già presidente della Commissione di Garanzia dell’Attuazione della Legge sullo sciopero. Alesse svolgeva il ruolo di capo di gabinetto del Ministero del Mare e del Sud, Nello Musumeci.
Bernardino Mineo, attualmente Garante per la Sicurezza dei Prezzi al Ministero dello Sviluppo Economico, è invece dato in bilico per un’eventuale riconferma.
Le nomine dovranno coinvolgere anche l’Agenzia del Demanio e l’Agenzia delle Entrate. Sul primo fronte, Alessandra Dal Verme scade nel 2024 ma potenzialmente sostituibile per via dello spoil system, anche se le sue quotazioni di riconferma sono in ascesa. Sembra blindata invece la riconferma per il titolare dell’Agenzia dell Entrate, Ernesto Maria Ruffini, che scade il 30 gennaio prossimo.
Le nomine chiave dell’Economia
Saranno oggetto di rinnovo, in potenza, anche le cariche di Direttore Generale del Tesoro e di Ragioniere Generale dello Stato.
Sia Alessando Rivera, a capo della struttura tecnica del Tesoro, che Biagio Mazzotta, Ragioniere Generale, sono stati nominati dal governo Conte I e dal Ministro Giovanni Tria. Rispettivamente, per la precisione, nel 2018 e nel 2019. Oggi i loro nomi potrebbero rientrare nel toto-nomine per lo spoil system.
Il ruolo di Rivera è strategico e oggetto di un braccio di ferro tra Giancarlo Giorgetti, che vorrebbe riconfermarlo, e l’asse Fdi-Forza Italia. Il Direttore Generale è il regista della strutturazione dei nuovi programmi di emissione titoli e il nome chiave per la gestione delle nomine alle partecipate. Supervisiona la struttura tecnica che disegna la Legge di Bilancio e tiene i rapporti con gli enti supervisionati.
Quello di Mazzotta è cruciale per ottenere la bollinatura dell’Unione Europea e del Quirinale alle manovre di bilancio. Il Ragioniere Generale dello Stato guida l’ente che verifica le celebri “coperture” per ogni manovra economica. Ed è una figura decisiva per ogni azione di policy volta a iniettare denaro nell’economia.
Rivera e Mazzotta dovranno decidere molto di eventuali riforme del Pnrr e dei piani economici futuri del governo. Logico dunque che attorno alla loro “fedeltà” alla linea si sia aperta una partita chiave fatta di trattative serrate per la ricerca di eventuali profili all’altezza capaci di sostituirli.
Inps e Istat tra continuità e rinnovi
Non soggette alla “tagliola” dello spoil system, invece, le cariche di presidente per l’Inps e l’Istat, due dei più strategici istituti controllati dal Tesoro.
“In particolare”, ha scritto Il Sole 24 Ore, “il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, ha il mandato in scadenza per il maggio 2023″ ma ritiene che “dovrebbe restare in carica un altro anno cioè fino allo scadere del Cda da lui presieduto, nominato il 15 aprile 2020”. Il governo Meloni vede di cattivo occhio l’economista di Sinistra vicino ai Cinque Stelle considerato il guardiano del reddito di cittadinanza, e preferirebbe accelerare la sostituzione. Anche se per ora il dossier è ancora in alto mare.
Più sicura la posizione di Gian Carlo Blangiardo, dal 2019 alla guida dell’Istat. Noto statistico, Blangiardo è molto gradito in particolar modo alla Lega e a Fdi per le sue posizioni su temi come la natalità, che ritiene una priorità politica. Inoltre, la sua figura ha acquisito sia durante il governo Conte che in quello Draghi attenzione trasversale per la profondità dell’impegno dell’Istat nel monitorare gli effetti economici, sociali e demografici della pandemia e delle sfide al sistema-Paese. Il suo mandato scade il 4 febbraio e l’eventuale riconferma sarà una delle prossime nomine in capo al governo Meloni.
Le nomine nei corpi di sicurezza e nei servizi
Per quanto riguarda i corpi di sicurezza e di ordine pubblico, la prima nomina chiave sarà la Guardia di Finanza. A Caserma Piave il generale Giuseppe Zafarana è prossimo alla scadenza, a maggio, dopo il rinnovo di un anno previsto dal Decreto Milleproroghe del 2021.
Per Zafarana potrebbero aprirsi le porte del Dipartimento delle Informazioni per la Sicurezza oggi guidato dall’ambasciatore Elisabetta Belloni qualora l’ex segretario generale della Farnesina fosse chiamata al ruolo di presidente di Eni. Per sostituirlo, le nomine del governo dovranno scegliere tra diversi alti ufficiali che ambiscono alla carica. Tra questi Luigi Della Volpe, vicedirettore dell’Aise, il servizio segreto esterno, Leonardo Cuzzocrea, da poche settimane ai vertici dell’apparato a Milano, e Umberto Sirico, a lungo a capo delle forze speciali di Caserma Piave.
Se la Finanza si “prendesse” i servizi con Zafarana, acquisirebbe di nuovo centralità negli apparati dopo l’era di Gennaro Vecchione durante i governi Conte. Lo spoil system rientrerebbe in campo anche in materia di servizi segreti: appare destinato a lasciare la direzione dell’Aisi, l’agenzia per la sicurezza interna, il generale Mario Parente. Su di lui non pende la tagliola dei novanta giorni, ma appare troppo legato alla cordata di Franco Gabrielli, ex autorità delegata alla Sicurezza della Repubblica, e al Partito Democratico. Al suo posto in pole il vice, Vittorio Pisani, poliziotto gradito a Matteo Piantedosi e al Viminale.
Entro l’anno andrà nominato anche il Comandante dei Carabinieri destinato a entrare in carica nel 2024. Teo Luzi, attuale titolare della carica, è nell’ambito dell’annuale Presidenza di turno di EuroGendFor, “Mister Difesa” in Europa. E sogna la carica di Capo di Stato Maggiore della Difesa per il 2024. Da prepararsi consolidandosi nell’attuale carica nel quadro delle nomine del governo Meloni.