Perchè leggere questo articolo? La francese Fnac lancia un’Opa su Unieuro per creare in chiave anti-Amazon un gruppo leader a livello europeo nell’elettronica di consumo. Il ritorno in Italia dopo la prima campagna di primi anni Duemila. Che non finì benissimo
Fnac, il ritorno. Il gruppo francese ha lanciato una Opa su Unieuro. Con l’obiettivo di creare “un leader nei settori dell’elettronica di consumo, degli elettrodomestici, dei prodotti editoriali e dei servizi nell’Europa meridionale e occidentale, con oltre 10 miliardi di euro di fatturato, 30mila dipendenti e più di 1.500 negozi. L’entità combinata deterrebbe la prima o la seconda posizione nei suoi mercati principali“. Piani molto ambiziosi, dato che Unieuro è già leader in Italia, con una quota di mercato, riferisce il Sole 24Ore, del 17% ed un fatturato per il 2023 di 2,6 miliardi di euro.
Martinez (ceo Fnac): “Opportunità unica per consolidare i mercati”
Il ceo di Fnac-Darty, Enrique Martinez, ha commentato: “Questo progetto rappresenta un’opportunità unica per Fnac Darty di continuare a perseguire la sua ambizione a lungo termine di consolidare i suoi mercati e rafforzare il suo modello di business a livello europeo”. Come rilevato da StartMag, l’acquisizione di Unieuro farebbe parte di una strategia volta a offrire una risposta europea allo strapotere di Amazon. Sia per quanto riguarda le vendite online, sia per quanto riguarda l’espansione del colosso statunitense nella vendita dell’elettronica di consumo.
La prima deludente campagna italiana
Una Fnac dunque decisamente agguerrita quella che fa il suo ritorno in Italia dopo una prima campagna, quella di inizio anni Duemila, conclusasi con una lenta e mesta ritirata dal mercato italiano. Allora la sponda fu offerta dal gruppo Coin, che aveva acquisito le reti di vendita di Standa, convertendo i magazzini in OVS e Coin ma cedendo i locali in esubero proprio a Fnac. La prima apertura fu quella milanese in via Torino, il 26 ottobre del 2000. Seguirono Genova, Torino, Verona, Napoli, Roma, Firenze. Sembrava l’inizio di una colonizzazione di successo. E invece nel settembre del 2012 il gruppo annunciò la chiusura delle sedi italiane sia per l’insostenibilità della gestione italiana che per il calo delle vendite.
Nessuno si fece avanti per rilevare le sedi e la catena finì così nelle mani del fondo di investimento Orlando Italy Management. La liquidazione fu sancita da una assemblea dei soci il 10 gennaio del 2013. E seguirono a breve le riduzioni di organico in alcune filiali, la cassa integrazione ed infine l’accordo per la cessione dei cinque negozi superstiti a Trony, che sostituì le ultime insegne rimaste nell’estate del 2014.