Perché leggere questo articolo? Il Fondo Monetario Internazionale conferma le stime sul Pil italiano del 2024 e alza di 0,2 punti percentuali quelle del 2025.
Fino a qui tutto bene. Ci sono due modi per leggere le stime del Fondo Monetario Internazionale sull’economia italiana. La prima è guardare al bicchiere mezzo vuoto: il nostro torna a essere un Paese da “crescita zero virgola”. Se invece vogliamo guardare al proverbiale bicchiere mezzo pieno, il Fmi riconosce all’Italia una crescita. Eppure si muove, anche se solo di 0,2 punti percentuali, il nostro Pil nel 2025 conoscerà un aumento.
Il Fondo Monetario sul Pil italiano
Il Pil italiano, secondo il Fondo Monetario Internazionale, crescerà quest’anno dello 0,7%, come nelle previsioni di aprile. L’anno prossimo invece segnerà un +0,9%, in rialzo di 0,2 punti percentuali rispetto alle precedenti stime. Il Fondo monetario internazionale conferma la previsione di crescita dello 0,7% su quest’anno per l’Italia. Mentre in un aggiornamento di interim del suo Economic Outlook rivede al rialzo di due decimali di punto la stima sull’espansione del PIL del prossimo anno, ora allo 0,9%.
Le stime del governo sono più generose, in particolare il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti resta convinto che un progresso dell’1% resti a portato di mano. Dalla fotografia scattata dal Fondo Monetario appare tuttavia chiaro che occorre mettere mano alle riforme. Anche perché lo stesso outlook ribadisce di vedere per l’economia globale un balzo superiore al 3%, ma solo incognita Cina permettendo. Non solo torna il monito sull’inflazione, complice l’andamento del settore servizi. In sostanza, i tassi d’interesse potrebbero restare “più alti, per un periodo ancora più lungo” avverte il Fondo mentre si avvicina l’appuntamento della Bce.
Le stime sull’economia mondiale
Sull’economia dell’intero pianeta la previsione di crescita di quest’anno è stata confermata al 3,2%. Mentre quella del 2025 è stata alzata di un decimale di punto al 3,3%. Per l’insieme dell’area euro il Fmi ha invece ritoccato al rialzo di un decimale di punto la previsione di crescita 2024. Siamo allo 0,9%, e confermato quella sul 2025 all’1,5%.
Per la Germania le previsioni sono invariate a un mesto 0,2% di crescita quest’anno e a un 1,3% il prossimo. La Francia ha una stima sul 2024 è stata alzata di 0,2 punti allo 0,9% e quella sul 2025 tagliata di 0,1 punti all’1,3%. Infine per la Spagna, che tra le grandi economie dell’area euro era già quella con i tassi di espansione previsti più elevati, il Fmi ha alzato di ben 0,5 punti la previsione di crescita 2024 al 2,4% e confermato quella sul 2025 al 2,1%. La Germania è il paese con la crescita prevista più contenuta su quest’anno, l’Italia sul prossimo.
Per l’economia degli Stati Uniti le attese dell’istituzione di Washington sono state limate di 0,1 punti su quest’anno, al 2,6% di crescita, e confermate all’1,9% sul 2025. Il Fmi ha poi operato consistenti revisioni a rialzo sulle previsioni di crescita della Cina, 0,4 punti percentuali in più sia sul 2025, ora indicata al 5%, che sul 2025, al 4,5%. Il paese con la crescita più elevata tra le grandi economie globali resta l’India, con un 7% atteso quest’anno (alzata di 0,2 punti) e un 6,5% il prossimo, dato confermato.
Il mondo che verrà secondo il Fondo Monetario
Tra la fine del 2023 e l’inizio del 2024 i differenziali di crescita tra le maggiori economie globali si sono in qualche modo ridotti e l’attività in generale risulta meglio allineata con il potenziale dei Paesi. Il Fondo monetario internazionale rileva che l’inflazione nel settore dei servizi sta frenando i progressi generali sul rientro delle dinamiche dei prezzi verso i valori obiettivo, fattore che “sta complicando la normalizzazione della politica monetaria”. “I rischi al rialzo sull’inflazione sono aumentati, rendendo più elevata la prospettiva di tassi di interesse alti più a lungo in un contesto di tensioni sul commercio in aumento e accresciuta incertezza politica. Per gestire questi rischi e preservare la crescita – afferma il Fmi – il mix di misure politiche andrebbe sequenziato attentamente, per ristabilire e stabilità dei prezzi e ripristinare i ridotti margini di bilancio”.