Il boom del Rassemblement National di Marine Le Pen e Jordan Bardella al primo turno delle elezioni legislative francesi non ha scatenato un effetto-panico sui mercati finanziari.
Francia, i mercati reggono la prova del voto
La Francia ha conosciuto, nella giornata dell’1 luglio, la seconda più performante sessione tra le borse europee: Parigi ha segnato +1,4%, seconda dopo Milano al +1,7%. Le interpretazioni sono duplici. Si può pensare che la finanza francese abbia “festeggiato” lo stallo che non ha consegnato, almeno non per ora, la Francia all’ultradestra. O che sostanzialmente ci sia una quota di investitori che guadagna sulla volatilità. Ma un dato è certo: non è un semplice esito politico a spostare univocamente il sentiment dei mercati. I cui trend, ormai, si sedimentano nel tempo.
La borsa di Parigi, in sostanza, da tempo aveva scontato apertamente la possibile rottura che avrebbe causato, sul campo politico, la scelta di Emmanuel Macron di sciogliere l’Assemblea Nazionale dopo la disfatta elettorale delle Europee di Ensemble, la sua coalizione politica. Prova ne è stata la spinta al rialzo che lo spread tra i buoni del tesoro decennali francesi e i Bund tedeschi ha conosciuto da aprile a oggi, quando è avviato il decollo nei sondaggi del Rassemblement. Lo spread era salito del 50% prima delle europee, da 52 a 78 punti base, prima di conoscere a valle del voto una decrescita.
Niente Frexit all’orizzonte
In quest’ottica, dunque, il mantenimento di una corsa aperta a tre, tra sinistra, macronia e sovranisti, imporrà in molti casi una convergenza a toni più moderati. Popolari e centristi coalizzati nel “fronte repubblicano” dovranno mostrarsi capaci di governare per fare barriera al Rassemblement ai ballottaggi per i quasi 500 seggi ancora da assegnare all’Assemblea Nazionale, i lepenisti dovranno puntare a portare il giovane presidente del partito Bardella all’Hotel de Matignon come prossimo primo ministro cercando i voti del centrodestra moderato. E dunque frenando molto sul programma originario da 40 miliardi di euro che prevedeva, tra le altre cose, una campagna per battere cassa a Bruxelles.
“Le paure delle scorse settimane, tra cui il timore di una possibile Frexit o di politiche fiscali populiste che avrebbero potuto scatenare una crisi finanziaria simile a quella vissuta con Liz Truss, si sono dissipate, spingendo gli acquisti odierni. Le ricadute macroeconomiche sul resto d’Europa sembrano essere limitate”, commenta Gabriel Debach, Market Analyst di eToro, a proposito dello scenario francese.
In Francia dominerà l’incertezza
A Debach fa complemento l’analisi di Sandra Rhouma, European Economist di AllianceBernstein, per la quale la partita, a prescindere da chi governerà, sarà da guardare in prospettiva: “la politica francese si avvia verso un lungo periodo di incertezza. È chiaro che la decisione di Macron di indire le elezioni gli si è ritorta contro, e con ogni probabilità ha ormai perso il controllo dell’Eliseo, un controllo che si era già indebolito dal 2022. Con la prospettiva di un Parlamento sospeso o di una coabitazione, il panorama politico non può migliorare. Senza contare che il Presidente non potrà candidarsi per un terzo mandato nel 2027: in sostanza, la posizione in cui si trova è la più debole che abbia mai ricoperto”. ù
Del resto, ragionano gli investitori, non sono stati Le Pen e Bardella o il leader di sinistra radicale Jean-Luc Mélenchon a guidare il Paese messo sotto la lente della Commissione Ue per eccesso di deficit e a rischio procedura di infrazione, ma il moderato, liberale e europeista Macron. Per Parigi i mesi in arrivo saranno caotici a prescindere dal colore politico che dominerà l’Assemblea Nazionale. E da qui alle presidenziali 2027 sarà un lungo sgomitare per l’economia tanto quanto per la politica nazionale.