Perchè leggere questo articolo: Gedi, il gruppo editoriale di Repubblica e la Stampa di proprietà della famiglia Agnelli, chiude il 2023 con un passivo di 103 milioni di euro. Venduto il vendibile e tagliato il tagliabile, le speranze di rilancio risiedono nel digitale. E questo non può far dormire sonni sereni…
Una perdita netta di 103 milioni. E’ questa l’impietosa fotografia del 2023 di Gedi. Il gruppo editoriale di Repubblica e la Stampa, di proprietà Exor, ha chiuso l’ultimo anno con un importante rosso. Passivo reso ancora più preoccupante dal fatto che per arginare il dato il gruppo si è impegnato in cessioni e tagli decisamente significativi. Con la decisione di vendere la quasi totalità delle proprie testate locali (Gazzetta di Mantova, Il Mattino di Padova, La Tribuna di Treviso, La Nuova di Venezia e Mestre, Il Corriere delle Alpi di Belluno, Il Messaggero Veneto e Il Piccolo di Trieste) che ha contribuito a fare incassare al gruppo della famiglia Agnelli 43 milioni. Risorse che hanno reso il bilancio finale meno sanguinoso. Una strategia che naturalmente non appare replicabile anche nel 2024.
Gedi: non c’è più altro da tagliare
Il bilancio è stato comunicato da Exor alla Sec americana. E certifica quello che molti avevano già previsto: il segno “più” del 2022, con due milioni di attivo a fine esercizio che avevano spezzato un trend negativo iniziato dal 2016, era stato un fuoco di paglia figlio di circostanze piuttosto eccezionali. Come il taglio del costo del personale e la cessione de L’Espresso e la Nuova Sardegna. Ora, per quanto riguarda i quotidiani, rimangono solo Repubblica e La Stampa. Con una struttura che appare difficile limare ulteriormente. E per giunta già ampiamente sul piede di guerra come dimostra la controversa vicenda delle 100mila copie dell’inserto di Repubblica, Affari&Finanza, mandate al macero dal direttore Maurizio Molinari.
Le speranze di Elkann risiedono nel digitale
Nella lettera che ha inviato agli azionisti per accompagnare il bilancio 2023, l’ad di Exor John Elkann si aggrappa di fatto a un dato: l’incremento del 50% nel 2023 del numero di abbonati digitali, sulla scia di una crescita a doppia cifra ogni anno. “I ricavi digitali sono ora superiori a 125 milioni, ovvero il 26% dei ricavi totali”, ha scritto.
Repubblica e la Stampa: i numeri del declino
Un incremento che da solo non appare tuttavia sufficiente ad arginare una flessione cronica. E comune a tutte le testate, va detto. Rispetto ad un anno fa, secondo i dati di diffusione Ads relativi a febbraio 2024, Repubblica ha perso un 10% e vende mediamente, tra cartaceo e digitale, 92.802 copie. Peggio ha fatto la Stampa, che ha perso il 14% e vende 65.806 copie. Tre anni fa, riporta il Post, le vendite di Repubblica erano 152.180 copie e della Stampa 96.621. Ironia della sorte, nell’ultimo mese rilevato le edizioni digitali vendute da Repubblica e la Stampa sono persino calate: meno 101 per Repubblica, che si attesta a 23.982 copie digitali mediamente vendute giornalmente. E meno 313 per la Stampa, con 8.169 copie digitali vendute. Il futuro resta decisamente incerto.