Sanzionato dall’Ue il 28 febbraio scorso “per aver sostenuto materialmente la destabilizzazione dell’Ucraina», punito anche da Stati Uniti e Regno Unito, Igor Sechin non ha subito nessun provvedimento in Italia. Il suo yacht “Vero Amore” è stato invece sequestrato nei cantieri navali francesi in cui si trovava per opere di manutenzione. Eppure Sechin, ex spia del Kgb, è il secondo uomo più potente di Russia, fedelissimo di Putin sin dagli anni Novanta. Ed è ricchissimo essendo amministratore delegato del colosso petrolifero di Stato Rosneft. Si stima che il suo patrimonio arrivi a toccare i 2,5 miliardi.
Le accuse di Bruxelles
Bruxelles lo accusa di essere “tra le persone della cerchia di Putin che ricevono profitti e importanti incarichi in cambio di subordinazione e fedeltà” ma anche di aver “attivamente sostenuto, materialmente o finanziariamente, i decisori russi responsabili dell’annessione della Crimea e della destabilizzazione dell’Ucraina, traendo vantaggio dagli stessi”.
I legami con il Forum Italia-Russia
Ma in Italia Sechin, soprannominato Dart Fener per la sua ferocia, non è stato toccato. I suoi legami con l’Italia sono molto stretti. Sechin è una figura di riferimento del Forum Italia-Russia, convegno organizzato dall’Associazione Conoscere Eurasia che ogni anno riunisce a Verona imprenditori, politici e diplomatici russi e italiani.
Gli affari con Pirelli
Ma soprattutto l’oligarca è entrato nella scenario economico e di potere italiano il 24 maggio 2014 quando, al Forum Economico di San Pietroburgo, ha firmato un accordo con l’amministratore delegato di Pirelli, Marco Tronchetti Provera. Rosneft, attraverso una sua società, ha acquistato una quota che corrisponde alla fine al 13% delle azioni della multinazionale italiana. Costo dell’operazione pari a 552,7 milioni di euro. Sechin è entrato come amministratore indipendente nel consiglio di amministrazione di Pirelli dove è rimasto fino al 2016. L’accordo è stato siglato due mesi dopo l’occupazione della Crimea da parte della Russia, una mossa che ha poi portato l’Ue e gli Stati Uniti a sanzionare l’azienda di Sechin.
Per Pirelli – come ha ricostruito l’inchiesta internazionale OpenLux – non c’è stato, però, alcun problema perché l’ingresso della società petrolifera in Pirelli non è passato dalla Russia ma da una società lussemburghese scelta dal colosso petrolifero: Long Term Investments Luxembourg, società comunque originaria di Mosca. Adesso, dopo l’ingresso dei cinesi, soci di maggior rilievo nella società milanese, la quota riconducibile agli investitori russi è scesa al 6.2%, di cui solo l’1.82% direttamente in mano alla ex Long Term Investments Luxembourg.
Pirelli non si ferma in Russia
Ma Sechin non è l’unico amico stretto di Tronchetti Provera in Russia. L’ad di Pirelli – che nel 2021, secondo i conti preliminari presentati lo scorso 24 febbraio, si è quasi triplicato lo stipendio – ha come socia russo l’azienda Rostec, gestita da Sergey Chemezov. Anche lui un ex spia del KGB, anche lui fedelissimo di Putin. E perciò considerato “impresentabile” alla luce del conflitto. È sanzionato dagli Stati Uniti dal 2014, anno dell’invasione russa della Crimea. La stessa Rostec, poi, è sotto sanzioni sia europee che americane.
Ma Pirelli ha nuovamente e prontamente trovato il modo di aggirare l’ostacolo. Come ha raccontato Gianluca Paolucci dalle pagine de La Stampa, Pirelli avrà un nuovo partner in Russia, la NIIR, una società di componenti per la difesa – che produce anche pneumatici per veicoli militari – non sanzionata ma comunque parte del gruppo Rostec che la controlla al cento per cento. Il cerchio si chiude.
E Tronchetti Provera continua a fare i suoi affari in Russia dove possiede uno stabilimento di pneumatici nella città di Voronezh.