Perché leggere questo articolo: Il rientro della volatilità fa bruciare miliardi agli scommettitori, che risultano sconfitti. Vediamo cosa succede alle borse. E perché l’Italia brilla per stabilità. Il commento dell’analista Christophe Grosset per True News: “la volatilità sul mercato è un forte indice del sentiment degli investitori”
L’inflazione decresce in tutto il mondo, le borse rimbalzano sulla scia di trimestrali positive, il 2023 va in conclusione con una maggiore serenità sui mercati e tra le due sponde dell’Atlantico a perdere in borsa è chi aveva puntato speculativamente per un ulteriore ribasso dei mercati. Lo short squeeze in corso da inizio settimana, secondo il Financial Times, ha spremuto tra Europa e Stati Uniti 43 miliardi di dollari dai mercati nelle puntate di chi si era posizionato “corto”. Puntando, cioè, la vendita di azioni o titoli a un prezzo rivelatosi poi inferiore ai valori previsti degli stessi alla scadenza del periodo delle trimestrali.
Gli scommettitori? Sconfitti dal recupero delle borse
A travolgere le scommesse il combinato disposto tra calo dell’inflazione e fine della fase più dura della stretta monetaria. “I venditori allo scoperto, molti dei quali avevano costruito scommesse contro le società esposte a costi di finanziamento più elevati nell’ultimo anno circa, sono stati colti di sorpresa da un rimbalzo dei titoli considerati di qualità minore”, ricorda il Ft. Negli Usa l’S&P500, l’indice di maggior peso, sta vivendo il miglior mese da luglio 2022.
In Italia Piazza Affari è rimbalzata di oltre il 6% dopo alcuni mesi difficoltosi. Stesso discorso per il Cac40 di Parigi. Tiene, in verde, anche il Ftse100 di Londra, meno brillante ma comunque al +1,44% nonostante un autunno rovente nel Regno Unito tra crisi politica e caos economico.
Chi sono gli sconfitti del ritorno alla normalità
Insomma, tempi di vacche magre per chi aveva fatto puntate ribassiste. In Inghilterra la banca Barclays calcola un indice per segnalare i titoli soggetti al maggior numero di puntate ribassiste (short). Ebbene, questo indice è salito del 9% a novembre, una crescita mensile che non si vedeva da dieci anni. Ai massimi dai dodici mesi l’americano Very Important Short Position di Goldman Sachs. Breakout Point ha indicato i nomi di alcuni grandi sconfitti di questa fase: Samlyn Capital, Balyasny e Arrowstreet Capital, tre hedge fund che avevano ampiamente puntato per la recessione borsistica di titoli del settore tecnologico, sanitario e dei beni di consumo discrezionali. Le perdite complessive di questi attori saranno calcolabili solo a consuntivo.
Tra i grandi sconfitti anche il fondo Muddy Waters, la cui scommessa contro la tedesca CPI Property Group non è riuscita. CPI, per esempio, nella giornata del 21 novembre in borsa ha rimbalzato fino a un rialzo del 2,8% dopo essere scesa fino al 6,2% a seguito dell’annuncio di Muddy Waters di aver scommesso contro il credito del proprietario commerciale con sede tra la Germania e il Lussemburgo.
I “perdenti” di oggi sono i vincitori di altre fasi convulse per l’economia globale. La vita del fondo d’investimento speculativo è un’altalena di successi e disfatte. Questa fase è una di quelle caratterizzate da uno shock negativo e inaspettato, che però chi vive al limite tra scommesse ad alta leva e inseguimento di marginalità alte non può non mettere in conto. Alcuni Paesi hanno di recente, a causa dell’alta volatilità, messo al bando le vendite allo scoperto. La Corea del Sud ha ad esempio promosso un duro divieto, entrato in vigore il 6 novembre e destinato a durare fino a giugno 2024, per fermare le vendite allo scoperto sui mercati di Seul nella fase che porterà il Paese verso le elezioni di aprile.
L’Italia è meno soggetta alla destabilizzazione
In ogni caso, lo sviluppo di queste dinamiche in tutto il mondo mostra un chiaro trend di superamento della volatilità del sistema. Come ci segnala, a proposito della situazione attuale, Christophe Grosset, European Sales Director di Spectrum Markets, “la volatilità sul mercato è un forte indice del sentiment degli investitori”. Commentando le dinamiche in corso, Grosset ricorda che “nel corso di quest’anno si è registrata una volatilità piuttosto contenuta sia nello Eurostoxx (sotto i 20 punti) che nel Ftse Mib (intorno ai 21, in media). Al di là di alcuni picchi transitori, in corrispondenza del mese di marzo e a metà ottobre, infatti, la volatilità si è mantenuta a livelli bassi, indicando la convinzione del mercato che non fosse in previsione una forte correzione”.
In Italia non si stanno ad oggi verificando casi di short squeeze destinati a produrre shock sistemici. La maggior parte delle manovre finanziarie, infatti, riguarda settori come quello bancario (vedasi Monte dei Paschi di Siena) in cui le manovre sono graduali e ben regolamentate. E sui quali è impossibile pensare a manovre a leva che puntino sul rischio di tracollo di un titolo non identificabili ex ante da decisori e regolatori. Il Paese gode del trend generale di maggiore stabilizzazione dei mercati globali. E può evitare sia gli shock maggiori della volatilità internazionale, nelle fasi di picco, che quelli del crollo dei fondi speculativi nei momenti di correzione. Risultando, in questa fase, sostanzialmente stabile. Un dato di fatto che è già una notizia.