Passano gli anni e i cicli economici, ma Goldman Sachs resta. Ed è un dato indicativo. In tempi complessi per l’economia americana, la banca di Lower Manhattan è un termometro per la stabilità del sistema: dalle parti del 200 di West Street si fanno tanti più affari quanto più è l’economia a stelle e strisce, e non solo, a fare affari. E in questa fase Goldman Sachs si è mossa attivamente su tanti dossier. Il risultato? Utili a 3 miliardi di dollari nell’ultimo trimestre, +150% anno su anno rispetto agli 1,2 del periodo aprile-giugno 2023, boom del risultato dei trader obbligazionari e azionari del gruppo guidato da David Solomon.
Cosa spinge gli affari della banca
A spingere Goldman Sachs il sostegno a operazioni come il maxi-deal energetico di Exxon, che ha comprato Pioneer per 60 miliardi di dollari in un affare sostenuto anche da Warren Buffett per rilanciare la corsa a “Re Petrolio”. Ma non solo di grandi deal vive Goldman Sachs. Lo ricorda il Financial Times, spiegando che per la banca d’affari di New York “i ricavi dal trading a reddito fisso sono aumentati del 17 percento a 3,2 miliardi di dollari, mentre Goldman ha guadagnato 3,2 miliardi di dollari anche dal trading azionario, in aumento del 7 percento rispetto all’anno precedente”.
Su entrambi fronti sconfitti i pronostici degli analisti. Goldman nel trimestre trasforma in utile circa un quarto dei ricavi operativi, che nel periodo primaverile su base annua hanno fatto un balzo in avanti del 17%, toccando quota 12,7 miliardi di dollari, 300 milioni oltre il consenso degli analisti. Risulta curioso che la Fed abbia imposto in questi giorni di aumentare la detenzione di risorse da parte di Goldman per assicurare i suoi capitali e depositi, prevedendo la prospettiva di perdite fino a 40 miliardi di dollari da alcuni prestiti in casi estremi di crisi economica.
Goldman non è sola
Goldman è la punta di diamante di un dispositivo di crescita che vedrà, secondo le stime di Bloomberg, i ricavi dei principali gruppi d’affari a stelle e strisce espandere i propri ricavi mediamente del 30% nel trimestre in corso. A Goldman, nell’elenco del gotha americano, si aggiungono JPMorgan Chase, Morgan Stanley, Bank of America e Citigroup. A far correre i deal contribuiscono diversi fattori, tra cui la presenza di grandi quantità di capitali chiamate a impegnarsi nella nuova frontiera dell’intelligenza artificiale, ove la priorità oggigiorno è la messa a terra di imponenti finanziamenti volti a far correre la redditività del settore.
Gli Usa si dimostrano capaci di mantenere la priorità e il timone di questo settore, cavalcando anche in tempi incerti la diffusione dei capitali. Il nodo principale, per l’America, sta nella distribuzione e nella possibilità di accedere alla ricchezza. Non tanto, o non ancora, nella capacità di generarla. Vale per la finanza, per l’innovazione e per altri settori di punta. Di cui Goldman Sachs continua a essere polmone finanziario.