Perché leggere questo articolo? L’Antitrust avvia un’indagine sui libri scolastici. Un mercato da un miliardo di euro, per circa sette milioni di studenti, con qualche stortura.
E’ la settimana del rientro a scuola per sette milioni di studenti italiani. Quel periodo dell’anno che per milioni di famiglie significa una cosa sola: salasso economico. Uno studio di Federconsumatori ha calcolato una spesa media per di circa 600 euro a studente. Gran parte dell’esborso è causato da una voce di spesa: quella per i libri scolastici. Per vederci chiaro l’Antitrust ha avviato un’indagine sull’editoria scolastica.
L’indagine dell’Antitrust sui libri scolastici
L‘Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha avviato un’indagine conoscitiva sui mercati dell’editoria scolastica in Italia che comprende anche le pubblicazioni e gli ausili destinati a studenti e a docenti della scuola primaria e secondaria di primo e secondo grado. Dopo tante polemiche e contestazioni l’Antitrust ha finalmente deciso di avviare un’istruttoria. Sotto la lente di ingrandimento i prezzi e il mercato dei libri scolastici che fanno infuriare le famiglie con figli studenti.
Dall’Antitrust fanno sapere che si intende “approfondire le dinamiche concorrenziali dei mercati interessati e una serie di criticità oggetto di ricorrente considerazione pubblica, come l’andamento dei prezzi, le modifiche frequenti delle edizioni, le difficoltà di approvvigionamento e delle modalità di distribuzione. Insomma, si dovrà comprendere se corrispondono al vero le accuse rivolte, nelle scorse settimane, da consumatori e famiglie al sistema scuola-editoria legato alla necessità di procurarsi libri di nuova edizione a fronte di modifiche minime dei testi.
Un mercato da un miliardo di euro
Studenti, associazioni e sindacati denunciano gli aumenti. Secondo la Rete degli Studenti Lazio, la Cgil e la Flc Cgil Roma si tratta del 12% in più rispetto al 2023 e del +23,4% in quattro anni. Secondo l’Osservatorio nazionale Federconsumatori, il rincaro medio sul corredo scolastico è del 6,6% e sui libri di testo del 18%. L’editoria scolastica in Italia – ricorda l’Authority – è considerevole sotto vari profili. Infatti, oltre all’obiettiva rilevanza economica delle attività interessate, pari a circa un miliardo di euro l’anno, è noto l’impatto “stagionale” del reperimento dei libri per i consumatori, ovvero circa 7 milioni di studenti e le loro famiglie, e il coinvolgimento professionale di quasi un milione di docenti.
I libri scolastici, come ricorda un articolo di Marco Gambaro sul Foglio, rappresentano un quarto dell’intero mercato editoriale. E’ di gran lunga uno dei settori più profittevoli del mercato dei libri in Italia. Un’industria che lavora su un numero limitato di titoli – poco più di 4mila – con tirature mediamente più elevate degli altri generi. E con costi decisamente elevati.
Tre editori controllano l’intero settore
A determinare il costo alto dei libri scolastici è anche un fattore di natura economica. Si tratta di un settore molto particolare, in cui la legge della domanda e dell’offerta non ha un particolare effetto sui prezzi. I libri di testo li scelgono infatti i professori e gli insegnanti, li pagano, fatta eccezione per le scuole elementari, i genitori degli studenti, ma li usano i ragazzi. Tre editori inoltre controllano il 70% del mercato – Mondadori, Zanichelli e Sanoma.
“C’è una netta separazione tra chi decide l’acquisto (i professori), chi paga (i genitori salvo nelle elementari) e chi usa il prodotto (gli studenti)” scrive Gambaro. Una volta che il libro viene adottato quel mercato diventa di fatto un monopolio, per l’assenza di prodotti sostitutivi, e chi decide le adozioni non necessariamente è sensibile al prezzo. Nel mercato dei libri scolastici l’usato è sempre più ostacolato dalle politiche di “innovazione” del prodotto attuate dagli editori. Le continue edizioni aggiornate rendono di fatto insostituibili i libri.
Le scuole non possono comprare i libri
In Italia, a differenza di altri Paesi, le scuole non possono acquistare i libri scolastici in modo centralizzato. Soluzione che eviterebbe i costi di distribuzione e aumenterebbe il potere contrattuale. In Italia i librai si sono opposti, come forma di sostegno pubblico alle librerie per far loro conquistare nuovi clienti. L’idea avrebbe funzionato se le scuole avessero deciso le adozioni nella primavera precedente e gli acquisti di libri si fossero distribuiti su diversi mesi, dando occasione alle famiglie di curiosare nelle librerie e magari di prendere qualche libro non scolastico. Di fatto, da sempre si ripete lo scenario per cui genitori e studenti arrivano a settembre per affollare librerie che devono creare con reparti dedicati con grandi file. Da tempo ormai il ripiego è l’acquisto online su Amazon o siti delle case editrici.