“Non credo che potremo tirare fuori soldi cash ogni trimestre per le bollette”. Così parlava lo scorso 18 gennaio il ministro per la Transizione ecologica, Roberto Cingolani, lanciando l’allarme sulla “bolletta” salatissima per lo Stato e annunciando le misure di contenimento. Sarà. Ma il “Decreto Energia” emanato dal Presidente della Repubblica l’1 di marzo fotografa la voragine “cash” che attende l’Italia nel 2022. Tre miliardi di euro per azzerare gli oneri di sistema in bolletta solo nel secondo trimestre 2022, sia che si tratti di utenze domestiche, non, in bassa tensione o altissima come gli impianti di illuminazione pubblica o quelli di ricarica per veicoli elettrici.
Aliquote ridotte, bonus e contributi straordinari
Portare l’Iva al 5% per le somministrazioni di gas metano nei mesi di aprile, maggio e giugno costerà allo Stato 593,8 milioni di euro. Altri 250 milioni per contenere gli aumenti di prezzo riducendo le aliquote sugli oneri generali per il settore gas. La somma dei diversi contributi straordinari, sotto forma di crediti d’imposta per le imprese energivore o a forte consumo di gas naturale, dà la bellezza di un miliardo e 222 milioni. Altri 80 milioni di euro andranno al settore degli autotrasporti.
Bonus sociale energia: quanto costa
E poi c’è il “bonus sociale” per elettricità e gas. Stimato in 400 milioni di euro per il secondo trimestre dell’anno. Ma a preoccupare – anche perché la misura tocca la carne viva delle famiglie in povertà ed è già di per sé sentore di un malessere diffuso – è il trend nel tempo: è il principale strumento di tutela per le famiglie in condizioni di disagio economico nel settore energetico. Viene pagato dai clienti energia nella componente cosiddetta “CCI” (commercializzazione all’ingrosso) degli oneri generali di sistema, nonostante l’Autorità per le Reti e l’Energia (Arera), e non solo, da anni sostiene che trattandosi di politica sociale e welfare dovrebbe essere finanziato con forme di fiscalità generale e non dalle bollette.
Cos’è e quando nasce il “bonus sociale”
Il “bonus sociale”, nato nel 2008, costava 257 milioni di euro nel 2020. Arriverà a 1,9 miliardi a fine 2022 secondo le stime di Arera. Che è precisamente la cifra ricavata l’anno scorso utilizzando una parte del gettito allo stato Stato derivante dalle aste dei permessi di emissione di anidride carbonica. Ma il 2021 è stato anche l’anno dell’aumento record per il “bonus sociale”. Con 2,5 milioni di famiglie che beneficiano di quello “elettrico” e 1,5 milioni per quello “gas”, contro le 700mila famiglie degli anni precedenti.
Dl Energia e potenziamento dei bonus
Il motivo principale della crescita monstre? Il riconoscimento automatico delle agevolazioni, in vigore dal 2021, che si basa sullo scambio di informazioni fra l’Isee che risulta all’Inps e il Sistema Informativo Integrato (SII) gestito da Acquirente Unico, società pubblica che ha il compito di garantire la fornitura di energia elettrica ai clienti che non hanno ancora scelto un fornitore sul mercato libero: circa 12 milioni di famiglie (e 1,7 milioni di imprese). Caratterizzate da condizioni di difficoltà legate al basso reddito – esplose in pandemia –, condizioni di salute spesso critiche ed età avanzata che impedisce anche solo di informarsi o scegliere una determinata offerta comprandola con le altre su internet.
Il potenziamento dei bonus nell’ultimo Dl Energia del Governo (e in realtà già predisposto a fine dicembre in Finanziaria) per impedire che inflazione e aumento del prezzo delle materie prime distruggano le capacità economiche di queste famiglie è già costato nel primo trimestre in media 600 euro per ciascuna di loro: 200 euro per l’elettricità (famiglia con 3-4 componenti) e 400 euro per il gas (famiglia fino a 4 componenti). Hanno diritto ai bonus per disagio economico i nuclei familiari con Isee entro la soglia di 8.265 euro per la generalità delle famiglie e di 20mila euro per le famiglie con oltre 4 figli a carico.