La nuova ondata migratoria dall’Ucraina rischia di presentare gli stessi problemi di sempre. Altro che umanità e assistenza: l’accoglienza può trasformarsi in occasioni di business da parte dei “caronti” sciacalli e dei centri di accoglienza.
Il business dei “caronti”
Gli sciacalli hanno trovato il modo di marciare sui profughi in fuga dalla guerra durante il viaggio di trasporto. Fabio Prevedello è il presidente dell’Associazione Europea Ucraina-Italia Maidan. Dopo un un viaggio per portare viveri in territorio di guerra, descrive a true-news.it scenari turpi: “Purtroppo, in situazioni di guerra, gli sciacalli ci sono sempre stati e ci saranno sempre. Sono di varia nazionalità: polacchi, russi e anche italiani. Si presentano come incaricati o persone autorizzate e si offrono di dare passaggi alle persone in fuga dalla guerra. Chiedono 50, 100 o 200 euro per arrivare alla stazione o all’aeroporto più vicini”.
Ma ci sono stati casi anche più eclatanti. “Ad alcune persone – continua Prevedello – sono stati chiesti anche 500 euro. Anche ai neonati. Una conoscente ucraina, che si trovava a Medica, alla frontiera polacca, mi ha riferito che uno di questi traghettatori ha chiesto 100 euro per la sorella, 100 euro per il bambino di 12 anni, che era con lei, e 100 per il neonato soltanto per un passaggio in auto, della durata di 15 minuti”. Chi fugge dalla guerra, disperato, accetta queste condizioni senza pensarci. “Pagano perché pensano che funzioni così, perchè questi “squali” si mettono tra le organizzazioni di volontariato e i doganieri. Il profugo arriva, è convinto di essere salvo in Europa, e incontra queste persone che, masticando un po’ l’ucraino, si spacciano come inviate dal governo polacco“, conclude Prevedello.
Il presidente dell’Associazione Europea Ucraina-Italia Maidan rivolge un appello alle forze dell’ordine italiane: “Chiediamo che assistano la polizia polacca, già oberata di lavoro, nei luoghi dove si concentrano i profughi, affinché riescano a fermare questi delinquenti”.
I tempi lunghi dello Stato
Il Governo ha già approvato due decreti per gestire l’arrivo dei profughi ucraini che, ad oggi, stando a un tweet del Viminale, sono 71.940. Si tratta di 37.082 donne, 6.661 uomini e 28.197 minori. ll 25 febbraio, poche ore dopo l’attacco di Putin all’Ucraina, il Governo aveva stanziato il primo decreto da 54 milioni di euro che dispone l’attivazione di 5 mila nuovi posti nei Circuiti di assistenza straordinaria (Cas) gestiti dalle prefetture, e 3 mila posti nel Sistema di accoglienza e integrazione (Sai), in capo agli enti locali.
I Cas offrono solamente vitto e alloggio e possono essere una soluzione temporanea e rapida per i profughi. Diverso il discorso per il Sai la cui offerta di servizi è più ampia – corsi di lingua, assistenza legale, inserimento lavorativo e abitativo – ma richiede tempi più lunghi. Il Viminale ha aperto il bando il 17 marzo e i Comuni interessati potranno presentare domanda entro il 19 aprile. L’Ispi, Istituto per gli studi di politica internazionale, ha messo in conto un totale di 2,5 miliardi di euro a carico dell’Italia soltanto per i primi 256.932 migranti che arriveranno. Secondo le prime stime, il costo giornaliero di ogni rifugiato potrebbe ammontare a circa 35 euro, compreso il rimborso a famiglie o strutture ospitanti.
Le “opportunità” dei centri di accoglienza
Ma non si sa ancora chi gestirà queste somme. E c’è il serio rischio che possano essere maneggiate da organizzazioni criminali o da impavidi sciacalli. Nel frattempo sono le associazioni del terzo settore, come Refugees Welcome, a coprire i buchi e le momentanee inadempienze del Governo. A Milano, sono attivi i volontari del Cantiere che, come raccontato a Fanpage dalla volontaria Salam Tesfai, “stanno provando ad accogliere i profughi all’interno dello Spazio di Mutuo Soccorso”. Ma – aggiunge – “i punti di criticità sono molteplici a cominciare dalla scarsa qualità dei centri di accoglienza, spesso in condizioni precarie ed i gestori spesso pensano sempre alla dinamica di business piuttosto che quella dell’accoglienza”.
Padova e Tuendelee
A Padova, invece, si occuperà del servizio di accoglienza anche la cooperativa Tuendelee che, assieme a altre 8 società, dovrà garantire un posto letto ma anche la mediazione linguistica, corsi d’italiano, l’assistenza psicologica e legale, la possibilità di accompagnarli in questura per la protezione internazionale e la prima assistenza sanitaria. Tuendelee, che in lingua swahili “tuendelee” significa “camminiamo insieme con gioia”, è nata da un’operazione di scissione de La cooperativa Eco-officina, poi Edeco e infine Per voi cooperativa sociale. Imprese tristemente note per essere il volto nero dell’accoglienza.
La cooperativa, secondo le indagini delle Procure di Padova e Venezia, avrebbe lasciato gli ospiti in condizioni igienico-sanitarie “vergognose”. Il sistema Edeco colpiva anche l’hub di San Siro di Bagnoli: come riportava nel 2018 Il Mattino di Padova, citando le carte della procura padovana, la coop avrebbe apposto centinaia di firme false sul registro dell’hub per dichiarare la presenza di fantomatici migranti. E così guadagnare più soldi. Tanto da raggiungere un fatturato di 10 milioni di euro nel 2015. Sono ancora sotto processo, tra gli altri complici del “sistema accoglienza”, Simone Borile, di Battaglia Terme, socio volontario di Ecofficina, la moglie Sara Felpati, vicepresidente di Ecofficina e la direttrice di Edeco, Annalisa Carraro, rinviata a giudizio dal gup di Venezia, Francesca Zancan, accusata di truffa e frode nell’esecuzione del contratto siglato con lo Stato per la gestione del Cas di Cona: avrebbe fatto lavorare nel Centro meno dipendenti di quanti erano previsti dal contratto.. La Carraro, però, non è rimasta ferma e compare ora come vice-presidente di Ekene e di Tuendelee, quest’ultima tra le cooperative a cui è stata affidata – come riporta sempre Il Mattino – la gestione per i profughi ucraini. Con la speranza che non vengano rimesse in atto le stesse presunte illecite pratiche di gestione.