Perché questo articolo potrebbe interessarti? Accordo dopo accordo la Cina sta gradualmente internazionalizzando la sua valuta. Lo yuan è sempre più usato negli scambi commerciali tra i Paesi in via di sviluppo. I riflettori, di conseguenza, sono puntati sul dollaro. Il futuro del biglietto verde come moneta di riferimento globale è in discussione. Ora più che mai.
“Non esiste un qui ed ora della fine del dollaro rispetto ad un’altra valuta. C’è, semmai, un processo in itinere, che ha subito un’accelerazione in seguito allo scoppio della guerra in Ucraina. In un simile contesto lo yuan (la moneta cinese ndr), sta giocando un ruolo da protagonista. Però non c’è nessuna intenzione da parte della Cina di sostituire il dollaro tout court, creando un modello analogo ma alternativo a quello esistente. Al contrario, sta gradualmente prendendo forma un sistema non più incentrato sulla sola moneta statunitense“.
È questo, in estrema sintesi, lo scenario ricostruito a True-news da Fabio Massimo Parenti, Associate Professor di economia politica internazionale. Uno scenario complesso, in continua trasformazione, attraversato da dinamiche accelerate dalle recenti tensioni internazionali.
Il dollaro, dunque, non sparirà, come per magia, da un momento all’altro. Se le attuali tendenze dovessero consolidarsi, il biglietto verde dovrà fare i conti con un sistema valutario alternativo. Che coinvolgerà sempre più Paesi, per lo più in via di sviluppo, e più valute. Con lo yuan a fare da capofila.
“La dedollarizzazione accelererà. Emergerà un mondo di valute multipolari e, in futuro, una nuova banca centrale globale e una nuova valuta internazionale, possibilmente digitale, basata su oro e materie prime”, ha dichiarato a True-news Mick Dunford, Professor of Economic Geography presso il Centre for Global Political Economy della University of Sussex. “Lo yuan è sempre più un mezzo di scambio accettabile e una riserva di valore. Questo gli aprirà sempre più la strada per diventare una valuta mondiale significativa (in un ordine di valuta multipolare). Il ruolo del dollaro nel commercio internazionale, nelle riserve internazionali, nei flussi di capitale e nel prezzo del debito, invece, diminuirà man mano che il mondo si muoverà verso un mondo valutario multipolare. E forse verso due grandi blocchi valutari (con uno centrato sul dollaro e zona euro)”, ha ipotizzato lo stesso Dunford.
Dollaro contro yuan?
La supremazia del dollaro ha subito, nel corso degli anni, diverse critiche. Intanto, il fatto di avere una sola valuta di riferimento nei mercati internazionali, con un netto predominio negli scambi commerciali, nelle riserve e negli asset, ha creato non pochi squilibri geopolitici. Dopo di che, la possibilità di “militarizzare” la moneta Usa, utilizzandola come leva di pressione e ricatto, ha fatto il resto. Il risultato è che, quei Paesi un tempo costretti a sognare il biglietto verde, oggi sono in prima fila, intenti a creare un mercato valutario più equilibrato.
“Ci sono vari passaggi, avvenuti in maniera graduale, che hanno già intaccato la supremazia del dollaro. Tanti Paesi, penso a quelli che hanno subito la “trappola del dollaro”, si sono organizzati per trovare alternative. Poi c’è lo yuan, la valuta cinese, riconosciuta nel paniere del Fondo Monetario Internazionale dal 2016, che sta conquistando terreno”, ha aggiunto Parenti.
La moneta cinese, conosciuta anche come renminbi, ha attraversato varie fasi. È prima diventata parzialmente convertibile, tra il 2010 e il 2011, per poi andare incontro ad un aumento della circolazione a livello internazionale. Infine è diventata la valuta utilizzata in alcuni scambi commerciali tra la Cina e vari partner, dal Brasile al Venezuela, dal Pakistan alla Russia.
Detto altrimenti, significa che un blocco di nazioni alternativo all’Occidente – formato da Stati in via di sviluppo e dotati di popolazioni immense – sta gradualmente smettendo di impiegare il dollaro durante i rispettivi scambi commerciali.
“Attualmente si registrano rapidi aumenti del regolamento commerciale bilaterale internazionale in valute nazionali (Russia-Cina-Iran-Arabia Saudita-India-Brasile-Kenya-Indonesia-ASEAN) . Troviamo anche iniziative volte a garantire la presenza reciproca delle istituzioni finanziarie nazionali in coppie di Paesi che rappresentano quote molto ampie del commercio mondiale. Poiché questa tendenza abbraccia gas e petrolio, il petrodollaro su cui si fonda l’egemonia statunitense è minacciato”, ha sottolineato, ancora, Dunford.
Un ordine monetario alternativo?
Negli ultimi mesi, la Banca centrale cinese ha registrato in un Report transazioni in yuan per 6,1 migliaia di miliardi di dollari nel 2022. Si tratta di un aumento del 15% rispetto al 2021. In ogni caso, come detto, la Cina non intende soppiantare il dollaro creando un ordine monetario alternativo.
“Non è questo il modello perseguito. Perché una simile responsabilità, intanto, non è sostenibile. Poi ci sono logiche differenti, visto che la Cina sposa la multipolarità. Proporre un sistema speculare a quello del dollaro, ma con lo yuan al centro, darebbe poi troppo potere ad un solo Paese”, ha precisato Parenti.
Nel frattempo, l’internazionalizzazione dello yuan procede. Secondo gli ultimi dati FMI, le riserve delle banche centrali sono composte per il 58,36% da dollari, per il 20,47% da euro e solo per il 2,69% da yuan. La valuta cinese ha ancora molta strada da fare prima di farsi portavoce di un sistema valutario alternativo a quello incentrato sul biglietto verde.
Previsioni future
In un report Credit Suisse si legge che, in vista del futuro, non sembrano esserci candidati in grado di sostituire il dollaro come moneta di riferimento. “Né l’euro né il renminbi possono essere considerati monete alternative egemoni”, mentre la creazione di una “moneta globale” resta “un’utopia che necessiterebbe di un ambiente geopolitico fortemente collaborativo”. E l’Euro? La moneta europea rappresenta circa il 20% delle riserve globali, ed è seconda alle spalle del dollaro e davanti allo yuan.
È però probabile, conclude il paper, che possa emergere, in maniera graduale, “un nuovo sistema monetario” maggiormente orientato alla “multipolarità“, in seguito all’aumento del commercio bilaterale di molti Paesi. La sensazione è che il dollaro resterà la valuta primaria fino a quando il renminbi non sarà una valuta interamente convertibile.
“Non bisogna concentrarsi sulla “fine del dollaro” – ha concluso Parenti – ma sui processi che potrebbero portare questa valuta a diventare una tra le tante, fortemente ridimensionata, perché non più accettata a causa dell’uso politico che ne è stato fatto. Le decisioni globali, anche quelle economiche e finanziarie, saranno prese in un sistema senza che un unico Paese possa bloccare o dominare le dinamiche globali. Dalla guerra russo-ucraina in poi, questo processo è andato incontro ad un’accelerazione”. Vedremo, allora, che cosa accadrà da qui ai prossimi anni.