Perché leggere questo libro? In settimana sono stati presentati i 12 libri finalisti del Premio Strega. Che sommati sfiorano a malapena le 100mila copie vendute
Hanno annunciato la dozzina dei finalisti del Premio Strega? E chissenefrega, risposero in coro gli italiani. Questo almeno a giudicare dal numero di copie vendute dai 12 libri che si ipotizzano essere i migliori usciti in Italia nell’anno. Ecco, in questo sciagurato e bisestile 2024 la dozzina candidata allo Strega assomma – nel senso di tutti insieme fanno – a mala pena centomila copie vendute. Abbiamo la conferma: l’Italia è un paese di vecchi, ma non di lettori. Almeno non dei libri che vanno al Premio Strega.
Premio Strega: 12 nessuno e centomila (copie, a mala pena)
Ricapitolando, poco dopo l’annuncio dei 12 titoli candidati alla finalissima dello Strega del prossimo luglio, i sociali si sono sbizzarriti. Riccardo Cavallero, fondatore della casa editrice Sem – in orbita Feltrinelli – ha pubblicato i dati di vendita dei suddetti 12 titoli alla data del 31/03/2024. Apriti cielo! Ne è emerso un quadro desolante in termini numerici. Tolti i primi tre classificati per vendite – L’età fragile di Donatella di Pietrantonio (53mila copie); Cose che non si raccontano di Antonella Lattanzi (19mila); e Chi dice e chi tace di Chiara Valerio (17mila copie) – verrebbe da scomodare un romanzo che non vinse particolari premi ma che è entrato nell’immaginario collettivo: Il deserto dei Tartari.
Di dodici libri ben cinque (quasi la metà) non arrivano a mille copie vendute. Tutta insieme la dozzina tocca la tutt’altro che incoraggiante cifra di 105mila copie vendute. Anche perchè, diciamoci la verità, tolta Chiara Valerio (ai più nota per meriti televisivi, di amicizia o oratori, non certo editoriali) vi sfidiamo a dirci che conoscevate almeno uno dei restanti candidati. Ok, vi aiutiamo: Melissa Panarello è Melissa P. Sì, quella di Cento colpi di spazzola. Per il resto, si può serenamente parlare di dodici signori nessuno per neanche centomila copie vendute. Che il Premio Strega si sia ispirato a Uno, nessuno, centomila di Pirandello?
Tanti libri, che nessuno legge (manco i giurati)
Ai posteri l’ardua sentenza, non certo ai lettori. Quelli latitano. I libri del Premio Strega, è una realtà di fatto, non li legge nessuno. Non gli avventori delle librerie, non il ministro della Cultura Sangiuliano e nemmeno i giurati stessi dello Strega. Quest’anno i libri candidati allo Strega erano 82. Fanno un totale di 20.500 pagine. Che i giurati dovrebbero leggere tra febbraio e i primi di aprile quando sono stati annunciati i 12 finalisti.
MOW mag ha calcolato che ogni “Amico della domenica” – questo il nome dei giurati che ogni anno scelgono i dodici finalisti – dovrebbe leggersi una media di 525 pagine quotidiane. E dunque circa 40 pagine all’ora per 10 ore al giorno. Va detto subito, non tutti i libri sono usciti contemporaneamente, e come è ovvio – e dovrebbe esserlo anche a qualsiasi giurato di premio letterario, fosse anche un giurato della domenica – il valore letterario di un libro non può essere misurato solo sulle vendite, soprattutto nel breve periodo. Però in questo caso ci sono autori che proprio sembrano tirare davvero poco.
L’effetto Strega esiste solo per le case editrici
Ma lo Strega, dunque, vale la pena? Si direbbe di sì, per le case editrici. Stefano Petrocchi dal 2014 presidente della Fondazione Bellonci e segretario del direttivo del Premio Strega, ha risposto al post di Cavallero. Vincere il premio Strega negli ultimi 10 anni ha aumentato le vendite di un volume del 523%. Persino lo Strega giovani porta un aumento del 503%. Per assurdo se un libro prima vendeva già tanto l’aumento è più moderato percentualmente. Per intenderci Scurati nel 2019 aumentò le sue vendite di solo il 176%. Ergo, un libro non vende o ha troppe copie stampate rispetto al mercato? Candidiamolo finalista allo Strega!