Perché questo articolo potrebbe interessarti? L’Accademia svedese si è pronunciata: Annie Ernaux ha ricevuto il Nobel per la letteratura del 2022. Ernaux è un’autrice francese contemporanea che scrive soprattutto memoir e le ragioni per cui è stata insignita del premio sono “il coraggio e l’acutezza clinica con cui ha svelato le radici, gli straniamenti e i vincoli collettivi della memoria personale”.
Oltre al prestigio che un premio come il Nobel conferisce a chi lo riceve, c’è un’effettiva ricaduta sulle vendite? Apparentemente nessuna: vale lo stesso per il Campiello, il Bagutta, il Bancarella. Tutti ad eccezione dello Strega che fa vendere titoli ai vincitori. Ne abbiamo parlato con il giornalista Davide Brullo e con il libraio Carlo Massimino
Le ragioni di mercato
Nonostante un insensibile aumento delle vendite, alla base del Nobel ci sono ragioni di prestigio tanto importanti da attirare l’attenzione di lettori, lettrici e anche case editrici. Spiega infatti il giornalista Davide Brullo: “L’unica ragione per cui esiste un premio è di mercato. Non è certo un premio che garantisce la grandezza di un’opera né la nobiltà di uno scrittore. Nel caso del Nobel però c’è un paradosso. Spesso è un premio alla carriera, di cui non si giova più di tanto un autore, come Annie Ernaux, di successo. Se ne gloria invece un piccolo editore italiano, L’orma, che ha avuto il pregio di insistere dal 2014 sulla progressista, nota, consueta, di successo scrittrice francese Annie Ernaux.
Quanto al resto, noi dovremmo tentare l’insolito, tentare l’inconsueto, scavare con una candela nell’ordalia e nello scandalo. Tutte cose che non si confanno a un premio come il Nobel che celebra la consuetudine, che premia la convenienza geopolitica, con un implicito desiderio moralista. Per cui in verità i grandi scrittori guardano con sospetto al Nobel. Non ne hanno bisogno: sono servitori di se stessi e a servizio dei lettori”.
Un pubblico poco numeroso
I premi letterari attirano l’attenzione su chi li riceve ma, se gli scrittori e le scrittrici designate sono conosciute solo in una nicchia ristretta, l’aumento della vendita di copie non risulta consistente. Lo spiega Carlo Massimino, librario della libreria Gogol & Company: “Un po’ i premi influiscono sulle vendite. Ci sono persone che vanno in libreria per acquistare l’ultimo libro di chi ha vinto il Nobel, ma parliamo di un numero esiguo di copie. Questo anche perché negli ultimi anni l’Accademia ha privilegiato la scelta di assegnare il premio ad autori meno conosciuti e spesso provenienti da altri continenti rispetto a quello europeo. Quindi c’è meno pubblico che li conosce e anche le vendite non aumentano particolarmente.
Situazione differente per lo Strega
Per altri premi, come lo Strega, la situazione è ben diversa. Innanzitutto è spinto sui giornali in modo notevolmente superiore, quindi c’è un pubblico più consistente che acquista le copie. Inoltre sono tutti autori e autrici italiani, quindi il pubblico italiano è più ricettivo. È il premio che ha più fama attorno a sé ma quelli più importanti in Italia a livello letterario sono il Calvino o il Campiello, che però incidono molto meno sulle vendite.
Il caso di Annie Ernaux è ben diverso. È pubblicata da una casa editrice minore, cioè L’orma, ma è nota, conosciuta. Gli anni ha vinto già diversi premi”. Il Nobel quindi contribuisce a rimarcarne la fama ma non la pone nella stessa situazione di Abdulrazak Gurnah e Louise Glück, che sono stati selezionati dall’Accademia svedese rispettivamente nel 2021 e nel 2020.