Perché leggere questo articolo? Iliad ci riprova con Vodafone: offerta per il 50%. Dietro l’unione delle due compagnie c’è tutta la crisi del sistema Telco. Non più servizi accessori – settore interamente monopolizzato dai big tech – contano solo i dati dei clienti per realizzare profitti.
L’unione fa la forza, soprattutto in tempi di crisi. Ed in crisi il settore delle Telecomunicazioni lo è da tempo. E allora, a un anno di distanza dal precedente tentativo, Iliad ci riprova con Vodafone. Stavolta il gruppo francese ambirebbe a una joint venture con Vodafone. Dietro l’operazione che punta a combinare le attività di due importanti operatori italiani si staglia tutta la crisi del settore Telco. Ecco le vere ragioni dietro la fusione a freddo di Iliad con Vodafone.
La nuova offerta di Iliad
Iliad, gruppo francese leader delle telecomunicazioni, ha annunciato di aver presentato al gruppo Vodafone una proposta di fusione tra le sue attività e quelle di Vodafone Italia. L’obiettivo è la creazione di una nuova entità (NewCo). L’accordo valuterebbe Vodafone Italia a 10 miliardi e mezzo di euro, debito compreso. Offerta approvata all’unanimità dal cda di Iliad e dall’azionista di maggioranza, Xavier Niel. Negli ultimi tempi la compagnia francese si è ritagliata una bella fetta del mercato delle telecomunicazioni in Italia. Al punto da diventare in breve il quarto operatore del nostro Paese in termini di abbonati, come ricordava il mese scorso Reuters.
Iliad ritorna dunque alla carica, dopo che nel gennaio 2022 aveva offerto oltre 11 miliardi per l’acquisto di Vodafone Italia,. L’offerta – superiore di oltre mezzo miliardo rispetto a quella odierna – era stata seccamente rifiutata dalla multinazionale britannica. In breve, però, i tempi sono cambiati. Al punto che l’ad di Vodafone Italia, Margherita Della Valle, si era di recente spinta a dichiarare che il gruppo stesse esplorando opzioni per ampliare le proprie operazioni in Italia. Che resta il peggiore dei tre mercati europei della compagnia.
Il vero motivo dell’accordo sono i dati telefonici
Dopo il comunicato di Iliad, le azioni in Borsa di Vodafone hanno finalmente conosciuto un andamento positivo. Il titolo a Londra ha guadagnato oltre 7 punti percentuali. Eppure, l’operatore britannico ha dichiarato che “sta esplorando opzioni con diverse parti per la fusione o la cessione delle sue attività in Italia”. La mossa della società francese arriva mentre Vodafone sta esplorando anche un potenziale accordo con Fastweb della svizzera Swisscom, rivela Startmag.
Anche Iliad otterrebbe non pochi guadagni dall’operazione. Vodafone ha in Italia il 23 per cento degli abbonati, Tim il 26, Wind-3 il 27 e Iliad l’11. Vodafone è poi al secondo posto nelle reti fisse dove Iliad è assente. L’azienda francese diverrebbe prima per abbonati agli smartphone potendo trattare da pari con l’ex monopolista pubblica. La vera ragione della fusione però è più sottile, ed ha a che fare con l’ultimo tesoro rimasto a disposizione: i dati dei clienti. Da tempo studi – come quello condotto da Obc Transeuropa – mostrano che gli operatori telefonici hanno accesso a molte informazioni private dei loro utenti. Il Gdpr regolerebbe l’utilizzo che si può fare dei dati, ma spesso le aziende si appoggiano, nelle loro policies, a formulazioni vaghe o incomplete.
Questo perchè il sistema delle tlc ha dovuto rivoluzionare il suo business. Agli albori delle privatizzazioni di Telecom sul finire degli anni Novanta, si pensava che il grosso dei guadagni sarebbe arrivato dalla vendita dei servizi accessori. Il mercato globale della telefonia, sempre più libero, ha però permesso l’approdo di giganti – su tutti Apple – in grado di seppellire il settore a colpi di smartphone e traffico dati agevolato.
Iliad e le altre compagnie si arricchiscono coi nostri dati
Così le compagnie telefoniche che non producono telefoni si sono dovute reinventare. A volte con pratiche spregiudicate dell’utilizzo dell’unico vero tesoro rimasto in loro possesso, i dati personali degli utenti. Sono dati di ogni genere: posizione, navigazione internet, biometrici e comportamentali. Questi possono essere usate per raggiungere l’utente con messaggi mirati. L’esempio più citato in questo senso resta quello di Cambridge Analytica, l’agenzia inglese che nel 2016 ricevette da Facebook i dati personali di oltre 50 milioni di utenti, usandoli poi per cercare di influenzare le votazioni che portarono all’elezione di Donald Trump a presidente degli Stati Uniti. Proprio come succedeva quando i telefoni non erano “smart”, per poterli usare bisogna sottoscrivere un abbonamento con un operatore. In ogni paese ce ne sono diversi, ognuno con le proprie affiliazioni in gruppi aziendali di varia dimensione e con la propria politica in termini di trattamento dei dati personali. E qui torniamo al motivo di fondo dell’offerta di Iliad a Vodafone.