I lavoratori? “Disorientati”. Dentro una “situazione di totale incertezza circa la denominazione del proprio datore di lavoro”. Puliscono gli alberghi, cambiano le lenzuola e servono le colazioni. Ma non sanno per chi lo stanno facendo. È quanto emerge dai documenti della maxi inchiesta di Milano sul gruppo Cegalin-Hotel Volver, colosso dei servizi alberghieri in outsourcing a cui sono stati sequestrati 22 milioni di euro. Dalle indagini del pm Paolo Storari e del Nucleo di Polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza emerge la fotografia del mondo del lavoro e dei subappalti.
Inchiesta appalti Hotel. Il datore di lavoro? “Non sono in grado di riferirlo”
Il datore di lavoro? “Non sono in grado di riferirlo o devono leggere il proprio cartellino identificativo esposto sulla divisa” scrive l’Inps in due diversi verbali acquisiti dagli investigatori fra le decine di coop e srl orchestrate dal gruppo Cegalin. Difficile da credere? No, se si pensa che solo fra il 2013 e il 2016 il gruppo ha impiegato 21 società appaltatrici e 7022 dipendenti.
Inchiesta appalti Hotel: 7 cooperative cambiate in tre anni
Di questi 1780 sono stati in carico a due diverse società nei subappalti; 851 hanno cambiato tre datori di lavoro in tre anni; 149 lavoratori ben quattro datori diversi. Un singolo addetto è passato in sette diverse imprese subappaltatrici, una ogni cinque mesi della sua vita.
Inchiesta appalti Hotel: le società “serbatoio”
È il meccanismo che gli uomini delle Fiamme Gialle definiscono “società serbatoio“. Servono a vincere o affidare appalti fittizi per coprire la mera prestazione di manodopera. I profitti illeciti? Le cooperative – intestate a prestanome nullatenenti, senza autonomia finanziaria o gestionale, una sede, un contratto di locazione o un’utenza intestata – cambiano nome di continuo e vengono messe in liquidazione. Sparendo con i contributi dei lavoratori e i crediti fiscali (Iva o Ires) maturati verso l’Erario.
Inchiesta appalti Hotel. I pm: “Transumanza di lavoratori”
Come se le stesse “fossero create a tavolino al solo fine di creare uno schema frodatorio volto a evadere le obbligazioni contributive e fiscali” si legge nelle carte. Lo fanno passandosi i lavoratori dall’una all’altra, con le coop “lasciate morire in quanto troppo compromesse fiscalmente”. I pm di Milano la chiamano “transumanza” di lavoratori.
Inchiesta appalti Hotel: nelle carte anche l’Hotel Plaza de Russie
A colpire il contesto in cui tutto ciò avviene: addetti alle pulizie, rassetto e facchinaggio dentro le più prestigiose strutture alberghiere della penisola. Se il vertice della piramide è Pierantonio Pegoraro, il numero uno di Cegalin-Hotel Volver di cui su internet ancora si trovano le foto scattate alle kermesse annuali del settore accanto al gotha del mondo alberghiero tricolore, la committenza finale dei servizi è ben più rinomata: il litorale della Versilia con l’Hotel Plaza e de Russie di Viareggio. Come anche al Grand Hotel Principe di Piemonte, sempre nella città in provincia di Lucca. All’Hotel Cavour e al Villa Medici di Firenze. Negli alberghi di mezza Milano e Lombardia, di Roma, del Veneto, nelle strutture ricettive termali, come già raccontato da True-News mettendo in luce la continua richiesta di sconti sul costo del lavoro e sui servizi.
Inchiesta appalti Hotel: “uno schema frodatorio”
Perché oltre agli eventuali risvolti penali personali – nove sono gli indagati della Procura di Milano insieme a Pierantonio Pegoraro – rimane lo spaccato di un mondo del lavoro che vive sotto la luce del lusso, delle vacanze, del turismo “petrolio d’Italia”: le fatture emesse dalle società subappaltatrici consistevano “di fatto nel pagamento dello stipendio dei dipendenti” senza assumerli, omettendo il versamento di imposte, ritenute fiscali e previdenziali. Un sistema per “scaricare tutti gli obblighi tributari e il costo del lavoro” sui contratti d’appalto e le società “serbatoio” di personale.