Perché leggere questo articolo? Come ogni anno torna la solita solfa su Invalsi. Un sistema che lascia il tempo che trova. E costa oltre 18 milioni. Quest’anno però ci lascia una bella sorpresa.
E’ quel momento dell’anno. Per scomodare il cantore del tormentone musicale di ogni benedetta maturità, gli esami sono finiti e il ritorno a scuola è ancora troppo lontano. E’ il momento ideale per sentire “la solita solfa” dei risultati dell’Invalsi. L’espressione è stata usata proprio dalla professoressa Rosa Maria Viganò, vice presidente dell’Invalsi, nella conferenza di presentazione dei risultati. “Mi tolgo un sassolino. Non è la solita solfa come dice qualche giornalista ma grazie a questi dati ci accorgiamo di ciò che accade nel nostro Paese”. Invalsi è ben lontano dall’essere uno strumento obiettivo di valutazione delle competenze degli studenti, pur essendo costoso. Eppure, quest’anno riserva un’indicazione sorprendentemente positiva.
Quello che Invalsi dice (e non dice)
Quello che Invalsi fotografa in questo 2024 è grossomodo la stessa situazione di ogni anno che Dio manda in terra dal 1999, quando la prova venne istituita dall’allora ministro dell’Istruzione Luigi Berlinguer (governo Prodi I). Gli studenti italiani, soprattutto alle Superiori, non hanno ancora recuperato le performance pre-Covid. I risultati in questo 2024 mostrano un cambio di tendenza. Lo evidenzia anche il Valditara, presentando il rapporto nazionale alla Camera dei deputati. “I primi segnali di ripresa si cominciano a evidenziare già in seconda Primaria. C’è una svolta”.
La realtà dei fatti si incarica di smentire l’entusiasmo del ministro. Il report Invalsi conferma la continua diminuzione di alunni in fascia base in italiano e matematica. Il Sud piange un divario territoriale amplissimo col Nord. Che inizia a mostrare segnali di peggioramento. Si registra la perdita di un punto percentuale nei traguardi del livello base tanto da far dire all’Istituto romano che “si osserva un preoccupante calo”. Il decremento che è di otto punti percentuali in meno rispetto al 2019.
Una notizia per cui essere davvero felici quest’anno Invalsi ce la lascia. La dispersione scolastica implicita ed esplicita mostra dati davvero incoraggianti. La dispersione implicita è del 6,6%, era dell’8,7% nel 2023. Prosegue anche il calo della dispersione scolastica esplicita, con una previsione nel 2024 al 9,4% (i 18-24enni che non arrivano al diploma o a una qualifica professionale); nel 2023 era al 10,5%.
L’esperto: “Uno strumento non efficace di valutazione”
Notizie buone e meno buone che, però, provengono da un sistema di rilevazione che lascia il tempo che trova. Da tempo è in atto tra gli esperti una riflessione sulla validità dell’Invalsi come sistema di valutazione dei nostri studenti. “Le prove Invalsi ci forniscono alcuni dati sul livello di conoscenze e abilità nella nostra popolazione studentesca: sono dati utili, ma non scambiamoli per altro“. Il professor Cristiano Corsini, docente all’Università di Roma Tre di docimologia – branca della pedagogia che studia i metodi di valutazione – aveva già fatto chiarezza insieme a True-News.it su questo test.
“Se per studenti intendiamo i singoli studenti, allora l’Invalsi non è efficace“. Prosegue Corsini, “come tutte le misure che si basano sulla statistica, sul singolo studente sono poco affidabili, mentre l’errore si riduce a livello nazionale, regionale o di istituto”. Le prove Invalsi hanno pregi e difetti, secondo Corsini, ma “continuano a essere scambiate per quello che non sono. Si sente parlare di crisi delle competenze, peccato che il test rilevi conoscenze e abilità ma non le competenze. Questo corto circuito è legato al fatto che il Ministero dà all’Invalsi un mandato impossibile: misurare le competenze con delle prove oggettive che è un’assurdità logica, pedagogica e docimologica. L’Invalsi non è sufficientemente autonomo e dunque fa quel che può“. Un sistema migliore, conclude Corsini, “sarebbe usare un campione di studenti per fare quello che l’Invalsi non può fare: domande aperte e complesse“.
Invalsi, quanto ci costi
Il sistema di valutazione Invalsi è da tempo soggetto a dubbi e critiche. Su un altro aspetto le prove sono state soggette ad aspre polemiche sui social e nel dibattito pubblico: il costo. La prova che ogni anno riguarda quasi 2 milioni e mezzo di studenti ha un costo di 4 milioni e 900 euro. In totale il progetto Invalsi ha un bilancio di oltre 18 milioni di euro. Molti docenti sostengono che si tratta di una spesa inutile che sarebbe meglio indirizzare diversamente, per esempio utilizzando i soldi del bilancio dell’Invalsi per incrementare gli stipendi del personale e delle strutture della scuola. Una solfa che, statene pur certi, risentiremo identica il prossimo anno di questi giorni.