L’inverno è alle porte. Nonostante il clima torrido per l’estate più calda della storia, i paesi europei hanno iniziato a guardare alla stagione invernale. Con preoccupazione, per la chiusura dei rubinetti russi del gas. Da lunedì 10 agosto Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca sono senza gas russo, dopo che Mosca ha interrotto le consegne di petrolio in Europa attraverso l’oleodotto Druzhba che transita in Ucraina. Una situazione che potrebbe presto riguardare il resto del continente. Per questo i governi dei principali governi europei hanno attuato misure per il risparmio energetico. Ecco i principali piani nazionali prima della crisi invernale.
Le riserve europee
Le riserve di gas dell’UE sono attualmente piene del 71%. Grossomodo il 9% sotto dell’obiettivo che l’Unione si era prefissata a inizio estate e che andrebbe conseguito entro il 1° novembre. Tutti i paesi europei si sono impegnati a ridurre la loro domanda di gas entro marzo 2020; ci sono differenze nella quota da risparmiare: dal 15 al 7%.
Questo perchè la dipendenza dal gas russo non è uguale nel continente. Paesi come Germania e Italia verrebbero colpiti dalla chiusura dei rubinetti di Mosca molto più duramente che altri come Svezia e Finlandia, dove il gas costituisce una parte minore del mix energetico complessivo. Per questo alcuni stati particolarmente esposti al rischio, hanno escogitato piani per ridurre il loro consumo energetico. Misure dalla decorrenza immediata e altre a più lungo termine. Dalle sanzioni sui consumi, fino al rinnovo degli edifici e delle tecnologie per il riscaldamento. Una svolta ecologica imposta da ragioni geopolitiche ed economiche. Ecco le principali misure dei paesi europei.
Il piano di sobrietà energetica in Francia
Tra i primi paesi ad annunciare un “piano di sobrietà energetica” c’è stata la Francia, a metà luglio. Si tratta ancora di una bozza, che dovrebbe essere presentata a settembre. Il ministro per la transizione energetica Agnès Pannier-Runacher ha però indicato che alcune misure, come il divieto ai negozi di lasciare le porte aperte con l’aria condizionata e il riscaldamento sono in funzione. C’è poi la volontà di interrompere la pubblicità luminosa in tutte le città tra l’1:00 e le 6:00.
L’obiettivo è ridurre il consumo energetico francese del 10% rispetto al 2019 entro il 2024. La Francia riceve circa un quinto della sua fornitura di gas da Mosca. Il piano ha ricevuto le critiche del partito di estrema sinistra la France Insoumise. Secondo Jean-Luc Mélenchon sarebbero solo “piccoli passi”; mentre socialisti e LePen hanno parlato di “misure simboliche”.
Le misure drastiche in Spagna
In Spagna il governo di Pedro Sanchez ha optato per un approccio più radicale. Un decreto di inizio agosto ha imposto alle imprese di limitare l’aria condizionata a 27 gradi in estate e il riscaldamento a 19 in inverno. Ai negozi sono imposte serrature automatiche per evitare che le porte rimangano aperte; e lo spegnimento delle luci alle 22:00. Le misure sono per ora facoltative per le famiglie; ma già in vigore per negozi e imprese.
Il gas russo copre solo il 10% del fabbisogno della Spagna. Il governo di Madrid ha però annunciato che il nuovo decreto è in grado di “ridurre la domanda di gas e petrolio del 5% a breve termine”; dovrebbe così raggiungere l’obiettivo di ridurre il consumo di gas del 7% entro marzo. Misure drastiche che hanno incontrato l’avversione dell’opposizione. Il g0verno conservatore della Comunità di Madrid ha promesso che la legge non sarebbe stata applicata nella capitale spagnola; per non “generare insicurezza e spaventare turismo e consumi”.
Nessun decreto in Germania
Le Germania è tra i più accesi sostenitori del risparmio energetico, a parole. Berlino non ha ancora un piano vincolante per ridurre il consumo energetico. Alla fine di luglio il governo di Olaf Scholz ha a proposto delle raccomandazioni, che però devono ancora diventare vincolanti. Il governo ha invitato gli edifici pubblici e gli uffici a smettere di riscaldare “stanze in cui le persone non trascorrono regolarmente il tempo”, come corridoi e grandi atri. Ha inoltre raccomandato alle grandi industrie di attuare misure di risparmio energetico. Per sostenere le famiglie nel risparmio energetico, Berlino ha anche eliminato l’obbligo per gli inquilini di mantenere una temperatura minima negli appartamenti.
In assenza di regole vincolanti, numerose città e stati tedeschi hanno adottato misure proprie. Sono per esempio state ridotte l’illuminazione stradale e imposti limiti di temperatura negli edifici pubblici. Berlino ha spento 200 tra edifici storici e monumenti; la Baviera ha emesso un proprio piano di risparmi negli edifici della pubblica amministrazione. La dipendenza tedesca nei confronti del gas russo è elevata: circa un terzo del fabbisogno. Forti dell’esempio spagnolo, molte associazioni ambientaliste tedesche hanno chiesto al governo di rendere le misure vincolanti.
Le misure in Italia
Allo stato attuale, il nostro paese non ha ancora emanato alcun decreto nazionale. Nonostante l’Italia sia uno dei paesi dell’UE più dipendenti dal gas russo – l’anno scorso circa il 40% – il ministro per la Transizione ecologica Roberto Cingolani la scorsa settimana ha annunciato che non ci sarebbero misure “draconiane”. A luglio, il governo ha annunciato che stava redigendo un piano che potrebbe includere la limitazione del riscaldamento a 19°C in inverno e il raffreddamento a 27°C in estate; la riduzione dell’illuminazione stradale di notte e la chiusura anticipata dei negozi, secondo le prime bozze.
L’obiettivo del paese è ridurre del 7% la domanda di gas entro marzo; in parte aumentando la sua produzione a carbone. Cingolani valuta fino a 2 miliardi di metri cubi di gas all’anno la riduzione di un grado del riscaldamento. Ritiene anche che l’Italia “starebbe bene” fino a febbraio, anche se la Russia interrompesse completamente le forniture di gas. Questo grazie alla serie di nuovi accordi sul gas che il governo Draghi si è assicurato con altri paesi negli ultimi mesi. L’agenzia Enea però ha però presentato una relazione per sollecitare il governo a ridurre la domanda di gas. Non è da escludere poi che lo scenario elettorale possa modificare il quadro.