Quella sulle armi è una discussione che si accende – con pochi risvolti concreti – ad ogni strage che puntualmente si verifica negli Stati Uniti. L’America coi suoi 30mila morti all’anno e oltre 10 armi da fuoco per abitante è lontana. In Italia i numeri sul possesso e sugli effetti nocivi più estremi della armi sono enormemente diversi. Anche se continua a non esistere una rilevazione precisa e pubblica.
Si stimano tra i 4 e gli 8 milioni di armi
In assenza di un numero ufficiale, esistono solo stime delle armi in circolazione nel nostro paese. In Italia ci sarebbero tra i 4 e gli 8,6 milioni di armi da fuoco. Il primo dato è stato calcolato in uno studio de La Sapienza di Roma; il secondo (che tiene conto anche delle armi illegali) è frutto di un report dello Small arms survey, un progetto di ricerca con sede a Ginevra.
Per avere un’indicazione parzialmente più precisa bisogna guardare al numero di licenze di possesso o porto d’armi. Ma anche questi dati sono incompleti, perché in genere gli appassionati possiedono più di un’arma. In un’interrogazione parlamentare dello scorso novembre, la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese ha dichiarato che nel 2020 le licenze di porto d’armi concesse per difesa personale sono state 54.169 (comprese quelle rilasciate a guardie giurate), le licenze di porto d’armi per la caccia 649.841 e quelle per il tiro a volo 582.531.
Più di un milione di porto d’armi
L’ultima rilevazione della Polizia è stata fatta per l’anno 2021, coi dati aggiornati sul numero di licenze di porto d’armi in corso di validità. La legge prevede differenti tipologie di licenze in base alla categoria: caccia, sport, difesa personale e guardie giurate.
Il totale dei porto d’armi regolarmente registrati è di 1 milione e 222mila. Il numero delle persone che detengono una licenza è aumentato di circa il 4% nell’ultimo decennio. Nel 2013 erano 1 milione 174 mila, circa 50mila in meno. Il trend si è quindi invertito, dopo decenni di diminuzione del numero di portatori di armi: negli anni Settanta erano oltre 2 milioni e 300 mila. Questo però non significa che nel nostro paese circolino meno armi.
Nulla osta
Il porto d’armi non è l’unico tipo di licenza. Esiste anche il nulla osta per l’acquisto e la detenzione, che permette di comprare armi o munizioni per trasportarle fino al proprio domicilio e poi a tenerle in casa, senza però poterle più portare fuori. Ha una validità di 30 giorni.
Per ottenerlo occorre presentare domanda in questura. Deve essere accompagnato a una certificazione di idoneità psicofisica rilasciata della Asl; che attesta che il richiedente “non è affetto da malattie mentali oppure da vizi che ne diminuiscano anche temporaneamente la capacità d’intendere e di volere”). Occorre poi un attestato d’idoneità al maneggio delle armi, rilasciato dall’Unione italiana tiro a segno (Uits) dopo aver frequentato un corso teorico-pratico che può durare anche solo mezza giornata.
I numeri non sono disponibili
A differenza dei dati sul porto d’armi, i numeri relativi al nulla osta rilasciati non vengono resi pubblici dalla polizia. Non è quindi possibile sapere quante armi vengono acquistate e detenute nelle case. Le uniche tracce dei nulla osta sono conservate in registri cartacei che non sono mai stati digitalizzati.
Il ministero dell’interno deve tenere traccia di tutte le armi vendute legalmente, ma le denunce di possesso sono fatte a livello locale, nelle questure o nelle stazioni dei carabinieri, e questo rende difficile il tracciamento.
Armi italiane all’estero
In tempi di guerra non bisogna dimenticarsi di un’eccellenza italiana apprezzata nel mondo. Il nostro paese nel corso 2021 ha esportato armamenti per un valore pari a oltre 4,6 miliardi di euro e ne ha importati per circa 679 milioni. Rispetto al 2020, le esportazioni sono rimaste complessivamente stabili, ma in leggero calo rispetto al 2019 e al 2018. L’anno scorso le esportazioni sono state invece molto più basse rispetto a quelle del 2016, anno in cui si erano superati i 14 miliardi di euro di vendita di armamenti. Per esportare armi e tecnologie militari, serve un’autorizzazione governativa: questa può essere concessa se le armi vengono vendute a nazioni che non hanno attaccato o invaso altri Paesi, o a nazioni non sottoposte a embargo dalle organizzazioni internazionali.