Perché questo articolo potrebbe interessarti? Per completare la transizione green l’Europa intende puntare maggiormente sulla produzione delle batterie elettriche così da abbattere le emissioni di CO2. Mentre i governi europei si muovono a macchia di leopardo, con l’Italia che parte in seconda se non in terza fila, in Asia potrebbe nascere il nuovo fornitore mondiale dominante di batterie per veicoli elettrici. Ecco perché vale la pena accendere i riflettori sull’alleanza tra Indonesia e Australia.
L’Europa vuole ridurre le emissioni di gas serra e di CO2 delle automobili e dai veicoli commerciali leggeri. La road map Fit for 55 prevede un percorso graduale che, da qui al 2035, punta ad azzerare queste ultime. Vale tuttavia la pena chiedersi se il Vecchio Continente sarà in grado di produrre, senza dipendere da terzi, una quantità adeguata di celle agli ioni di litio, e quindi batterie elettriche, necessarie per le auto elettriche.
Mentre i governi europei procedono a macchia di leopardo, con l’Italia staccata da Francia e Germania, in Asia sta per prendere vita il prossimo gigante globale del settore.
All’ultimo G20 di Bali, Indonesia e Australia hanno avviato i colloqui per investire in una partnership a lungo termine nell’estrazione e nella lavorazione del litio. In caso di (probabile) fumata bianca i due Paesi si trasformerebbero nel fornitore mondiale dominante di batterie per veicoli elettrici. Con conseguenze tutte da scrivere per il settore automotive occidentale.
L’Italia nel Grande Gioco delle batterie elettriche
Nel Grande Gioco delle batterie elettriche per un futuro europeo fatto di mobilità green l’Italia parte in seconda fila, dietro ad (almeno) Germania e Francia. Il motivo è semplice: al netto della variabile materie prime, la maggior parte delle quali provenienti da Paesi extra Ue, Roma attende nuovi sviluppi. Anche perché sul territorio italiano, al momento, troviamo un solo impianto operativo. Ci riferiamo a quello della casertana Faam, che produce batterie al litio ma solo per usi stazionari.
In vista del futuro vale la pena monitorare alcuni lavori in corso. Si attende la produzione di Italvolt, che realizzerà la sua struttura nell’area dell’ex stabilimento Olivetti di Scarmagno, in Piemonte. Il polo di Stellantis a Termoli è invece in fase di definizione.
Stellantis vuole realizzare almeno cinque Gigafactory per una capacità totale di oltre 260 GWh entro il 2030. I primi due progetti, in Francia e Germania, sono stati avviati da una joint venture tra PSA e TotalEnergies. Il terzo, appunto, è quello di Termoli.
Attenzione, infine, al Gruppo Volkswagen, alla ricerca di aree europee sulle quali convogliare sei Gigafactory, e attratto dall’ipotesi italiana (Emilia Romagna?).
La situazione in Europa
L’Italia, insomma, deve colmare un gap abbastanza consistente se vorrà restare al passo dell’Ue. Bruxelles, infatti, ha idee ben precise. Basta dare un’occhiata allo studio pubblicato sul sito del Progetto comune europeo (IPCEI) relativo proprio al tema delle batterie, o anche alle stime realizzate dall’ong Transport & Environment.
Quest’ultima, in particolare, ha provato a quantificare la domanda di celle agli ioni di litio che serviranno all’Unione europea per autovetture alimentate a batterie elettriche o con powertrain ibridi Plug-in PHEV.
Nel 2030 la produzione annuale dovrebbe aggirarsi tra i 360 e i 750 Gwh/anno. Si tratta di 10-15 volte la produzione della Ue registrata nel 2020, quando il volume di produzione delle citate celle in Europa (Ue, Regno Unito, Norvegia e Serbia) è stato di quasi 35 GWh (il 15% della capacità globale).
La quota potrebbe incrementare fino a toccare il 28% o il 43% entro il 2030, con un volume compreso tra i 600 e gli 870 GWh/anno.
L’accordo Indonesia-Australia
È qui che entra in gioco la futura intesa australo-indonesiana. L’Australia ospita almeno la metà delle risorse mondiali di litio. L’Indonesia ha le maggiori riserve mondiali di nichel, un altro ingrediente chiave per le batterie.
È vero che la Cina domina ancora la catena di approvvigionamento mondiale del litio, ma la nascita di un inedito player potrebbe cambiare le sorti del settore.
Secondo S&P Global Market Intelligence, la Cina ha spedito 109.017 tonnellate di batterie agli ioni di litio negli Stati Uniti nel secondo trimestre del 2022, pari al 73,5% delle importazioni statunitensi. Per Washington, e in generale per tutto l’Occidente, diversificare acquirenti si rivelerà dunque quanto mai strategico.
Nel frattempo la cooperazione sul litio tra Australia e Indonesia si allineerebbe alla perfezione con la visione del governo indonesiano. Jakarta, infatti, intende trasformarsi nel leader globale della fornitura di energia rinnovabile e minerali critici.
Dal canto suo, il governo australiano sarebbe un partner perfetto e complementare. L’Australian Bureau of Statistics ha precisato che nel 2020 il 46% del litio mondiale proveniva dall’Australia. Si prevede che le esportazioni del metallo bianco-argenteo contribuiranno con 9,4 miliardi di dollari di entrate all’economia australiana entro il 2023-24.