Perché questo articolo potrebbe interessarti? L’America Latina è un pezzo d’Italia incastonato nell’emisfero occidentale. Con circa 55 milioni di latinoamericani dalle origini italiane e 100mila che annualmente si dedicano allo studio della nostra lingua. L’Italia ha più investimenti nel subcontinente che in Cina, Giappone, India e Russia insieme. I governi locali guardano con simpatia all’engagement italiano, perché non imperialistico. Una strategia per l’America Latina aiuterebbe una pluralità di interessi nazionali, a partire dall’energia.
L’aggravamento della competizione tra grandi potenze sta comportando il progressivo allargamento delle ostilità e delle tensioni fra i blocchi. Una tensione che si fa sentire in America Latina, che storicamente è il giardino di casa degli Stati Uniti. I Pentagon Papers hanno svelato che Iran e Nicaragua sarebbero intenzionati a siglare un’intesa militare. La Russia ha inviato Sergej Lavrov in missione tra Brasile, Cuba, Nicaragua e Venezuela. Una sfida aperta all’egemonia economica del dollaro e della sfida alla dottrina Monroe. La Cina assalta il panorama delle grandi infrastrutture, in competizione con gli Usa nel Triangolo del litio – Bolivia, Cile, Argentina. L’India è alla ricerca di spazi tra Caraibi e cono sud, in particolare Repubblica Dominicana e Guyana. Il mondo è in America Latina, il polmone della Terra.
Latino-america, Italo-america
L’Italia, in forza di numeri economici e di fattori storico-culturali, potrebbe entrare a pieno titolo nel club delle potenze con un’impronta in America Latina. In effetti, stando alle cifre di investimenti, diplomazia culturale e attività umanitarie, l’Italia è già una grande tra i grandi. Quello che le manca, a differenza degli altri giocatori, è una strategia per la regione che condensi in un tutt’uno strutturato e pianificato ciò che ad oggi è disperso.
L’America Latina è la casa di 670 milioni di persone, corrispondenti all’8,4% della popolazione globale, ed è storicamente stata la seconda dimora degli Stati Uniti. La letteratura dominante vorrebbe che l’Iberoamerica fosse il giardino di Washington, per ragioni di geopolitica e geostrategia, e che fosse anche un’estensione spirituale di Spagna e Portogallo, alla luce della storia, ignorando quasi o del tutto il contributo italiano alla costruzione della sua identità.
Cultura, demografia e toponomastica rendono l’Iberoamerica, a tutti gli effetti, un pezzo d’Italia nell’Emisfero occidentale. Senza dimenticare che lo stesso nome dell’intero continente, America, è un omaggio al navigatore Amerigo Vespucci, frequentemente non si ha conoscenza del fatto che Colombia derivi da Cristoforo Colombo e/o che Venezuela stia per Piccola Venezia.
Se la toponomastica fa dell’Italia una presenza immanente e onnipresente nell’identità dell’America Latina, i trascorsi culturali e la storia demografica – gli oriundi sarebbero 55-85 milioni – ne elevano lo status da mera e simbolica figura mitopoietica a quella che si potrebbe definire una “potenza regionale a distanza“. Status che soltanto attende di essere capitalizzato politicamente da una strategia italiana per l’America Latina.
Tutti i numeri dell’Italo-Latinoamerica
L’Italia è legata alle terre ispanofone e lusofone delle Americhe da una fitta rete di piattaforme per la cooperazione e forum di dialogo, i più importanti dei quali sono la Conferenza Italia-America Latina e Caraibi, l’Organizzazione Internazionale Italo-Latino Americana (IILA) e il Foro italo-latinoamericano sulle piccole e medie imprese. Tre realtà che, insieme, contribuiscono al mantenimento delle relazioni diplomatiche Italia-LatAm in uno stato florido e ad una costante opera di laccatura degli interscambi culturali ed economici.
L’ampia dimensione economica dell’attivismo italiano in Latinoamerica è estrinsecata dai numeri su investimenti, interscambio commerciale e cooperazione allo sviluppo. Per quanto concerne gli investimenti, secondo la Banca d’Italia, l’Italia ha un portafoglio di assetti più vasto nel subcontinente che “in Cina, Giappone, India e Russia conteggiati insieme” e, con uno stock di 33,5 miliardi di euro, è uno dei principali investitori stranieri.
L’interscambio commerciale Italia-LatAm si attesta regolarmente, cioè a cadenza annuale, al di sopra dei venti miliardi di euro. Dopo aver resistito all’impatto della pandemia di COVID19, registrando 20,4 miliardi di euro in import-export nel 2020, l’interscambio ha toccato un record nel 2021: 25,6 miliardi di euro. Numeri che parlano della resistenza e della resilienza delle catene del valore italo-latinoamericane, funzionanti perché basate sulla complementarità e oliate continuamente da IILA e camere di commercio.
Un altro lato della dimensione economica delle relazioni Italia-LatAm è rappresentato dalle imprese tricolore che operano direttamente all’interno dei mercati latinoamericani. Sono all’incirca 3.500, presentano un fatturato annuo superiore ai 55 miliardi di euro e investono mediamente più di 30 miliardi di euro l’anno.
Nel complesso, l’Italia è nella classifica dei primi quindici fornitori dell’America Latina, con una quota di mercato attorno all’1,5%, e le principali destinazioni dei suoi prodotti sono Brasile e Messico, che, a inizio 2022, magnetizzavano il 57% delle esportazioni nostrane nel subcontinente ed erano l’origine del 46% delle nostre importazioni dallo stesso. Sulla natura dell’import-export: l’Italia esporta principalmente high tech, prodotti biomedicali, chimici e farmaceutici, mezzi di trasporto, i paesi latinoamericani esportano primariamente carta, legname, metalli e beni agroalimentari.
Cultura e cooperazione allo sviluppo
Il titolare del Ministero della cultura, Gennaro Sangiuliano, ha definito l’Italia la “prima superpotenza culturale del mondo”. La dimensione culturale dell’engagement italiano in Latinoamerica ne è la prova.
Nel subcontinente operano 11 Istituti Italiani di Cultura (IIC) e 130 Società Dante Alighieri (SDA), che, tra organizzazione di eventi culturali ed erogazione di corsi, diffondono potere morbido e mantengono elevato l’interesse per l’Italia presso le popolazioni. Risultato: si stima che più di 100mila latinoamericani decidano ogni anno di apprendere l’italiano, la maggior parte avvalendosi delle piattaforme fornite dalla rete IIC-SDA.
La rete IIC-SDA copre quasi l’intero subcontinente, essendo presente in 14 paesi, e lavora in parallelo all’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS), che ivi ha tre sedi – Colombia, Cuba, Guatemala – e figura tra i protagonisti del panorama umanitario. Diplomazia culturale al massimo grado. Gli operatori dell’AICS costruiscono pozzi, donano tecnologia, rinnovano infrastrutture, tutelano l’ambiente, curano e istruiscono, arrivando laddove non riescono né gli enti statali né i competitori – le agenzie per la cooperazione allo sviluppo di altri paesi. Il loro ruolo “è determinante” a Cuba, secondo quanto riportato da Antonio Festa, “soprattutto nel settore agricolo”.
La necessità di una strategia per l’America Latina
Gli Stati Uniti abbisognano di partner coi quali collaborare nel loro estero vicino, nel contesto dell’espansionismo regionale della Cina. L’Italia è alla ricerca di nuovi Mediterranei. Ha una rinnovata volontà penetrativa col piano Mattei e mezzi per diventare una potenza regionale a distanza. Un asse è possibile. Priva velleità imperialistiche, ma proprietaria di un enorme bagaglio di strumenti energetici, economici e tecnologici da condividere con gli interessati, l’Italia è il partner ideale per gli Stati Uniti e per l’America Latina. Quello che serve all’Italia è un piano Mattei per l’America Latina nel quale condensare ciò che ad oggi è disperso. Occorre una cabina di regia che coordini il lavoro di tutti quegli operatori che ad oggi agiscono singolarmente e autonomamente. È imperativo che la classe dirigente inizi a considerare l’America Latina per ciò che è: un pezzo d’Italia al di là dell’Atlantico.