Per ora sono casi isolati. Che sommati gli uni con gli altri fanno un trend. L’industria cosmetica bergamasca, fra i principali distretti produttivi della Lombardia e del nord Italia, si fa la maschera per ripartire dopo il Covid e i numeri terrificanti raccolti nei bilanci 2020 delle aziende, con crolli fino al 50% dei fatturati e degli utili.
Ora per ripartire si cambia pelle. Le grandi famiglie dell’industria chimica padana scommettono su una serie di assi: dal punto di vista dell’orizzonte “filosofico” più attenzione all’ambiente e al “valore sociale” d’impresa e alla sua narrazione, con la trasformazione in società benefit. Dal punto di vista finanziario, arrivano le quotazioni in borsa. Dal punto di vista produttivo si diversificano linee e filiere, puntando sull’ingresso della cosmetica nel mondo pharma ed healthcare.
La cosmesi cambia pelle: il caso di B.Kolor che compra 160 farmacie da 265 milioni
Il caso scuola da mandare a memoria è quello della B.Kolormakeup&Skincare. L’azienda di Treviglio guidata da Maria Teresa Mancini che nel 2020 ha visto i fatturati in calo del 45% e gli utili più che dimezzati da 22 a 8 milioni di euro è pronta per il grande passo: si è trasformata in Società Benefit, anche se mancano gli ultimi passaggi per la certificazione B-Corp definitiva secondo gli standard internazionali. Ma soprattutto sta per trasformarsi da colosso di trucchi e make up a gigante delle farmacie. Ha acquisito infatti il 6,26% della società DVR-F spa, che a sua volta detiene il 9% della Hippocrates, holding attivata nel maggio 2018 e che nel 2020 già aveva in pancia una catena di 104 farmacie e ha delle negoziazioni in fase avanzata per acquisirne altre 53. Il giro d’affari delle 160 farmacie da solo vale 265 milioni di fatturato annuo.
Non solo. Nell’aprile 2020 – a lockdown iniziato da appena un mese ma che già faceva sentire il suo “peso” sulle produzioni – la B.Kolor ha deciso di entrare nel capitale della neocostituita Neo Apotek srl. Parlano i nomi. La società fa capo alla famiglia di farmacisti milanesi Cocchi-Riva e punta ad aggregare 35-40 farmacie nei prossimi 3 anni e a svilupparne il concetto in linea con quanto previsto (e valorizzato anche economicamente) nel Recovery Plan italiano, con la farmacia come “primo presidio sanitario di prossimità”, come sperimentato in pandemia su scala ridotta con le partite dei tamponi e dei vaccini.
Le società di capitali aprono alle licenze farmaceutiche
A permettere queste “mutazioni” nel capitalismo della chimica italiana è il Ddl Concorrenza 2017, che ha aperto alle società di capitali la possibilità di acquisire licenze farmaceutiche creando opportunità di business tramite aggregazioni in poli coordinati. Imitando, nei fatti, quanto sta avvenendo all’estero e in particolare negli Stati Uniti nel ricco mercato healthcare e diagnostica. Dove per la prima volta si fanno grandi acquisizioni nei laboratori più sperduti del Paese, non per chiuderli facendo economia di scala ma per essere capillari sul territorio. Il Covid ha mostrato che “esserci” per i cittadini o per lo Stato quando necessario, è un fattore produttivo più importante (e remunerativo) del tagliare sui costi.
L’industria del make up ora punta sulle biotech
E ancora: l’ultima mossa della società di Treviglio per far fronte ai cambiamenti pandemici è puntare su linee di prodotti e ricerca completamente nuovi. Così vanno letti i 103mila euro di investimento che attraverso una catena di partecipazioni e fiduciarie rappresentano il 7,7% del capitale di Enthera srl, spin-off della biotech italiana BiovelocITA, che ha intenzione di sviluppare approcci terapeutici innovativi alle patologie diabetiche e ai disturbi intestinali sulla base di una serie di studi condotti dal professor Paolo Fiorina, ordinario di Endocrinologia all’Università degli Studi di Milano e ricercatore del Boston Children Hospital.
Intercos si quota in borsa
La B.Kolormarkeup&Skincare non è l’unico “gioiello” del settore a fare grandi piani di ripartenza: Intercos, il colosso della cosmesi e del beauty in bergamasca da 200 milioni di euro all’anno e una storia di generazioni industriali che affonda nei cognomi della famiglia Ferrari, è attesa alla prova della quotazione in borsa. Annunciata ai mercati l’11 ottobre con in vista un aumento di capitale da 60 milioni, la quotazione deve concludersi entro fine mese. Gli analisti finanziari la attendevano da tempo ed è la più grossa quotazione del settore.
Fine Foods compra Euro Cosmetic: la “cosmesi bianca” fa gola a Big Pharma
Dietro le quinte c’è chi osserva da mesi le mosse del medie imprese padane, per acquisirle o entrarci. È il caso di Fine Foods spa: tra i migliori terzisti pharma e food d’Italia. Anche loro bergamaschi e per i quali avere stabilimenti di cosmetica adesso diventa importante: è loro convincimento, dettato da analisi di mercato e colloqui con i committenti, che il tradizionale cliente farmaceutico o nutraceutico è interessato ad espandere le sue linee di prodotto nella penisola su alcuni segmenti adiacenti come quelli della cosiddetta “cosmesi bianca”. Cos’è? Avete presente la lunga fila di scaffali in farmacia, dove prodotti come creme o acque termali a prezzi non esattamente accessibili, accompagnano il cliente verso il banco del farmacista? Una fila fattasi ancora più lunga sotto pandemia, fra distanziamento sociale e ingressi limitati. Ecco, quella. Per l’industria è una miniera d’oro. È convincimento generale che anche una stessa crema commercializzata dalle big del Pharma anziché dai brand più noti della cosmetica internazionale, possa avere un maggiore appeal sul cliente, il quale riconoscerebbe alle società farmaceutiche un “premio”. Il ragionamento economico ci sta tutto. Il problema è che le pmi italiane al 90% fanno solo make-up e trucchi. Il segmento che è letteralmente crollato nell’ultimo anno e mezzo. Mentre in realtà hanno retto, se non andati bene, altri mercati: il cosiddetto skin care, come pure l’oral body e l’hair care. Che sono esattamente i mercati di riferimento di Fine Foods per il loro ingresso nella cosmetica. E dove a oggi in pochi possono dire di essere ben posizionati.
C’è un solo problema: bisogna trovare quel restante 10% di aziende italiane che producono su quei segmenti e che siano pronte ad accettare partecipazioni, capitali se non acquisizioni dall’esterno. Detto, fatto. I rumors di mercato per settimane hanno parlato in questo senso di un interesse verso la Euro Cosmetic. Lombardi, con uno stabilimento di elevata qualità a Brescia, si sono quotati a novembre 2020 con il controllo della società ancora saldamente nelle mani per oltre il 70% dell’imprenditore 80enne Carlo Ravasio e alla moglie Daniela Maffoni.
Cosmesi: vale di più produrre una crema o venderla con la Ferragni?
Fine Foods ha stretto un accordo a fine settembre e acquisirà il controllo della Euro Cosmetic in cambio di un patto di non concorrenza con i due coniugi per i 5 anni e di un accordo per la commercializzazione di alcuni prodotti con un marchio di proprietà della moglie per due anni. Daniela Maffoni realizza così il suo sogno che già si intravedeva nell’ultima fase di gestione aziendale: più che produrre le creme, commercializzare con lo spin di importanti influencer. A marzo aveva fatto molto rumore la partnership siglata con Chiara Ferragni.