La Federal Reserve (Fed) taglia i tassi e le borse americane festeggiano la gradita sorpresa. Due giorni fa Jerome Powell, presidente della Fed, ha annunciato il primo taglio di 50 punti base del costo del denaro da quattro anni a oggi. Dopo un lungo periodo di indecisione, anche la banca centrale Usa avvia quel sentiero di riduzione del costo del denaro che le borse e l’economia reale aspettavano da tempo. A Washington il processo di aumento dei tassi è stato impostato per far fronte a una forte inflazione da domanda. Ma ora il rischio di una virata recessiva dell’economia ha imposto di iniziare un cambio di paradigma.
Gabriel Debach, Market Analyst di eToro, segnala che la mossa della Fed è stata accolta con “un’ondata di entusiasmo nei mercati. Un cambio di rotta significativo: dalla priorità inflessibile di combattere l’inflazione, la Fed sembra ora concentrata nel sostenere l’economia e mitigare un rallentamento troppo brusco. I mercati hanno risposto con un grande rally, segno che gli investitori stanno scommettendo su un atterraggio morbido e vedono affievolirsi i timori di una recessione”.
La mossa della Fed
Questo inizio di una fase di maggior ottimismo diffuso, secondo Debach, ha a che vedere con la speranza che l’economia possa riprendere a correre evitando la recessione. Il trend “riflette una fiducia crescente nella capacità della Fed di mantenere il giusto equilibrio tra il controllo dell’inflazione e la protezione della crescita economica” in un contesto in cui Powell ha ricordato che oggi il tema focale dell’economia americana è il mercato del lavoro. Il calo della richiesta di sussidi di disoccupazione negli Usa dà buone indicazioni: “nonostante un rallentamento nelle nuove assunzioni, il mercato del lavoro resta solido e i datori di lavoro preferiscono ridurre le assunzioni piuttosto che ricorrere a licenziamenti significativi”.
La discesa in campo della Fed dà maggior sostanza a quel trend che la Banca centrale europea ha inaugurato e su cui le principali istituzioni finanziarie del pianeta sono incamminate. Resta, sicuramente, una base di inflazione a perturbare le dinamiche economiche. Ma ciò non deve spaventare. Quel che bisogna scordare per sempre è l’idea del ritorno del mondo del decennio del quantitative easing, dove il denaro costava zero e l’inflazione mancava. Col Covid-19 e la crisi energetica quel mondo è finito per sempre. E le banche centrali ne provano a plasmare uno nuovo sul fronte finanziario.