Le accuse di Blinken a Mosca
Nel corso dell’incontro del Consiglio di Sicurezza dell’ONU di giovedì il Segretario di Stato americano Anthony Blinken ha apertamente accusato la Russia di tenere volontariamente ostaggio il sistema di approvvigionamento alimentare globale e di voler causare una crisi nei paesi del Nord Africa e del Medio Oriente. Blinken ha chiesto a Mosca di interrompere il blocco dei porti ucraini sul Mar Nero in modo da riavviare il flusso globale di cibo e fertilizzante. “Il Cremlino sembra voler utilizzare il cibo come un’arma nel tentativo di ottenere ciò che non è stato in grado di prendersi con l’invasione” ha dichiarato Blinken. “Il rifornimento di cibo è vitale per milioni di ucraini e persone in tutto il pianeta”.
Russia e Ucraina producono il 30% del fabbisogno globale di grano e quasi il 70% del fabbisogno di olio di semi di girasole. Mentre il secondo è facilmente sostituibile, il grano è un elemento essenziale per l’alimentazione della popolazione di interi paesi.
Sempre nella giornata di giovedì, l’ex presidente russo Dimitri Medvedev ha affermato che non sarà possibile proseguire con i rifornimenti di cibo finché non saranno tolte le sanzioni occidentali nei confronti della Russia. “Da un lato veniamo colpiti da sanzioni, e dall’altro ci viene chiesto di proseguire con i rifornimenti di cibo. Non c’è nessuna logica in una richiesta del genere. Siamo disposti a collaborare, ma che nessuno interferisca con il nostro lavoro”.
La Guerra del grano
Secondo il Direttore esecutivo del World Good Program David Beasley “la situazione è drammatica, il tempo stringe e la crisi è senza precedenti. Il prezzo del cibo per ora è il nodo principale, ma nel 2023 si porrà anche un problema di disponibilità. Questo si tradurrà in carestia, destabilizzazione e immigrazione di massa”.
A causa dell’invasione russa circa un quarto dei terreni ucraini resteranno non coltivati. Circa 25 milioni di tonnellate di grano sono ferme nei porti ucraini sul Mar Nero a causa del blocco russo, e la situazione è ulteriormente aggravata dalle carestie che hanno colpito varie parti del pianeta nell’ultimo anno. La produzione globale di grano diminuirà rispetto agli ultimi anni, mentre l’aumento a livello globale del costo delle materie prime causerà inevitabilmente un rincaro di tutti i generi alimentari.
Le conseguenze più gravi della crisi alimentari si avranno, per l’appunto, nei paesi del Nord Africa e del Medio Oriente, che dipendono quasi completamente dai rifornimenti di grano, fertilizzanti e olio da parte di Russia e Ucraina. Nel 2011, l’aumento del prezzo del pane è stata una delle cause dello scoppio delle rivolte della Primavera araba. L’area MENA, tra l’altro, è una delle più esposte ai cambiamenti climatici, il che rende ulteriormente vulnerabili i paesi della regione.
Secondo Eugenio Dacrema, Risk Analyst per il World Food Program, gli elementi che rendono particolarmente esposti i paesi di quest’area sono molteplici. “Ai fattori climatici, che causano una diminuzione dei terreni arabili per effetto della desertificazione, si sommano i fattori demografici. La popolazione dei paesi dell’area MENA è in continuo aumento e la domanda cresce di conseguenza. La situazione macroeconomia, poi, in questa parte del mondo è sempre al limite e da almeno 15 anni molti paesi vivono in una situazione emergenziale. Anche per i paesi esportatori di petrolio, i deficit politici non rendono possibile un’equa distribuzione delle ricchezze”. “La principale differenza con il 2011”, prosegue Dacrema, “è che allora nessuno di aspettava lo scoppio delle rivolte. Ora i governi sono più preparati a contenere l’ondata”
Il rapporto della FAO
Secondo la FAO, l’Organizzazione delle Nazioni Uniti per l’alimentazione e l’agricoltura, sono circa 200 milioni le persone colpite nel 2022 da grave insicurezza alimentare. La guerra in Ucraina, secondo il rapporto rilasciato a inizio maggio, colpirà con maggiore durezza i paesi che vivono situazioni già precarie o che si trovano sull’orlo di una carestia. Secondo la FAO è necessaria “un’azione umanitaria su larga scala”.
Col passare delle settimane il conflitto sembra essere entrato in una nuova dimensione. Il nuovo scontro si combatte sul piano della “food diplomacy”, con narrazioni opposte da parte dei due schieramenti e il cibo che diventa uno strumento di geopolitica. Il numero di persone che vivono in estrema povertà, intanto, potrebbe passare da 600 a 900 milioni, e a scontare le conseguenze più dure della guerra saranno, come in Ucraina, le fasce più deboli della popolazione mondiale.