Nella giornata per ricordare le vittime di mafia, istituita dall’associazione Libera per il 21 marzo, le organizzazioni criminali internazionali rischiano di marciare sui cadaveri dei morti in Ucraina. Approfittando del conflitto per continuare ad arricchirsi come non mai.
Lo sfruttamento dei profughi
Primi obiettivi e risorse di sfruttamento sono i profughi, come racconta a true-news.it, Vincenzo Musacchio, criminologo, giurista e associato al Rutgers Institute on Anti-Corruption Studies (RIACS) di Newark (USA) e ricercatore dell’Alta Scuola di Studi Strategici sulla Criminalità Organizzata del Royal United Services Institute di Londra: “I profughi sono generalmente soggetti di nazionalità ucraina che hanno contatti o familiari nei vari Paesi europei (molti residenti in Italia) con permesso di soggiorno e con forte caratterizzazione etnica. Molti di questi profughi rischiano di finire nelle mani degli schiavisti e dei mercanti di morte. I viaggi costano più di quanto si creda. Non si hanno i soldi o non si paga, si diventa schiavi. Molti profughi diventano, spesso inconsapevoli, “corrieri della droga” che nelle loro traversate trasportano la merce fino a destinazione. Altri settori che possono vedere un coinvolgimento delle mafie italiane sono quelli del traffico d’armi e delle sostanze stupefacenti”.
L’allarme sull’intervento delle mafie nel conflitto lo ha lanciato anche Procuratore nazionale antimafia, Federico Cafiero de Raho. Che all’Ansa ha spiegato come le “mafie sfrutteranno le difficoltà del mercato e lo stesso andamento della guerra, per acquisire vantaggi, da un lato sui prodotti, dall’altro sulle armi”. “Pensiamo ai prezzi e ai prodotti che possono essere più facilmente trovati o sottratti al mercato per sviluppare la massima speculazione oppure alla possibilità di acquisire armi attraverso percorsi paralleli illegali – ha aggiunto de Raho -. La guerra in Ucraina determinerà profili di operatività della criminalità organizzata, che di certo non dovrà rispettare i canali bancari per le proprie liquidità”.
Impatto devastante sui bambini
Ma non solo. Per l’esperto Musacchio ci sono altri aspetti da considerare. Umanitari, non solo economici: “Concordo con Cafiero De Raho – e aggiungo un ulteriore fattore molto preoccupante. Ci sono tanti minori non accompagnati. Sono soli perché nessuno si occupa di loro. Chi dovrebbe occuparsene spesso lucra sulla loro vita. Le mafie purtroppo faranno affari anche su di loro. L’impatto del conflitto ucraino sui bambini è devastante. Sono vulnerabili a gravi lesioni fisiche e mentali con particolare rischio di finire vittime di armi da fuoco. Save the Children ci conferma che nel 2020, c’erano 461.000 bambini bisognosi di protezione in Ucraina. Le mafie puntano sui minori che hanno deciso di proseguire il loro viaggio in cerca di amici o parenti già stabilitisi nei paesi del nord dell’Europa, oppure nelle regioni italiane. Il timore, tuttavia, è che dietro la sparizione di tanti ragazzi si possa nascondere la mano della criminalità organizzata, sempre pronta a reclutare e sfruttare nuove leve per incrementare i suoi guadagni”.
Le mafie sfruttano le emergenze
Lo abbiamo visto con il Covid, lo rivediamo con la guerra. Ogni emergenza è per qualsiasi mafia un’opportunità di sostentamento e arricchimento. Ancora Musacchio: “In una guerra e in uno scenario post bellico c’è un affievolimento dell’ordine giuridico e sociale, per le mafie, quindi, è più facile trarre vantaggi e profitti non solo di natura economica. Le nuove mafie, e quelle russe e ucraine non fanno eccezione, ormai non sono più semplici organizzazioni criminali ma sono multinazionali che concorrono a costruire un determinato ordine economico, politico e sociale. Nel post guerra dell’Ucraina le mafie (sia la russa che l’ucraina che sicuramente non si faranno la guerra) offriranno innanzitutto tutto ciò che occorrerà per la ricostruzione e gioco forza svolgeranno funzioni di ordine economico e sociale. Le nuove mafie sanno come inserirsi, approfittando di questa situazione di crisi e di emergenza bellica. Armi e medicine sono già settori in cui le mafie fanno affari molto lucrosi. Col dopoguerra ci saranno i settori coinvolti nella ricostruzione: edilizia, trasporti, agricoltura, industria. Chi governerà l’Ucraina post bellica dovrà fare i conti con una mafia corruttrice, mercatistica e dei colletti bianchi composta da imprenditori, liberi professionisti, politici, funzionari pubblici, esponenti delle istituzioni. Le mafie sono sempre dalla parte di chi si allea con loro e le consente di fare affari e incrementare il proprio potere”.
I contatti tra mafie e Putin
Tra le alleanze, non è un segreto quella tra Putin e Semion Mogilevich, capo della mafia russa. Alleata anche con quella ucraina. A livello criminale il conflitto non esiste. “I loro capi storici il russo Sergej Michajlov, detto Michas e l’ucraino Semion Mogilevich, detto The Brain per il suo acume negli affari sono stati anche l’anello di congiunzione con chi gestiva il potere nelle loro rispettive nazioni. In un rapporto dell’FBI alla fine degli anni novanta, Semion Mogilevich fu individuato a capo di una delle cinque organizzazioni di stampo mafioso euroasiatiche. Le principali attività dell’organizzazione erano il traffico di armi, di materiale nucleare, il riciclaggio di denaro sporco,
sfruttamento della prostituzione e traffico di esseri e organi umani. Semion Mogilevich ancor oggi è ritenuto il pezzo più strategico d’affari dell’intera mafia russa con quella ucraina. I contatti tra mafie e pezzi dello Stato ormai sono comprovati in ogni parte d’Europa. Russia e Ucraina dunque non fanno eccezione”, conclude il ricercatore.