La povertà in Italia è sempre più in aumento, anche nel ricco Nord. I dati dell’Istat nell’indagine preliminare sulla situazione delle famiglie in condizioni di indigenza nel nostro Paese parlano chiaro. La povertà assoluta nel 2023 coinvolge l’8,7% delle famiglie, in aumento dall’8,5% del 2022, e il 9,8% degli individui residenti nel Paese: circa 5,7 milioni di abitanti.
Spicca, in particolare, l’aumento delle persone povere al Nord Italia: 136mila in più dal 2022 al 2023. Sul tema, True-News ha dialogato con Gian Carlo Blangiardo, statistico tra i più affermati in Italia, presidente dell’Istat dal 2019 al 2023.
Professor Blangiardo, quali sono i dati più salienti del rapporto dell’Istat sui nuovi dati riguardanti la povertà?
Mi concentrerei in particolare su due categorie. Un primo campo dove l’intensità della povertà è in aumento è quello delle famiglie con figli. Segno che in molti contesti appare sempre più difficile poter mantenere una famiglia in termini economici. Un altro discorso preoccupante è l’aumento della povertà tra i giovani. Si nota sempre di più come molto spesso la questione della povertà riguardi persone che si trovano in condizioni di fragilità nel mercato del lavoro e sono legate a prospettive previdenziali incerte. Un’altra delle disuguaglianze di cui è bene tener conto.
Come si distribuisce geograficamente la crescita della povertà?
Il dato importante è che la crescita della povertà è in questo caso meno marcato al Sud rispetto che al Nord. Dal 2022 al 2023 i poveri sono aumentati di meno al Sud, nonostante la ristrutturazione del reddito di cittadinanza. I dati parlano di un quadro differente alle aspettative negative in tal senso. La situazione è peggiorata invece maggiormente al Nord.
Come si spiega la svolta negativa al Nord?
Notiamo un impatto crescente della povertà sui lavoratori dipendenti del Nord per un fattore che appare principalmente legato alle dinamiche del costo della vita andate in scena nel 2023 a causa dell’alta inflazione. Il costo della vita, in aree di Paese che lo avevano storicamente più alto del resto d’Italia, si è ulteriormente impennato. E in un contesto che non ha visto gli stipendi stare al passo questo ha creato un problema palese.
Il risparmio privato può essere un cuscinetto contro questa crescita della povertà?
Indubbiamente il risparmio ha fornito una garanzia patrimoniale in casi di estrema necessità a molte persone. Ribadirei però il fatto che il risparmio è un’ultima risorsa a cui attingere, perché dovrebbe rappresentare una garanzia contro eventuali scenari critici. La chiave è intervenire in termini di reddito per sostenere apertamente la tenuta del sistema e evitare l’aumento della povertà nel Paese.