Sembrava spacciata. La crisi del turismo causata dalla pandemia, infatti, ha messo in ginocchio ristoranti e alberghi, eppure Airbnb, il sito che ha cambiato il volto delle vacanze negli ultimi anni, ha scelto proprio il 2020 per quotarsi in borsa a Wall Street. Il 10 dicembre scorso c’è stato il grande evento, ed è stata una giornata campale per l’azienda fondata nel 2008, che ha chiuso le quotazioni del giorno con una crescita del 120% del titolo, quintuplicando le stime d’aprile, che la valutavano a 18 miliardi di dollari. Un inizio col botto che ha portato l’azienda a una capitalizzazione di mercato (temporanea) di 108 miliardi di dollari. Dopo gli entusiasmi iniziali, la situazione si è un po’ equilibrata: in un paio di giorni, il titolo ha perso quasi il 25%, per poi recuperare ancora terreno verso la fine della scorsa settimana. Nonostante il saliscendi, i risultati si son fatti sentire: basti pensare che il crollo dopo la sbornia iniziale ha fatto evaporare cinque miliardi di dollari. Si è quindi tornati a parlare dell’ormai mitico “rischio bolla” legato al mondo digitale. Anche se Airbnb, almeno per ora, non sembra seguire le orme di un’altra realtà del mondo digitale, DoorDash (una sorta di Deliveroo diffuso negli USA), che è sbarcata in borsa pochi giorni prima di Airbnb. Pure in questo caso, infatti, Doordash è partita con il botto, per poi perdere più del 20% nei giorni successivi. Finora, comunque, Airbnb sembra essere riuscita nell’impossibile: sopravvivere – e prosperare – nel 2020.