Un recente studio dell’ISTAT ha messo in luce quanto la violenza sessista nel luogo di lavoro sia ancora un enorme problema, che è stato solo acuito dalla precarietà e incertezza causati dalla pandemia. In occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne 2020 dello scorso 25 novembre, la Fondazione Studi consulenti del lavoro ha publicato un dossier secondo cui un milione e mezzo di donne (8,9% delle lavoratrici) ha subito una molestia fisica a lavoro, mentre a subire ricatti a sfondo sessuale è stato il 7,5% (un milione e 173 mila persone), per l’assuzione e o l’avanzamento di carriera. Ricatti, molestie, aggressività e sfruttamento vero e proprio sono un fenomeno per milioni di donne lavoratrici – o aspiranti tali. Sono soprattutto le più giovani a subirle (il 2,9% per la fascia tra i 15 e i 24 anni; il 3,1% per quella tra 25 e 34 anni; il 3,3% fra le 35-44enni) ma anche il titolo di studio sembra influire in questi casi, con quasi il 4% di laureate che hanno vissuto episodi simili. Numeri, quelli che abbiamo appena visto, che sembrano fare rumore solo pochi giorni all’anno, di solito attorno all’8 marzo (la Festa delle donne) o alla citata Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, che non a caso negli ultimi anni ha avuto un’eco mediatica e politica sempre più grande. Secondo uno studio dell’Eures aggiornati a ottobre, le donne vittime di omicidio sono state 91: una ogni tre giorni. Nell’89% dei casi il contesto in cui avvengono è quello familiare, ma il mondo del lavoro e quello di internet seguono a ruota, come dimostrato dal recente caso di revenge porn che ha riguardato la maestra di Torino il cui video privato è stato condiviso su Whatsapp dall’ex ragazzo. Da qui, come sappiamo, è dilagato di chat in chat fino ad arrivare ai genitori degli allievi stessi, portando al licenziamento della professoressa. In tempi di #MeToo, scandali e “cancellazioni” mediatiche, sarebbe il momento di sottolineare come la questione della violenza e degli abusi sulle donne non sia solo un tema da campagne social e inchieste giornalistiche ma, per la stragrande maggioranza delle donne, una tragedia quotidiana. E, spesso, segreta. Personale. Perché si ha paura di parlare, ci si vergogna, o si temono le conseguenze. Occorre quindi lavorare per cambiare la cultura nel nostro quotidiano, per le persone comuni, oltre che per le star. |