Sono oltre 6mila i chilometri che separano in linea d’aria Boston e Bergamo. Una distanza enorme, certo, ma destinata a rimpicciolirsi sempre di più. L’Atalanta, squadra bergamasca che milita nel massimo campionato calcistico italiano, e che da anni delizia i suoi tifosi con un gioco spumeggiante, è infatti appena diventata americana. E questo grazie all’operazione che ha portato un gruppo di investitori guidati dall’italo-americano Stephen Pagliuca a mettere le mani su una cospicua fetta del club.
Atalanta: i soci statunitensi entrano al 55%
È il primo pomeriggio del 19 febbraio quando la società nerazzurra diffonde un comunicato ufficiale destinato a cambiare la storia della Dea. Il testo conferma le indiscrezioni uscite nei giorni precedenti e annuncia la sottoscrizione di “un accordo di partnership” tra la famiglia Percassi e alcuni investitori capitanati da Pagliuca, già Managing Partner e Co-owner dei Boston Celtics, oltre che Co-chairman di Bain Capital, uno dei principali fondi di investimento al mondo. Prende così forma l’embrionale Atalanta a stelle e strisce. L’intesa prevede l’ingresso dei nuovi soci con una quota del 55% nel capitale de La Dea Srl, mentre il restante 45% rimarrà nelle mani dei vecchi proprietari.
Atalanta, i Percassi restano alla guida del club
Prima di analizzare le ragioni di Pagliuca, vale la pena approfondire un paio di aspetti legati all’operazione. Innanzitutto, la governance sarà espressione di una partnership paritetica, con Antonio e Luca Percassi che continueranno a ricoprire le cariche di Presidente e Amministratore Delegato dell’Atalanta, e Stephen Pagliuca nominato Co-chairman del club. Inoltre, il termine più corretto da utilizzare per raccontare questa manovra non è “cessione” ma, appunto, “partnership”. In altre parole, significa che i nuovi investitori sono entrati nella famiglia bergamasca senza avere il privilegio di orientare il modus operandi della società in completa autonomia.
Atalanta, tra 2016 e 2020 risultati positivi per 129 milioni di euro
Ma perché mettere soldi senza – detto brutalmente – comandare? Basta dare uno sguardo ai recenti risultati economici registrati dall’Atalanta che, tra cessioni, partecipazione alla Champions League, piazzamenti sportivi vari e, più in generale, grazie a una gestione oculata, rappresenta quasi un unicum del panorama calcistico italiano. L’ultimo bilancio del club, risalente allo scorso 31 dicembre, ha portato con sé quasi 52 milioni di utili. E pure il 2021 dei nerazzurri – ha ipotizzato La Gazzetta dello Sport – dovrebbe chiudersi in attivo. Come se non bastasse, nel periodo compreso tra il 2016 e il 2020, la Dea ha conseguito un risultato positivo aggregato pari a 129 milioni di euro.
Atalanta, partnership per crescere su scala internazionale
Insomma, l’Atalanta è un gioiellino economico che, a differenza di tante altre squadre, non presenta conti traballanti. Ecco spiegato l’interesse degli americani, il cui obiettivo è quello di capitalizzare al meglio e al massimo il club bergamasco, non solo dal punto di vista sportivo ma anche (e verrebbe da dire soprattutto) da quello economico. Pagliuca è stato emblematico, auspicando di lavorare assieme ai Percassi “per un rafforzamento globale del marchio”, con l’intenzione di “favorire una ulteriore diversificazione e crescita dei ricavi”, permettendo alla squadra di diventare “sempre più competitiva su scala italiana e internazionale”.
Atalanta, chi è il nuovo partner Stephen Pagliuca di Bain
Senza ombra di dubbio Pagliuca, nato a Brooklyn e con studi a Duke e ad Harvard, sarà interessato allo sport. La conferma arriva dalla descrizione data dal comunicato alla sua cordata, che comprende “professionisti di primo piano con una profonda esperienza nel settore del calcio e dello sport in genere”. Il volto noto americano dell’Atalanta, inoltre, ha una quota di partecipazione nella proprietà della franchigia della Nba dei Boston Celtics. Ma oltre a questo Pagliuca è anche membro del consiglio direttivo della catena di fast food Burger King e possiede partecipazioni nella Hospital Corporation of America.
Dopo gli studi in patria Pagliuca è volato in Europa. In Olanda si è plasmato presso la Peat Marwick Mitchell &Co. nei panni di specialista in fiscalità internazionale per poi tornare negli Stati Uniti. A Boston è entrato a far parte di Bain Capital, società d’investimento con circa 155 miliardi di dollari di asset in gestione e specializzata, tra gli altri campi, in acquisizioni, venture capital, private equity,credito, public equity e immobiliare. I suoi investimenti, in pratica, toccano molteplici settori e sono presenti praticamente in tutto il mondo.
Atalanta: nuovo tassello dell’impero di Bain
Ricordiamo che Bain Capital è stata fondata nel 1984 dai soci della società di consulenze Bain & Company. Da allora, ha investito o acquisito varie aziende degne di nota tra cui AMC Entertainment, Aspen Education Group, Brookstone, Burger King, Burlington Coat Factory, Clear Channel Communications, Domino’s Pizza, DoubleClick, Dunkin’ Donuts e Warner Music Group.
La sensazione, dunque, è che Pagliuca abbia fiutato l’occasione giusta per incrementare il proprio impero economico puntando sul calcio italiano, già terra di fondi d’investimento e proprietari statunitensi. L’Atalanta potrebbe quindi essere l’ennesimo Cavallo di Troia prelevato dal pianeta calcio per far moltiplicare le entrate dei partner Usa. Del resto nel comunicato citato si parla della volontà di aumentare la notorietà del brand bergamasco anche “al di fuori dei confini europei”, oltre a “nuove collaborazioni commerciali” e gestione di “tecnologie innovative per la gestione sportiva e finanziaria” della società. I due pilastri chiave, dunque, coincidono con il rafforzamento del marchio Atalanta e con la diversificazione e crescita dei ricavi. Nella speranza che il business non offuschi lo sport.