L’avvocato giuslavorista Francesco Rotondi, Professore di Diritto del Lavoro presso l’Università Carlo Cattaneo LIUC Castellanza nonché Name Partner di LABLAW Studio Legale Rotondi & Partners è stato nominato martedì 23 maggio, su delibera del Consiglio dei Ministri, “quale componente esperto, qualificato esponente della cultura economica, sociale e giuridica, del Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro – CNEL”. Un prestigioso incarico che arriva su proposta proprio del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni.
True-News.it lo ha intervistato.
Avv. Rotondi, è recentissima la notizia della sua nomina presso il CNEL in qualità di “esperto qualificato della cultura economica, sociale e giuridica” del Paese.
Sono ovviamente molto soddisfatto ed onorato di questo incarico al consiglio nazionale dell’economia e del lavoro e spero di poter dare il mio contributo professionale e di esperienza diciamo “sul campo” oramai di oltre trent’anni.
In questo momento secondo lei quali sono le tematiche da affrontare, ovviamente in termini generali?
Personalmente, al di là di quelle che possono essere le evidenze che emergono periodicamente dalle rilevazioni mensili e non circa la situazione occupazionale, ritengo che sia giunto il momento di una riforma strutturale e strutturata dell’intero “sistema” lavoro italiano.
Un tema a lei molto caro, che ha sollevato anche recentemente durante il suo intervento al convegno Salute Direzione Nord.
Credo che l’azione continuata volta a “curare” un paziente decisamente malato, abbia fatto il suo corso. L’intervento deve riguardare il contratto di lavoro, le dinamiche delle relazioni industriali, la contrattazione collettiva, la rappresentanza e rappresentatività sindacale, la formazione. Insomma, credo si debba riscrivere il “diritto” del lavoro alla luce dei cambiamenti radicali avvenuti dal punto di vista economico di mercato e sociale.
Ritiene che il CNEL possa essere la sede nella quale portare questa istanza?
Il CNEL è sicuramente l’organo tra le cui funzioni ha anche quella legislativa oltre a quella consultiva e la storia – non solo quella italiana bensì delle costituzioni democratico-liberal del dopoguerra – insegna che il contributo può essere decisamente importante.