Perché questo articolo potrebbe interessarti? Dici RedBird Capital e pensi al Milan. Oltre al club calcistico lombardo, il fondo d’investimento americano ha nel suo portafoglio altre acquisizioni, sia nel mondo dello sport che in quello dell’entertainment. Basta unire i punti ed ecco la strategia del suo proprietario Gerry Cardinale: capitalizzare al massimo puntando sul binomio tra sport e intrattenimento. Ma i rischi non mancano. Il caso Paramount insegna…
Aveva indossato i panni del mediatore per consentire alla società di produzione statunitense Skydance Media di acquisire i due terzi delle quote di maggioranza di Paramount.
Gerry Cardinale, lo stesso proprietario del fondo d’investimento americano RedBird, a sua volta proprietario del Milan, stava per far andare in porto un’operazione dal valore complessivo di 8 miliardi di dollari.
Il fondo legato ai colori rossoneri era parte integrante del consorzio coinvolto nelle trattative. Alla fine l’affare è saltato all’ultimo: fumata nera, forse, per la deficitaria situazione economica di Paramount.
Tutto questo è però utile ad introdurre gli obiettivi dell’enigmatico RedBird e dello stesso Cardinale. Che ha puntato sul mondo dello sport per cercare di amplificare i ritorni dell’altra parte del suo impero: quello legato all’intrattenimento.
Sport e intrattenimento: il binomio di RedBird
Arrivato a Milano quasi come un marziano del calcio, Cardinale ha fin da subito fatto capire di voler valorizzare il brand Milan andando oltre il mondo dello sport.
Non è un caso che, con l’avvento del fondo americano, siano iniziate le discussioni per la costruzione del nuovo stadio dei rossoneri. L’intenzione di RedBird? Allungare l’esperienza dello stadio ben oltre i canonici 90 minuti di una partita.
In una recente intervista a Fortune, Cardinale ha definito le società sportive delle “mini Disney”. O meglio: “società d’intrattenimento per eventi dal vivo”. Ecco, dunque, la formula magica del proprietario dei rossoneri: sport entertainment.
Il fondo proprietario del Milan ai raggi X
Ma che cos’è davvero RedBird? Sul proprio sito di definisce un fondo di investimento privato focalizzato “sulla costruzione di società a rapido tasso di crescita”.
Gestisce 6 miliardi di dollari di investimenti in settori e società (gestite da altri) che comprendono beni di consumo, servizi finanziari, telecomunicazioni, media e sport.
Lo sport e l’intrattenimento, come detto, rappresentano i fiori all’occhiello della strategia di Cardinale. Una strategia volta a creare sinergie tra più ambiti complementari, così da far incrementare il valore dei singoli brand.
Per quanto riguarda lo sport, nel 2021 RedBird ha messo le mani sul 10% circa del Fenway Sports Group, proprietario del Liverpool e della squadra di baseball dei Boston Red Sox e del New England Sports Network.
Il fondo Usa controlla anche Dream Sport e On Location Experiences, due società rispettivamente impegnate nell’organizzazione di gare fantasy di cricket e nella creazione di experience dietro le quinte di grandi eventi sportivi internazionali.
Nel calcio, RedBird controlla la squadra francese del Tolosa e il citato Milan, diamante più brillante della bacheca, acquistato nel 2022 per 1,2 miliardi di euro dal fondo Elliot.
Nel giugno 2023, Cardinale è entrato a far parte di una cordata di investitori Usa con Ryan Reynolds, rilevando per quasi 200 milioni il 24% della scuderia di Formula 1 Alpine.
L’affare saltato di Paramount e il futuro del Diavolo
Paramount avrebbe dovuto essere un altro affare di rilievo da incasellare nella scuderia di RedBird (qui l’elenco completo). Così non è stato e RedBird spera adesso di non incassare una futura fumata nera anche nel dossier Milan.
Già, perché Cardinale vorrebbe trasformare il club rossonero in una sorta di franchigia americana, in una macchina attira sponsor come le squadre inglesi che militano nella Premier League (parte dei tifosi più tradizionali è già sul piede di guerra).
Missione possibile? Sulla carta la risposta è affermativa. Ma ci sono almeno tre nodi spinosi con i quali RedBird dovrà fare i conti. Il primo coincide con un non trascurabile rischio economico e finanziario: per incrementare il suo valore e qualificarsi alle competizioni europee, nei prossimi anni il Milan dovrà entrare stabilmente nelle prime quattro posizioni del campionato italiano.
Una volta nell’arena europea, i rossoneri dovranno migliorare il proprio ranking (e non sarà facile, data la concorrenza).
Il coronamento del progetto chiama in causa la costruzione dello stadio di proprietà. James Pallotta e Rocco Commisso, due imprenditori americani proprietari di altrettante squadre di calcio italiane (Roma e Fiorentina) sono fin qui rimasti impantanati nelle sabbie mobili italiane.