Le piccole aziende quotate italiane hanno retto ai colpi della pandemia: almeno atando a quanto rivela l’Osservatorio Aim di IR Top Consulting, secondo cui le società quotate sul mercato di Borsa Italiana dedicato alle Pmi “hanno reagito positivamente all’emergenza sanitaria”. Al 31 dicembre del 2020 il giro d’affari complessivo di Aim Italia è stato di di 4,9 miliardi di euro, sostanzialmente in linea con il dato del 2019 (4,98 miliardi). Nell’anno segnato dal covid-19, ha sottolineato Anna Lambiase, fondatore e ceo di IR Top Consulting, “le società Aim hanno segnato una crescita media di fatturato del 3% con diversi settori, come telecomunicazioni (+42%), chimica (+19%), tecnologia (+14%) e healthcare (+5%) che hanno sovraperformato il mercato”.
Il 48% delle società quotate sull’Aim Italia ha aumentato i ricavi
L’aumento dei ricavi, spiega il report, ha interessato il 48% delle società quotate sull’Aim Italia, che nell’11% dei casi hanno messo a segno un tasso di crescita superiore al 50%. Si tratta per la maggior parte di realtà medio-piccole: l’82% presenta ricavi inferiori a 50 milioni di euro, mentre solo il 5% realizza un fatturato superiore a 100 milioni di euro. Nel 2020, poi, quasi una società su due (49%) ha visto aumentare l’ebitda (utile prima delle imposte, ndr): di queste, il 14% ha registrato tassi di crescita superiori al 50%. Il 65% delle società quotate ha riportato un risultato netto positivo nel 2020. In media i ricavi delle aziende quotate su Aim Italia ammontano a 35,7 milioni di euro, con un ebitda medio pari a 4,8 milioni di euro. Sul fronte delle cedole, sorridono gli azionisti di 29 società, che nel 2021 hanno distribuito dividendi per un ammontare totale di 53,5 milioni di euro (contro i 68,7 milioni distribuiti nel 2020) e un dividend yield medio pari al 2,1% (2,8% nel 2020).
Il 2021 si è aperto positivamente
Il 2021 si è aperto con un andamento positivo anche sul fronte delle nuove quotazioni, che sono state 13 nel primo semestre: il dato è in crescita sia nei confronti dello stesso periodo del 2020, quando erano state 3, sia rispetto ai primi sei mesi del 2019, quando erano state 11. “La raccolta media su Aim nel primo semestre 2021 ha raggiunto 8 milioni di euro, superando il dato medio delle Ipo pre Covid-19 del primo semestre 2019 (4,9 milioni di euro) e rilevando nel primo semestre 2021 una domanda da parte degli investitori in media superiore a 3,8 volte l’offerta”, ha specificato Lambiase.
Lombardia regione traino delle quotate. Seguono Veneto e Lazio
Una nuova quotata su due ha sede in Lombardia, regione da cui proviene il 54% delle Ipo 2021 (7 società); seguono il Lazio con il 23% (3 società), il Veneto con il 15% (2 società) e l’Emilia Romagna con una società (8%). Cinque delle nuove Ipo hanno riguardato Pmi innovative; a livello settoriale la tecnologia è al primo posto con 5 Ipo, seguita dai servizi e dalla finanza con tre nuove quotazioni, e da due società del settore energetico e delle rinnovabili.
Le 13 Ipo del primo semestre 2021 hanno raccolto complessivamente 316 milioni di euro: il dato è quasi tre volte superiore rispetto alla raccolta totale dell’intero 2020 (136 milioni di euro). Nei primi sei mesi dello scorso anno, segnati dalle pesanti restrizioni introdotte per arginare la diffusione del covid, la raccolta era stata di 30 milioni di euro, ma anche nei primi sei mesi del 2019 si era limitata a 74 milioni.
“credito di imposta introdotto dal Mise va reso strutturale”
I dati fanno ben sperare, ma secondo gli esperti dell’Osservatorio servono provvedimenti per stimolare le piccole e medie imprese a sbarcare sul mercato. “Alla luce di quanto emerso pensiamo che la fiducia stia tornando, ma per sostenere una crescita duratura dell’equity capital market è necessario rendere il credito di imposta sui costi di quotazione introdotto dal Mise una misura strutturale, per favorire in maniera permanente i programmi di investimento delle Pmi”, ha osservato Lambiase. “A conferma del forte rilancio che prevediamo per il mercato, stimiamo una crescita nel 2021 del +57% in termini di capitalizzazione, con un numero di società target al 31 dicembre 2021 di 173 (+25% rispetto al 2020) e un numero totale di nuove Ipo che nell’intero 2021 si attesterà a 35, rivestendo un ruolo fondamentale nella struttura dei mercati azionari nazionali, anche a seguito dell’operazione di integrazione di Borsa Italiana con Euronext”.
*di Chiara Merico