Perché leggere questo articolo? La Bce conferma i tassi e le prospettive dell’economia europea, nonostante le nuove difficoltà, non sembrano più cupissime. Vediamo tutti gli scenari.
L’inflazione continua a essere un tema caldo, la ripresa economica ristagna, la Bce ha tenuto stabili i tassi e l’incertezza regna sovrana, complice la crisi tedesca, ma per l‘economia europea l’idea di un prosieguo del pessimismo cronico dello scorso non è scontato. Sono queste le dinamiche principali che interessano il Vecchio Continente nel primo scampolo di 2024.
L’Europa tra speranze e incertezza
Permangono elementi di instabilità: gli attacchi dei ribelli Houthi alle navi che percorrono le rotte commerciali nel Mar Rosso hanno interrotto le catene di approvvigionamento globali, causando un allungamento dei tempi di consegna dei produttori sull’asse Asia-Europa per la prima volta in un anno, ha sottolineato S&P Global in una recente ricerca. E ciò ha contribuito a un temporaneo rimbalzo dei costi di produzione. Il motore d’Europa, la Germania, è in recessione. Nel Vecchio Continente è tornato il Patto di Stabilità e, complice il solipsismo germanico, soffia di nuovo il vento austeritario.
Ma guardando al mercato industriale europeo i dati che comunicano le mosse dei responsabili degli acquisti delle major del Vecchio Continente hanno alimentato le speranze di una ripresa dell’economia dell’eurozona segnalando il calo più contenuto dei nuovi ordini dallo scorso giugno a inizio anno. Nell’ultima rilevazione, nota il Financial Times, “l’indice flash composito dei responsabili degli acquisti dell’Eurozona di S&P Global , una misura dell’attività delle imprese di tutto il blocco, è salito al massimo di sei mesi di 47,9, rispetto a 47,6 del mese precedente”.
La Bce inizia a comunicare fiducia
Questo si somma a “un leggero aumento dei livelli occupazionali e un miglioramento delle prospettive generali per il prossimo anno”. La Bce, nella riunione della scorsa settimana, ha mantenuto il tasso di interesse di riferimento invariato al livello record del 4% non ritenendo essere ancora maturi i tempi per un taglio. Ma al contempo. ha segnalato che l’inflazione stava scendendo in linea con le sue aspettative.
Christine Lagarde è tornata a usare parole fiduciose per i successi della campagna anti-inflazione. E sul tema True-News ha raccolto l’opinione di Sandra Rhouma, VP-European Economist di AllianceBernstein, la quale dichiara: “la linea comunicativa utilizzata è stata nel complesso molto più ‘dovish’ considerando l’approccio più da falco espresso dall’inizio dell’anno dai membri del consiglio per contrastare le aspettative del mercato su un imminente taglio dei tassi”.
Per Rhouma “i dati di dicembre non erano sufficienti per aprire a un taglio dei tassi nella riunione di questo mese. Tuttavia, l’evoluzione sta iniziando a dare ragione alle colombe”. Ovvero a coloro che dichiaravano che nella sua stretta sul costo del denaro la Bce avesse corso forse troppo avanti accelerando in un anno e mezzo il giro di vite dopo aver tenuto il denaro a zero e dintorni per un decennio.
La Bce tra tassi e “greedflation”
In questo contesto, “il Consiglio direttivo ha riconosciuto i continui progressi nel calo dell’inflazione sottostante” su cui è stata gradualmente recepita anche da volti di spicco dell’Eurotower come la tedesca Isabel Schnabel la visione della presenza di una componente di inflazione alimentata dalla fame di profitto delle corporations di settori come energia, finanza e farmaceutico che, dal Covid-19 in avanti, ha contribuito a alimentare il costo della vita.
L’inflazione e la sua componente da profitto (greedflation) è affrontabile solo con un set complesso di misure che uniscano politiche monetarie e fiscali dei governi nazionali. Ora, nota Rhouma, “la trasmissione della politica monetaria è ancora considerata robusta, nonostante i recenti risultati della Bank Lending Survey mostrino che l’inasprimento delle condizioni finanziarie ha toccato il fondo ed è ora in fase di attenuazione”.
Il futuro dell’Europa
Quali prospettive si aprono per l’Europa? La sensazione, per l’analista di AllianceBernstein, è che “sarà la riunione di marzo ad aprire il dibattito sul possibile taglio dei tassi, sempre in base all’andamento dei dati, come ribadito dalla Presidente Lagarde. Nel solo primo trimestre e prima della riunione di marzo, ulteriori dati soft e hard, tra cui l’inflazione di febbraio, confermeranno probabilmente le osservazioni” ottimistiche dell’ultima riunione.
La sensazione è che la Bce “inizierà il suo ciclo di tagli durante l’estate, non prima. Anche se “i dati di riferimento della Bce potrebbero probabilmente consentire un taglio già ad aprile, il mercato sembra sordo di fronte alla volontà di Francoforte di rinviare i tagli dei tassi”. Nel frattempo, l’Europa deve assestarsi di fronte alla combo tra crisi tedesca, disruption delle catene di fornitura e ritorno delle regole fiscali. L’economia reale dovrà cercare il suo equilibrio e la Commissione Ue e i governi evitare scelte irragionevoli sul fronte dell’irrigidimento delle censure di bilancio su politiche di investimento e crescita. La Bce dovrà governare questo equilibrio. Trovandosi di fronte, finalmente, alla possibilità di orientare, e non subire, le dinamiche inflattive sarebbe un problema non sfruttare la finestra d’opportunità.