Perché leggere questo articolo? Il vino è patrimonio culturale ed economico italiano. Secondo una recente ricerca genera un Pil paragonabile a quello del settore sportivo, calcio incluso. E per il ministro Lollobrigida “L’Italia senza il vino sarebbe una Nazione più povera”. Si continua così a celebrare una sostanza che, a tutti gli effetti, è psicotropa e crea dipendenza. Ed il cui abuso provoca migliaia di morti all’anno. Un approccio radicalmente diverso rispetto ad un’altra sostanza che per molti versi provoca meno danni ma è invece ancora considerata tabù: la cannabis
Un’Italia senza vino? Immagina, (non) puoi. Il nostro Paese infatti ne è del tutto dipendente, a livello culturale, ambientale e soprattutto economico. In caso di scomparsa della filiera vinicola si perderebbe l’1,1% del Pil nazionale, quasi quanto l’1,3% generato dal settore sportivo, calcio compreso. Ne consegue, quindi, che un’Italia senza il vino sarebbe come un’Italia senza sport: un danno inimmaginabile. Se togliessimo la viticoltura dal Belpaese, 303 mila persone rimarrebbero senza lavoro, il saldo commerciale del settore agroalimentare scenderebbe del 58%, con una perdita annua di 45,2 miliardi di euro e un valore aggiunto di 17,4 miliardi. A dirlo è lo studio dell’Osservatorio Uiv-Vinitaly dal titolo Se tu togli il vino all’Italia. Un tuffo nel bicchiere mezzo vuoto. Un’indagine distopica che immagina un’ipotetica privazione di quella che viene considerata come la “bevanda del Dna italiano”, per metterne in luce l’assoluta importanza e necessità per il nostro Paese.
Vino e alcol esaltati, cannabis demonizzata
“L’Italia senza il vino sarebbe una Nazione più povera”. Lo ho affermato anche il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida a Vinitaly, il salone internazionale del vino e dei distillati a Verona. Il trionfo dell’esaltazione del vino, è stato però interrotto da un’imprevista protesta pro cannabis dell’associazione Meglio Legale. “Cannabis legale come il vino“, è questo l’appello che rivendica la legalizzazione della droga leggera come strumento per combattere la criminalità legata allo spaccio. L’incursione è stata breve, ma il messaggio è arrivato forte e chiaro.
In Italia si demonizza la cannabis mentre si considera parte della nostra cultura il vino. Ed effettivamente questa bevanda rappresenta l’identità italiana nel mondo, prodotto cardine del Made in Italy e propulsore del turismo enogastronomico. Componente fondamentale della dieta mediterranea, con effetti positivi sulla salute se consumata con moderazione. Ma nonostante tutti i benefici che apporta, è a tutti gli effetti alcol, ovvero sostanza psicotropa che crea dipendenza come la cannabis. Se la prima, però, è legale pur provocando circa 4000 morti l’anno in Italia, la seconda invece è proibita senza che causi decessi e anzi presenti proprietà terapeutiche.
Legalizzazione cannabis: l’Italia si divide
In Italia consumare e possedere marijuana è ancora illegale, ma il tema polarizza i partiti. A sinistra si lotta per legalizzare, a destra per impedirlo. Il via libera dei tedeschi all’uso ricreativo dell’erba ha spinto gli esponenti di Alleanza Verdi Sinistra e di +Europa a rilanciare la battaglia pro cannabis, contro le misure proibizioniste della destra, secondo cui persino l’erba light rappresenta una dipendenza da evitare e da vietare. Perchè legalizzare il consumo di questa droga aumenterebbe la criminalità e diffondendo l’uso di stupefacenti, a danno della salute degli italiani. Proprio la presunta pericolosità della sostanza è tra le principali tesi a sostegno delle politiche proibizioniste. Una condanna più che altro ideologica, dato che il numero di morti legati alla cannabis è pari a zero.
Indubbiamente l’abuso di questa sostanza, in quanto psicotropa, non fa bene. L’erba genera dipendenza ed assuefazione e ha effetti sul sistema nervoso. Proprio come l’alcol. Continuare a vietarla però induce gli Stati a spendere denaro pubblico nelle politiche di repressione, disinvestendo su quelle di prevenzione e riduzione del danno. Per i pro cannabis infatti la legalizzazione comporterebbe parecchi vantaggi economici, giudiziari e di salute. Primi fra tutti, il contrasto al narcotraffico e l’uso terapeutico.
L’alcol, un mare di danni
Secondo l’OMS, l’alcolismo è a tutti gli effetti una piaga sociale che provoca circa il 6% dei decessi a livello globale. L’alcol, sostanza tossica, cancerogena e antinutriente, è infatti la causa di oltre 200 patologie e della morte di oltre 3 milioni di persone all’anno in tutto il mondo. Di cui 4000 solo in Italia, dove il 13% degli incidenti stradali è legato proprio alla guida in stato d’ebbrezza. Ma nonostante numeri così drammatici, l’alcol è legale quasi ovunque. E nessuno pensa che bandirlo possa contrastarne l’uso, come dimostra il proibizionismo degli Stati Uniti durante gli anni Trenta. Bere piace e si continuerà a farlo. Gli Stati ne hanno preso consapevolezza, decidendo di regolamentare la sostanza e consentendo quindi adeguati controlli di qualità. Oltre a creare campagne informative per prevenirne l’abuso e a prevedere appositi protocolli medici e sanitari in caso di dipendenza.
Tra vino e cannabis: la soluzione non è il proibizionismo
Nonostante i morti, le patologie e i rischi che provoca, l’alcol è legale. Ed è giusto così. Se si proibisse, si favorirebbe il contrabbando e la criminalità senza poter avere controllo sulla qualità e sicurezza del prodotto. Proprio come succede per il commercio della cannabis, che però continua ad essere illegale. In ogni caso, resta ancora molto da fare per educare a un consumo consapevole sia di erba che di alcolici. A dimostrazione che più che di politiche proibizioniste, c’è bisogno di serie campagne educative di informative, prevenzione e moderazione.