Perché leggere questo articolo? Quattordici scienziati italiani di spessore internazionale sono i primi firmatari di una lettera-appello in difesa del Servizio Sanitario Nazionale. L’8 per cento del Pil alla Sanità, ahinoi, resta un miraggio. La conferma arriva dagli ultimi aggiornamenti sul fronte economico.
“Salvate la Sanità pubblica italiana“. Inizia così l’appello che porta come primi firmatari 14 scienziati italiani tra i più prestigiosi nel mondo. Luminari come il premio Nobel Giorgio Parisi, il Presidente dell’ISS Franco Locatelli e l’immunologo Alberto Mantovani. I toni sono pacati, ma il messaggio è durissimo. La preoccupazione dei luminari nei confronti del Servizio Sanitario Nazionale è più che lecita e ben motivata. “La vera emergenza è adeguare il finanziamento del SSN agli standard dei Paesi europei avanzati (8% del PIL), ed è urgente e indispensabile, perché un SSN che funziona non solo tutela la salute ma contribuisce anche alla coesione sociale”. Una soglia agognata, ma che allo stato attuale delle cose resta utopia.
Otto per cento alla Salute? Ma magari!
Partiamo dalle ultime cifre decise per il finanziamento al Servizio sanitario nazionale. La legge di Bilancio per il 2024 ha stanziato per questa voce di spesa 3 miliardi di euro in più per quest’anno, 4 miliardi per il 2025 e 4,2 miliardi per il 2026. L’Ufficio parlamentare di Bilancio, un organismo indipendente che vigila sui conti pubblici italiani, ha calcolato che il finanziamento complessivo per la sanità, considerando anche gli stanziamenti precedenti, arriverà a 134 miliardi di euro nel 2024, a 135,4 miliardi nel 2025 e 135,7 miliardi nel 2026.
È vero che in valore assoluto questi numeri sono i più alti mai raggiunti. Ma la cifra assoluta del finanziamento al Servizio sanitario nazionale è in crescita costante da vent’anni, con rare eccezioni. E in alcuni anni ci sono stati aumenti anche più alti di quelli introdotti dal governo Meloni. Questi numeri sono espressi in termini nominali, non reali, quindi non tengono conto dell’inflazione. Se si considera l’aumento medio dei prezzi, cresciuti molto negli ultimi due anni, gli incrementi decisi dal governo Meloni – seppur consistenti – sono meno ingenti rispetto ad alcuni aumenti approvati in passato.
Def: il governo guarda al rapporto Pil/deficit, non alla Salute
Durante la discussione alla Camera della Manovra, Schlein ha replicato a Meloni proprio dicendo che il valore della spesa sanitaria sta calando in rapporto al Pil. È vero. Nel 2022 la spesa sanitaria aveva raggiunto un valore pari al 6,7 per cento del Pil, percentuale scesa al 6,6 per cento nel 2023, al 6,4 per cento nel 2024 e 2025 e al 6,3 per cento nel 2026. In questo campo comunque il Partito Democratico non ha meriti straordinari da rivendicare.
La nuda e cruda realtà su quello che il nostro governo può effettivamente fare ci si è parata dinnanzi agli occhi nelle stesse ore dell’appello dei 14 scienziati. La crescita del Pil dovrebbe scendere al +1 per cento, il deficit sotto il 4,5 per cento. Lo ha fatto sapere Giancarlo Giorgetti, che prevede dalla Commissione europea una procedura per disavanzo eccessivo. Conti amari per il ministro dell’Economia. Il Documento di economia e finanza, che sarà presentato la prossima settimana al Consiglio dei ministri, prevede di portare il rapporto deficit/Pil al 4,5%, rispetto al 7,2% dell’anno scorso. Questa è la vera percentuale con cui il governo dovrà interfacciarsi. Purtroppo non quella della spesa sulla Sanità. Sia in percentuale che in numeri assoluti, la soglia dell’otto per cento del Pil resta utopia.
Quanto significherebbe l’8% del Pil in Sanità
Cosa significa nel concreto spendere l’8% del Prodotto interno lordo sulla Sanità? Una bella iniziativa, difficilmente realizzabile. Per trasformare l’attuale spesa – 6,6 per cento, 134 miliardi – nel 8% occorre un extragettito di 21 miliardi. Mantenendo il Pil invariato – e c’è il rischio che, con l’attuale congiuntura economica globale in chiaroscuro, la previsione sia ottimista – servirebbe una spesa da oltre 155 miliardi di euro per arrivare al fatidico 8 per cento. Per avere un confronto, nell’attuale Legge di Bilancio il governo è riuscito a stanziare 3 miliardi aggiuntivi per la Sanità. Dopo una serie di correttivi lacrime e sangue, oltre a estenuanti discussioni. Ora, per accontentare la (legittima) richiesta di Schlein ne servirebbero sei volte tanti.