Perché potrebbe interessarti? Iniziato l’iter ufficiale della Legge di Bilancio. Ma per domani è atteso il maxiemendamento del governo e poi a tappe forzate per arrivare all’approvazione in commissione entro lunedì. Il clima nella maggioranza non è idilliaco e in Transatlantico c’è chi manifesta il proprio disappunto.
Una manovra sempre più complicata, che nei fatti si sta rivelando una corsa a ostacoli peggiore di quanto immaginato. “Stallo”, è la parola che rimbalza nei corridoi della Camera. Dove si sta giocando la partita decisiva, sebbene le decisioni finali saranno assunte a Palazzo Chigi. Un ruolo chiave è ricoperto dal sottosegretario Alfredo Mantovano che sta gestendo il dossier, soprattutto nelle ore in cui la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, è impegnata al Consiglio europeo. A Bruxelles deve tranquillizzare i partner.
Il governo è alle prese con una serie di problemi che aumentano il nervosismo nei partiti di maggioranza
Al netto dell’esercizio di ottimismo, il governo è alle prese con una serie di problemi che aumentano il nervosismo nei partiti di maggioranza. Lo scivolone in commissione Bilancio di ieri, quando durante l’esame mancavano i tre relatori e il sottosegretario era collegato in video in modalità oscurata, è sintomatico di una quadra difficile da trovare. E gli umori raccolti da True-news in Transatlantico sono una conferma: «Ci siamo un po’ incartati, ma dopo questo passaggio (l’approvazione della Legge di Bilancio, ndr) la situazione potrebbe non essere più la stessa», spiega una fonte interna a Forza Italia, a microfoni rigorosamente spenti.
Proprio il partito di Silvio Berlusconi sta per ottenere i due risultati fissati: l’aumento delle pensioni minime per chi ha più di 75 anni e lo sgravio di 8mila per l’assunzione degli under 35. Dal ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, è giunto l’impegno a trovare una soluzione. Solo che occorre individuare le risorse: i 400 milioni di euro messi a disposizione del Parlamento sono insufficienti per venire incontro a tutte le esigenze. Per questo si stanno riaprendo altri capitoli da cui si punta a fare cassa, su tutti il Reddito di cittadinanza visto come una sorta di bancomat.
Rumors dal Transatlantico: “La manovra sta riportando qualcuno sulla terra”
«La manovra sta riportando qualcuno sulla terra», si mormora in uno dei capannelli che hanno popolato il Transatlantico nelle ultime ore. Nessuno, nella maggioranza, vuole gettare benzina sul fuoco a taccuini aperti nella consapevolezza che bisogna procedere rapidamente per evitare l’esercizio provvisorio che sarebbe un duro colpo all’immagine del centrodestra. Ma rappresenterebbe un problema generale per il Paese in termini di credibilità.
«Di questo passo in esercizio provvisorio ci finiamo senza nemmeno che facciamo ostruzionismo…», ironizza un deputato del Partito democratico sui problemi che sta incontrando il percorso della manovra. E anche il leader di Italia viva, Matteo Renzi, che ha assunto un basso profilo nel contrasto all’esecutivo, ha lanciato un affondo: «Il governo sulla Legge di Bilancio è in alto mare. Oggi siamo al 15 dicembre e non si vota ancora». Da qui una sottolineatura sull’iter: «C’è un monocameralismo di fatto perché ormai della legge di bilancio si fa una sola lettura», riferendosi ai casi più recenti con il Conte bis e con Draghi.
Lo spauracchio dell’esercizio provvisorio resta sullo sfondo
Certo, da qualche ora sono iniziate le votazioni dei primi emendamenti in commissione Bilancio. Si tratta, comunque, di una sorta di riscaldamento in vista della corsa attesa nei prossimi giorni. Entro domani pomeriggio, infatti, è necessario che il governo rimetta mano al provvedimento; inviando alla Camera il cosiddetto maxiemendamento, la versione ritoccata della Legge di Bilancio che sarà esaminata nel weekend in commissione a Montecitorio.
Stando a quanto specifico, infatti, il via libera deve arrivare nella giornata di lunedì. Questo per fare in modo che martedì 20 dicembre, come da calendario, la manovra possa approdare in Aula; ma con un margine di intervento molto ridotto. Il governo potrebbe porre la prima questione di fiducia sul testo per garantire che sia licenziato da Montecitorio prima di Natale, così da spedirlo subito al Senato che se ne occuperà dal 27 dicembre fino a Capodanno. Detta così sembra tutto facile. Solo che di mezzo ci sono quegli scogli da superare già menzionati. Con lo spauracchio dell’esercizio provvisorio che resta sullo sfondo.