Ci sono aziende italiane che hanno vissuto, nella loro storia, una corsa importante senza mai essere pressate dall’esigenza di dover immaginare il futuro, ma poi chiamate da un momento all’altro a scegliere tra bivi fondamentali. Mapei è una di queste.
Mapei: il Sassuolo è solo l’ultimo miracolo
Dici Mapei e pensi subito al Mapei Stadium, tana del Sassuolo, squadra che milita nella massima serie italiana calcistica e che, nel corso delle ultime stagioni, ha plasmato i prossimi campioni di domani. Il miracolo neroverde è stato possibile grazie a un’organizzazione meticolosa, ma il deus ex machina del successo del piccolo club emiliano ha un nome e un cognome ben precisi. Stiamo parlando di Giorgio Squinzi, ex amministratore unico di Mapei, azienda fondata dal padre Rodolfo nel 1937, ed ex patron della squadra di ciclismo della Mapei e del citato Sassuolo.
Mapei, 83 sedi di produzione in tutto il mondo
Squinzi, scomparso nel 2019, è riuscito a dare una svolta all’azienda di famiglia entrandovi nel 1969, dopo la laurea in Chimica Industriale presso l’Università Statale di Milano. L’azienda è oggi leader nel settore dell’edilizia e abbraccia ormai tutto il mondo. Mapei si presenta oggi con un portafoglio di 83 sedi di produzione e circa 11mila persone distribuite nei cinque continenti, acquisite in sei decenni di internazionalizzazione.
Mapei: i pilastri sono innovazione e ricerca
L’innovazione e la ricerca sono i due pilastri del gruppo, nel frattempo cresciuto a livello globale. Nel corso degli anni, infatti, Mapei ha acquisito aziende in tutto il mondo, tra cui una cementeria in Polonia, la Gorka Cement, un’industria estrattiva di sabbia pregiata in Italia, la VA.GA., un produttore tedesco di materiali bituminosi, la Rasco Bitumentechnik e la Productos Bronco S.A., specializzata nella produzione di impermeabilizzanti, sigillanti e finiture. Grazie alla realizzazione di prodotti utili a risolvere varie esigenze del mondo edilizio, come additivi, adesivi e membrane liquide, Mapei ha contribuito alla costruzione di progetti infrastrutturali sparsi in tutto il mondo.
La lista è lunghissima, ma possiamo citare la fornitura di additivi Mapei per il Golden Bridge, a Da Nang, in Vietnam, la fornitura di prodotti per il recupero delle facciate per l’hotel The Ritz Carlton di Miami e le pavimentazioni in resina e a base cementizia del Daxing International Airport di Pechino, in Cina.
Addio a Squinzi: lo spartiacque del 2 ottobre 2019
Ebbene, per Mapei la data del 2 ottobre 2019 ha segnato uno spartiacque che ha costretto l’azienda a trovarsi immediatamente chiamata a pensare il futuro. Quel giorno, dopo mezzo secolo di presenza ai vertici, la morte di Giorgio Squinzi privò Mapei del suo nume tutelare. Squinzi, fautore del motto “famiglia povera, azienda ricca”, non distribuiva dividendi, teneva Mapei lontana dalla Borsa, non vide mai un bilancio chiuso in perdita, non licenziò mai per ragioni d’organico; col suo lavoro aveva trasformato per la prima volta in un brand il settore dell’ausilio all’edilizia e all’impresa e si era profuso anche come “mecenate” principalmente grazie alla sua passione per lo sport.
I figli Marco e Veronica Squinzi affrontano la tempesta
La morte di Squinzi senior e la di poco successiva pandemia, con la destrutturazione delle catene del valore e il blocco delle imprese committenti in giro per il mondo hanno messo subito nella tempesta la gestione dei figli del capostipite, Marco e Veronica Squinzi. 3,4 miliardi di euro di ricavi e 220 milioni di utile sono stato il biglietto da visita della nuova governance in un anno difficile, a cui è succeduto un consolidamento volto a esplorare nuovi business e affrontare la sfida del caos economico globale nell’era dei rincari, dell’inflazione, della crisi delle materie prime.
Mapei: l’obiettivo ora è diversificare
Perso il tocco magico di Giorgio Squinzi, la nuova leadership aziendale vuole diversificare, innovare e portare nel XXI secolo quei rami della cultura d’impresa che erano rimasti ingessati. L’esistenza, in seno all’azienda, di diverse culture aziendali legacy, di modalità lavorative disomogenee e di una miriade di strutture e di piattaforme, sviluppate a livello locale, che non potevano essere standardizzate è stata affrontata con un ampio progetto di digitalizzazione rispettando l’esigenza di centralizzare i processi con la necessità altrettanto forte di lasciare alle sedi locali l’autonomia e l’agilità che all’azienda portavano valore e conoscenza della base di clienti.
Il nuovo core business: un’impresa chimica capace di fare ricerca e sviluppo
Mapei, al contempo, sta investendo per nuovi impianti e nuovi stabilimenti così da spostare gradualmente il suo core business verso quello di un’impresa chimica capace di fare ricerca e sviluppo. Il laboratorio centrale si trova a Milano e, ha dichiarato Marco Squinzi a Industria Italiana, “coordina tutti gli altri, nel mondo, a partire dai 5 italiani. Tra i più importanti ci sono quelli nord Americani: a Laval, in Canada e in Usa, tra Fort Lauderdale e Wildwood, in Florida. In Usa abbiamo ancora un centro di ricerca in Texas che lavora alle colle e ai sigillanti e uno a Calhoun, in Georgia dedicato agli adesivi acrilici e SBR. La logica è sempre la stessa: stare in prossimità di partner e clienti”, con una logica di internazionalizzazione.
Mapei complessivamente vanta 31 centri di ricerca in 21 paesi nel mondo e il 13% del fatturato nel 2020 è rappresentato da prodotti le cui formulazioni hanno meno di 3 anni di vita, e che vanno dagli additivi per i calcestruzzi speciali utilizzati nel cantiere del Ponte San Giorgio a Genova alla nuova, insospettabile, frontiera dell’alimentare: Mapei attraverso la controllata Vinavil produce resine che sono alla base dei chewing gum e del coating per i formaggi.
Mapei, futuro da big corporate o legame con i territori?
Occhi puntati, per il futuro, sui grandi piani di sviluppo infrastrutturale che si apriranno dal Nord America all’Asia, dall’Africa all’Europa continentale e ai cui cantieri Mapei può offrire sostegno. Ma al tempo stesso molte cose andranno capite: l’azienda con cuore a Sassuolo vorrà fare il grande passo verso la natura di big corporate, magari preparando lo sbarco in Borsa? Si cercherà una sinergia con attori internazionali e capitali esterni? Come unire la vocazione ai territori con la dipendenza da settori che, in Italia, sono altalenanti come l’edilizia? E infine, come accelerare la natura di compagnia dedita all’innovazione con acquisizioni e strategie di vario ordine?
La nuova leadership si sta rendendo conto che le basi gettate da Giorgio Squinzi sono ottime, e vanno riadattate a un mondo che è cambiato rispetto all’era rampante della Ricostruzione. Ma presto verrà il momento di vere scelte strategiche. Bivi decisivi per cui il consiglio di Squinzi senior non ci sarà e che mostreranno il peso manageriale della nuova generazione.