Perché leggere questo articolo? Dopo tre anni e tre governi abbiamo, forse, finalmente un dato. Emerge finalmente il documento sui costi del Superbonus. E’ un buco da 170 miliardi. Biagio Mazzotta, il Ragioniere Generale dello Stato, da mesi accusato di essere il responsabile del disastro finanziario, potrebbe venire “punito” con la nomina alla Presidenza di Ferrovie dello Stato.
E’ arrivato il momento della verità, forse. Ci sono voluti tre anni e tre governi: Conte, Draghi e Meloni – quello che lo ha voluto, quello che non lo ha toccato e quello che non lo ha arginato. Adesso, forse, abbiamo finalmente il dato che aspettavamo. Il Superbonus è una voragine da 170 miliardi. Questo attesta un documento dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio. Un report di 49 pagine che mostra l’ammontare della voragine chiamata Superbonus. Qualcuno pagherà per questo. Biagio Mazzotta, Ragioniere dello Stato, dopo tre anni verrà “punito”. Con la Presidenza di Ferrovie dello Stato. Stipendio: 238 mila euro all’anno.
Il documento inchioda Mazzotta sul superbonus
La sintesi emerge, impietosa, già nelle prime pagine delle quasi 50 del documento. La “Memoria della Presidente dell’Ufficio parlamentare di bilancio sul DL 39/2024 (agevolazioni fiscali edilizia)” è inesorabile. Al suo interno emergono gli allarmi inascoltati, le norme bocciate, quelle da riscrivere, gli scostamenti nella spesa, le interlocuzioni interne. Quindi l’accusa: il Ragioniere del buco che al 1 marzo 2024 arrivava a 170 miliardi. Si punta il dito sul responsabile del buco. Con nome e cognome: Biagio Mazzotta.
Il Ragioniere Generale dello Stato, però, non ci sta. Oggi iniziano le audizioni parlamentari sul Def, il Documento di economia e finanza appena approvato dal governo. Un Def monco, congelato, fermo ai numeri di settembre, con il solo quadro tendenziale. Una decisione politica che Mazzotta non ha condiviso fino in fondo. Ma che ha subito, senza poterla raccontare: in audizione non è previsto. Sul Superbonus, invece, darà battaglia.
Il braccio di ferro tra Governo e Ragioneria
Biagio Mazzotta è pronto a rispondere al Parlamento. Non era mai successo che un Ragioniere generale dello Stato saltasse a metà mandato. Non era mai successo prima che gli fosse addossata, a lui solo, la croce di una misura come il Superbonus condivisa da tre governi, due Parlamenti, la quasi totalità dei partiti. Prepara la sua contro-memoria per difendersi dalle accuse di incompetenza. Un documento che rischia di trascinare far cadere altre teste. E che quindi potrebbe salvare la propria.
Mazzotta non ha più la fiducia del ministro e adesso c’è una relazione, un documento che, senza nominarlo, condanna il Ragioniere. E’ dell’Upb, l’Ufficio parlamentare di bilancio, l’organismo indipendente che vigila sui conti pubblici. E’ la prima “memoria” sulla più grande truffa della “storia della Repubblica”, definizione di Mario Draghi, ed è spietata. Il documento è del 18 aprile. E’ a firma della presidente dell’Upb ed è stato presentato alla commissione Finanze e Tesoro del Senato. Il Superbonus è pesato “marcatamente sui conti pubblici degli ultimi anni, lasciando anche una pesante eredità sul futuro”. Mazzotta è di fatto sfiduciato, ma mandarlo via non sarà semplice.
La difesa di Mazzotta smontata da Upb
L’apologia di Mazzotta passa dallo scarica barile. A volere il Superbonus era la politica: tutti i partiti hanno sempre difeso questa norma sciagurata. L’altra giustificazione avanzata dalla Ragioneria è che il fenomeno Superbonus fosse “imprevedibile”. Su questo punto l’Upb offre una spiegazione opposta: è stato previsto male. Un’agevolazione nuova si è misurata con strumenti superati.
A pagina otto del documento sta scritto che “per la valutazione degli oneri veniva richiamata la Relazione tecnica della norma originaria relativa all’ecobonus”. E’ una lingua cara al ragionier Mazzotta solitamente usata per bocciare provvedimenti di governo. Ancora, l’Upb: “Il Superbonus, tuttavia, risultava sensibilmente differente dalle agevolazioni di cui si conoscevano gli effetti”. L’aliquota al 110 per cento, unita alla cessione illimitata del credito, ne faceva un mostro completamente diverso dai vecchi bonus al 65 per cento.
La punizione: da Ragioniere a Presidente Fs
Qual è dunque il progetto del governo per la “cacciata” del Ragioniere? Promoveatur ut amoveatur. Mazzotta sarà punito con la Presidenza di Ferrovie dello Stato. La sua buonuscita, dopo cinque anni di onorato servizio ad altrettanti anni dal termine previsto del mandato, è stellare. La presidenza di Ferrovie è un posto di rilievo, anche se quasi irrilevante. Problema di secondo piano se si guarda allo stipendio: 238 mila euro all’anno.