Perché leggere questo articolo? I 100 milioni che l’Italia stanzierà alla Tunisia sono una goccia degli oltre 5 miliardi che il Piano Mattei di Meloni prevede per l’Africa
La quarta visita in un anno, sempre “bussando coi piedi”. Ancora una volta, ancora di più, Giorgia Meloni porta in dote alla Tunisia di Kais Saied, ormai dominus incontrastato del Paese dirimpettaio, una dote da 105 milioni di euro. Un tesoretto significativo per avviare progetti di cooperazione e per disincentivare gli sbarchi. Eppure, i 200 milioni che in totale ha scucito complessivamente nelle quattro visite rappresentano una goccia dell’ammontare complessivo del Piano Mattei per l’Africa. Parliamo di oltre 5 miliardi di euro.
Gli oltre 5 miliardi di Meloni per l’Africa
Nonostante la vicinanza geografica, infatti, la Tunisia è stata sinora destinataria di una piccola parte dell’ammontare del famigerato Piano Mattei di Meloni per l’Africa. L’ambizioso progetto di “cooperazione interessata”, sulla carta, mobiliterà un totale superiore ai 5,5 miliardi di euro tra crediti, operazioni a dono e garanzie. Circa 3 miliardi saranno garantiti dal Fondo italiano per il Clima, mentre altri 2,5 miliardi verranno dal Fondo per la Cooperazione allo sviluppo.
In occasione del vertice Italia-Africa al Senato, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha svelato i punti principali dell’ormai celebre Piano Mattei, che ha l’obiettivo dichiarato di stabilire “un nuovo partenariato tra Italia e Stati del Continente africano”. Un programma nato dalla necessità di contrastare l’emergenza immigrazione e di stabilizzare i Paesi dell’area, anche con il coinvolgimento diretto dell’Ue. Basato sulla ricerca di un crescente posizionamento dell’Italia sull’energia, il contrasto al terrorismo, il potenziamento della democrazia, la crescita dei commerci e degli investimenti.
Il vero “piano” dell’Italia in Tunisia
Oltre al Piano Mattei, Meloni porta avanti una serie di progetti ad hoc in Africa. Ad esempio, in Tunisia, lontano dai riflettori, il nostro paese porta avanti il progetto Elmed. È questo il nome dato al cavo sottomarino di collegamento elettrico che nei prossimi anni dovrebbe interconnettere le coste tunisine con quelle siciliane. Il primo via libera al progetto è arrivato nel dicembre 2021, grazie alla sottoscrizione di un accordo intergovernativo tra Italia e Tunisia. L’intesa riguarda, da parte italiana, la società Terna mentre da parte tunisina l’omologa Steg.
L’iter è poi andato avanti nei mesi successivi. Nello scorso mese di dicembre, è arrivato il benestare della commissione europea alla costruzione del cavo. Sempre nello stesso mese, il ministero dell’Ambiente ha ufficialmente avviato il definitivo procedimento autorizzativo. I costi dell’opera dovrebbe ammontare a circa 850 milioni di Euro, 307 dei quali finanziati dal fondo dell’Unione Europea destinato al potenziamento delle infrastrutture energetiche. Un elemento quest’ultimo particolarmente rilevante: è la prima volta infatti che Bruxelles finanzia opere non interne alla comunità ma frutto di intese tra un Paese membro e un Paese terzo. Al termine dei lavori, il cavo da 200 km avrà una potenza di 600 Mw. L’approdo in Italia è stato fissato a Castelvetrano, poi sfruttando infrastrutture già esistenti, come si legge nel progetto, verrà connesso a una nuova stazione di conversione da corrente continua a corrente alternata.
Molti più soldi del previsto, ma…
A inizio anno, in occasione del vertice Italia-Africa al Senato, la premier Meloni ha svelato i punti principali dell’ormai celebre Piano Mattei. Inizialmente, l’Italia aveva previsto investimenti inferiori previsti dal decreto approvato dal Governo e convertito in legge dal Parlamento. Si parlava di 8,4 milioni di euro per l’intera durata del Piano, fino al 2026, a un ritmo di circa 2,8 milioni l’anno. Il tutto, ovviamente, prima dei 5,5 miliardi annunciati il 29 gennaio. Il piano si basa cinque pilastri fondativi: istruzione, salute, agricoltura, acqua e energia, con “progetti pilota” che vanno dai centri universitari di eccellenza in Marocco alla produzione di biocarburanti in Kenya. Gli oltre 5,5 miliardi che Meloni prevede di stanziare per l’Africa, è bene ribadirlo, provengono da fondi già esistenti. Sono i 3 miliardi del Fondo italiano per il clima, e i due miliardi e mezzo dalle risorse della cooperazione allo sviluppo.