Perché questo articolo potrebbe interessarti? L’incontro di Bali tra Giorgia Meloni e Xi Jinping potrebbe avere un seguito in Cina. La premier italiana è stata invitata oltre la Muraglia. Un segnale, questo, che indica come Pechino abbia tutto l’interesse nel mantenere buoni rapporti con Roma. Non sappiamo se e quando la leader di FdI volerà davvero nella Repubblica Popolare Cinese. In attesa di nuovi sviluppi vale la pena cercare di capire su quali basi potrebbe riprendere il dialogo tra Italia e Cina. E che fine farà il Memorandum of Understanding relativo alla Via della Seta.
Al termine di un incontro inaspettato, avvenuto in occasione dell’ultimo G20 di Bali, Xi Jinping ha invitato Giorgia Meloni a visitare la Cina. La premier italiana ha accettato l’invito, si legge in una nota diffusa da Palazzo Chigi. Anche se non sappiamo ancora se e quando avverrà il viaggio oltre la Muraglia della leader di FdI. Ipotizzando che la trasferta cinese possa avvenire tra il 2023 e il 2024, crisi di governo italiane permettendo, è lecito domandarsi su quali temi verterà il dialogo tra Italia e Cina.
Il futuro della Via della Seta e del Mou
Il piatto forte sarà quasi certamente la Via della Seta. Nel 2019, ai tempi del governo gialloverde di Giuseppe Conte, l’Italia firmò con la controparte cinese un Memorandum of Understanding (MoU). Il documento, finito al centro di mille polemiche, avrebbe dovuto consentire ai due paesi di impostare una più efficace relazione e migliorare ulteriormente i rapporti. La pandemia di Covid-19, ma soprattutto l’avvento del governo Draghi, hanno raffreddato la pista cinese; riportando l’esecutivo italiano in pieno nell’alveo dell’atlantismo. Adesso i riflettori sono puntati su Meloni che, a distanza di tre anni, è chiamata a gestire un dossier delicatissimo.
Per capire meglio il destino del MoU (sarà cestinato o rinnovato dall’attuale governo di centrodestra?) vale la pena rileggere il documento in questione. Si intitola “Memorandum d’intesa tra il governo della Repubblica Italiana e il governo della Repubblica Popolare Cinese sulla collaborazione nell’ambito della “Via della Seta Economica” e dell’”Iniziativa per una Via della Seta Marittima del XXI secolo”, ed è stato firmato a Roma al cospetto di Xi Jinping in persona.
L’Italia è tuttora il primo e unico Paese del G7 ad aver firmato un memorandum del genere con Pechino. Gli accordi sul piatto erano una trentina, dieci istituzionali e nove tra aziende. Avevano un valore di 7 miliardi di euro e riguardavano svariati campi. Si andava dal commercio all’energia (sono state coinvolte Snam, Eni e Ansaldo); dalle telecomunicazioni alle infrastrutture. E ancora: sviluppo delle infrastrutture e del turismo; per non parlare di gemellaggi e molteplici iniziative culturali.
Meloni alla prova del dossier sulla Cina
Il futuro delle relazioni tra Italia e Cina passa dunque dalla riesumazione di questo documento. Ma quali sono le parti che Meloni vorrà salvare? Quali quelle, invece, che vorrà cestinare? Se Meloni visiterà davvero la Cina, significa che il governo italiano ha interesse nel mantenere il rapporto con Pechino. Al netto delle divergenze politiche, culturali e geopolitiche, sarebbe pressoché impossibile fare altrimenti.
Come ha spiegato Meloni, la Cina resta un partner strategico per l’Italia dal punto di vista commerciale. Nei primi 9 mesi del 2021 le esportazioni italiane verso la Cina hanno registrato una crescita del 31,5% (+21,7% rispetto ai primi 9 mesi del 2019). Nello stesso lasso di tempo sono stati esportati dall’Italia un totale di 11,45 miliardi di euro verso la Cina, a fronte di cinesi pari a 28,08 miliardi.
Tralasciando gli accordi sensibili, o che potrebbero contrastare lo schieramento atlantista di Roma, esistono in ogni caso margini di dialogo. L’Italia potrebbe spingere per incrementare le proprie esportazioni dirette verso il gigante asiatico. Cercando, al tempo stesso, di favorire iniziative culturali che niente abbiano a che fare con la (geo)politica.
La chiusura del cerchio
Sarà interessante capire come Meloni parlerà di Taiwan e diritti umani senza danneggiare le basi del rapporto sino-italiano. E, soprattutto, senza far alterare gli Stati Uniti. Difficilmente la leader di FdI concederà aperture clamorose. Ma, questo sì, cercherà di trovare una quadratura del cerchio capace di non danneggiare il Made in Italy. Se, poi, la distensione tra Stati Uniti e Cina dovesse accelerare, allora non saranno da escludere ulteriori aperture tra Pechino e Bruxelles.