In Israele il ministro Giorgetti ha analizzato il dossier semiconduttori con gli alti piani di Tower Semiconductor. Non una società qualunque, ma quella che ha fin qui messo sul tavolo investimenti pari a 500 milioni di euro per l’area di Agrate Brianza.
Inserire l’Italia nella grande partita globale dei microchip: è questo uno degli obiettivi di Giancarlo Giorgetti, appena rientrato da una lunga “missione” in Israele. Certo, il ministro dello Sviluppo Economico aveva e ha tre le mani diversi nodi spinosi da sciogliere, ma il tema dei semiconduttori occupa un posto di rilievo ai vertici della sua agenda. Non potrebbe essere altrimenti visto che, al momento, l’Unione europea può nutrirsi di una piccolissima fetta che pesa appena il 9% della quota di mercato mondiale. Il grosso della produzione è invece nelle mani di Stati Uniti, Cina, Corea del Sud e, ovviamente, Taiwan, una delle regine indiscusse del settore.
Un settore strategico
L’Ue, e dunque anche l’Italia, ha bisogno di potersi affidare a un’adeguata produzione di microchip. Senza la quale, oltre a dover dipendere dagli altri, è costretta a continuare a fare i conti con pesantissime ripercussioni sull’autonomia di vari settori, dalla difesa all’industria passando per il cloud. Qualche settimana fa Bruxelles aveva svelato un progetto che, facilitando la transizione digitale e quella
verde, avrebbe consentito, da qui al 2030, di raddoppiare la produzione europea di semiconduttori, arrivando a coprire una quota di mercato globale pari al 20%. In attesa di capire se le promesse saranno mantenute, l’Italia sta sondando il terreno per non farsi cogliere impreparata. Anche perché stiamo parlando di un settore altamente strategico, a maggior ragione per uno Stato “di trasformazione” come l’Italia che, a fronte di un’eventuale penuria di semiconduttori, si troverebbe a fare i conti con il blocco di molteplici filiere chiave e con la necessità di acquistare i microchip da altri Stati.
La missione di Giorgetti
E qui torniamo alla trasferta israeliana di Giorgetti. Il ministro ha analizzato il dossier semiconduttori con gli alti piani di Tower Semiconductor. Non una società qualunque, ma quella che ha fin qui messo sul tavolo investimenti pari a 500 milioni di euro per l’area di Agrate Brianza. E non in una regione qualunque ma in Lombardia, ovvero nella regione fortino del ministro Giorgetti, eletto nella circoscrizione di Varese e nato a Cazzago Brabbia. Unendo i punti è possibile tratteggiare il piano di Giorgetti: rilanciare l’impegno del governo Draghi nella produzione di semiconduttori “made in Italy” puntando sulle aziende chiave dell’Italia, la maggior parte delle quali situate nel suo bacino elettorale. Una mossa che, in caso di futura fumata bianca, potrebbe consentire al nostro Paese di avere meno pressioni sul campo di microchip e semiconduttori vari.
Tower Semiconductor e Intel
Abbiamo parlato di Tower Semiconductor. Siamo di fronte ad un'azienda israeliana che produce circuiti integrati analogici speciali per varie aziende di semiconduttori, acquistata nel febbraio 2022 da Intel per circa 5,4 miliardi di dollari. E proprio Intel ha promesso in Italia investimenti che potrebbero toccare i 4,5 miliardi nell’ambito di assemblaggio finale di chip e microchip, su un totale di 80 miliardi rientranti in un impegno europeo. L’obiettivo di Giorgetti, dunque, è quello di convincere in qualche modo Intel a portare più investimenti in Italia, dal momento che gran parte del budget aziendale sarebbe destinato a Francia e Germania.
Il ruolo di STMicroelectronics
Se per migliorare la tecnologia legata ai microprocessori e simili il governo ha creato un fondo da 150 milioni di euro nel 2022 e 500 milioni all’anno dal 2023, per quanto riguarda i semiconduttori Roma ha intenzione di incrementare la produzione di ST Microelectronics. Questa è una società italo-francese partecipata dal Ministero dell’Economia che ha due stabilimenti in Italia: ad Agrate Brianza – quello nel quale Tower Semiconductor ha investito 500 milioni – e quello di Catania. Lecito supporre che Giorgetti punterà a rafforzare l’hub siciliano, magari grazie ad un investimento pubblico o a Tower Semiconductor. Che, in tal caso, anziché aprire i rubinetti per il mercato francese di STM lo farebbe per quello italiano. A proposito dell’investimento di Tower Semiconductor, Jonathan Hadar, a capo della missione economica di Israele in Italia, ha recentemente dichiarato che quell’operazione potrebbe non essere un “episodio isolato”. “In Italia vi sono numerose ottime imprese e vi sono molte aziende in Israele che stanno guardando con interesse al vostro Paese”, ha aggiunto Hadar. Riferendosi tanto a possibili acquisizioni che partnership o joint venture. Una duplice occasione che Giorgetti intende cogliere al volo.