A Milano il costo della vita è un problema, e questo è noto, ma spesso non si sottolinea nelle analisi quanto la competizione con città analoghe per l’attrazione di talenti e professionisti di talento, ma anche per la concessione di prospettive adeguate ai cittadini residenti si giochi soprattutto sul tema dell’effettivo potere d’acquisto che gli stipendi medi locali sdoganano.
A Milano la sfida vera è sul potere d’acquisto
Ebbene, i dati in crowd-sourcing raccolti dalla piattaforma Numbeo mostrano che la percezione sul costo della vita a Milano sembra evidenziare più il secondo del primo problema. Milano, nell’indice Numbeo sul costo della vita facente riferimento al primo semestre 2024, appariva 46esima al mondo per effettivo costo della vita, ma i dati indicati dai cittadini milanesi che hanno fornito alla piattaforma informazioni indicano che nell’indice legato all’effettivo potere d’acquisto degli stipendi tra 218 città monitorate il capoluogo lombardo si classifica al 145esimo posto.
L’indice Numbeo misura il costo della vita generale, quello dell’affitto, della grande distribuzione e dei ristoranti, oltre al potere d’acquisto degli stipendi su una scala che fissa a 100 il dato della città di New York. La Grande Mela è prima per gli affitti, ma è sorpassata da due centri svizzeri, Ginevra e Zurigo, sul costo della vita. Nella classifica del costo della vita Milano, come detta, è 46esima, e tra le prime 100 in Italia ci sono anche Bologna (66esima), Torino (81esima) e Roma (86esima).
L’indice Numbeo
Ma il dato più scottante è sull’indice che Numbeo ha raccolto sul “Local Purchasing Power”, definito come “il potere d’acquisto relativo in una determinata città in base allo stipendio netto medio. Un potere d’acquisto interno di 40 significa che i residenti con uno stipendio medio possono permettersi, in media, il 60% in meno di beni e servizi rispetto ai residenti di New York City con uno stipendio medio”. Ovvero, si misura quanto i cittadini che inviano dati a Numbeo percepiscano il loro effettivo potere d’acquisto, e questo dà un’idea delle prospettive che ciascuna collettività vede emergere sulla sostenibilità della vita al suo interno. Qui Milano è quarta tra le città italiane, dietro Torino (111esima, 85,4), Roma (122esima, 78,7) e Bologna (131esima, 70,5) in una graduatoria che vede Zurigo in testa con un punteggio di 181,2, segno che con lo stipendio medio di Zurigo si può comprare l’80% di beni e servizi in più che a New York.
Milano, la sfida con le altre città
Questa classifica pone ai vertici un mix di città a stipendio altissimo, come Lussemburgo, seconda, le americane Atlanta, Austin, Houston, San Francisco e Seattle, dal quarto all’ottavo posto, e Abu Dhabi, decimo, o anche città ove la percezione di ricchezza è relativa. Ad esempio, terza è l’indiana Bangalore, con un indice di 171 legato al boom della tecnologia che aumenta la pervasività del potere d’acquisto dei cittadini. Dunque è una graduatoria da prendere come relativa ma che dice molto della percezione della realtà di chi raccoglie i dati per Numbeo. L’utilità della classifica è nel confronto con città simili.
Milano ha un costo della vita di 67,4, paragonabile alle città tedesche di Monaco e Amburgo, che però hanno un potere d’acquisto di 111,7 e 116,7 rispettivamente. Bruxelles in Belgio è a 66,6 e 105 rispettivamente, l’inglese Manchester a 65,7 nel costo della vita e 103,2 sul fronte del potere d’acquisto. Segno che i residenti percepiscono proprio in questo fronte il tallone d’Achille di Milano. E che su tale sistema bisognerà lavorare per stare al passo delle grandi città del pianeta.