Perché leggere questo articolo? Il rinnovo del contratto di Mourinho a giugno, senza i benefici fiscali del Decreto Crescita, sarebbe costato alla Roma 2 milioni in più all’anno. L’esonero elimina il rischio. Rischio che ora potrebbe ripetersi, in molti altri casi.
Fine dicembre, sono i giorni nei quali si discute di una eventuale proroga del Decreto Crescita. Nei corridoi di Palazzo Madama La Stampa intercetta Claudio Lotito, che è senatore di Forza Italia ma si premura di non far trasparire un conflitto di interesse abbastanza palese, essendo presidente della Lazio. Parla della scadenza ormai imminente dell’agevolazione, in arrivo il 31 dicembre 2023, si veste di giallorosso e il quotidiano torinese lo virgoletta così: “Se tu oggi hai possibilità di avere Lukaku… Gioca con la Roma, no? Lukaku cor cavolo che lo pijavi! Hai capito qual è il problema? Mourinho non lo pijavi! Perché Mourinho si avvale di questa norma. Hai capito? Così crei un danno alle società: senza Mourinho e Lukaku la Roma è morta”. Meno di un mese dopo, Mourinho non è più l’allenatore della Roma, esonerato dalla proprietà giallorossa dopo la sconfitta con il Milan. Dice: embè, che c’entra?
A pensar male…
C’entra, c’entra. Ora, posto che qui non interessano l’aspetto ambientale né quello puramente calcistico, a pensar male forse non ci si va troppo lontano, considerando l’aspetto economico del contratto dell’allenatore portoghese e i profili di opportunità di una sua eventuale permanenza, e insomma: Mourinho, in qualche modo, potrebbe essere la prima vittima calcistica della fine del Decreto Crescita, Che, giusto per essere pedanti, va ricordato avere prodotto, dall’1 gennaio 2020, un regime fiscale agevolato per i lavoratori provenienti in Italia dall’estero, a prescindere dalla loro nazionalità (ma a patto che non fossero stati residenti in Italia nei due anni precedenti), garantendo una tassazione sul loro reddito al 25% e non al 45%.
Era, appunto, il caso di Mourinho, annunciato dalla Roma nella primavera del 2021 e con un contratto sino al 30 giugno 2024. Sette milioni netti più bonus per un peso a bilancio complessivo di circa 28 milioni sul triennio, 9.2 spalmati su ogni anno. Ecco: senza il Decreto Crescita, sul suo stipendio netto più bonus la Roma avrebbe dovuto pagare al Fisco circa 2 milioni in più. Mal contati, ogni anno.
Evitare il rinnovo
Mourinho è stato sollevato dall’incarico, non si è dimesso. Ciò significa che continuerà a ricevere lo stipendio – con i relativi vantaggi fiscali – sino al 30 giugno. Il pensiero malevolo è qui: considerando la fine dell’agevolazione, in combinato disposto con l’elevato netto garantito al portoghese e un contratto da rinnovare (peraltro con la pressione del pubblico che si era apertamente schierato in merito), non si può escludere che i Friedkin abbiano valutato come troppo esosa la prospettiva e abbiano sfruttato così il momento di relativa crisi della squadra – e gli attacchi del portoghese – per chiudere il rapporto evitando così un’eventuale risalita che li avrebbe costretti a un prolungamento decisamente costoso.
Si tratta di una chiave di lettura, alla quale però vanno affiancate alcune considerazioni: la prima è che il club deve comunque onorare il contratto del nuovo tecnico, Daniele De Rossi (nemmeno paragonabile a quello di Mourinho), la seconda proietta invece il discorso sulla prossima estate, quando l’identità dell’allenatore futuro, e il suo stipendio, permetteranno di unire i puntini e capire se ciò che appare oggi sia distante dalla realtà, o al contrario vi aderisca.
Ma c’è chi spera ancora
Ma il Decreto Crescita è davvero finito? Gran parte della politica non ne vuole sapere, gli aiuti di Stato al settore calcistico – che è sì un settore economico rilevante, ma vive ben oltre le proprie possibilità ed è stato più volte salvato: ricordate il Salvacalcio del 2002, l’accesso ai benefici del Decreto Marzano per il Parma 2004, i debiti spalmati su 23 anni della Lazio rilevata proprio da Lotito, la transazione fiscale utilizzata recentemente dalla Sampdoria – sono legittimamente invisi ai più. Eppure in queste ore su varie testate è rimbalzata l’ipotesi di un emendamento per prorogare i benefici del cessato Decreto Crescita. Andrà nel Milleproroghe assegnato alle Commissioni per la conversione. Se sarà così lo scopriremo presto: il termine per la presentazione degli emendamenti scade venerdì.