Perché leggere questo articolo? È stato reso noto il ““ManpowerGroup Employment Outlook Survey”, un’indagine sulle previsioni di occupazione in Italia. Tra i tanti settori, spiccano quello dell’energia e della sanità. Meno bene il settore della logistica. Nonostante i dati sull’occupazione siano in positivo, l’Italia è ben al di sotto della media globale. Trend in negativo anche per la parità di genere e il gender gap pay. Piccoli miglioramenti a parte, la parità sul lavoro è ancora lontana. Una svolta potrebbe però arrivare grazie alla tecnologia.
È stato rilasciato il ““ManpowerGroup Employment Outlook Survey” (MEOS), un’indagine sulle prospettive occupazionali nei diversi settori e nelle diverse zone della penisola. Nonostante le previsioni siano meno ottimiste rispetto al passato, l’indagine mostra ancora i dati in crescita. Le previsioni di occupazione sono in aumento del 9%. Il confronto con l’ultimo trimestre del 2023 mostra un calo di 4 punti percentuali, mentre il confronto su base annua rivela un calo dell’8% rispetto al secondo trimestre del 2023.
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Previsioni di occupazioni positive ma meno della media mondiale
Dati in crescita, il NEO (Net Employment Outlook, previsione di occupazione) al 9% ma la media globale si attesta al 22%. Guardando alle prospettive di assunzione di tutti i paesi del mondo, il dato italiano è ben sotto la media ed è anche uno dei più bassi in totale. Ai primi posti delle prospettive nette di occupazione troviamo l’India (36%), Stati Uniti (34%) e Cina (32%), ma anche i più vicini Paesi Bassi (32%) e Svizzera (29%). Fanalini di cosa, oltre all’Italia, Grecia (6%), Repubblica Ceca (5%) e Argentina (1%). Due nazioni mostrano dati NEO negativi, Israele (-1%) e Romania (-2%).
I settori con migliori previsioni di assunzione
Per quanto riguarda i settori con le migliori previsioni di assunzione in Italia, il comparto dell’energia è quello con i dati più rassicuranti. I dati sulle previsioni di assunzione si attestano intorno al +26%. Subito sotto troviamo il settore sanitario con un rassicurante +24. A seguire c’è l’ambito informatico (+22%), beni e servizi al consumo (+12%) e industria (+11%). Prospettive ad una cifra per il comparto della finanza e immobiliare (+7%) e quello delle comunicazioni (+4%). L’unico settore a cui si assiste una flessione in negativo sulle previsioni di assunzione è quello dei trasporti e della logistica, che registra un meno rassicurante -3%.
I dati differenziati rispetto alle quattro macroaree italiane
Suddividendo l’Italia nelle sue quattro macroaree, i dati NEO si differenziano abbastanza. Molto più tranquillizzanti e positivi sono i dati dell’area del Nord-Est, con un ottimo Net Emplotment Outlook del 22% (in linea con i dati a livello mondiale). Positivi, anche se più bassi, i dati relativi all’Italia centrale con un +11%. Un po’ meno in linea ma comunque in rialzo i valori relativi al Nord-Ovest (+9%) e del Sud (+8%). Il dato NEO complessivo italiano quindi si attesta ad un +9%, in calo sia rispetto allo scorso trimestre (-4%) sia rispetto allo stesso trimestre del 2023 (-8%).
I datori di lavoro e le assunzioni
I dati sui datori di lavoro mostrano dei risultati interessanti. Quasi la metà di loro – il 47% per la precisione – non prevede delle variazioni del personale, mentre un ottimo 30% prevede un aumento delle assunzioni. Un minore seppur significativo 19% prevede invece una diminuzione dell’organico. Inoltre le aspettative di assunzione dipendono anche dalle dimensioni dell’azienda stessa. Le migliori prospettive provengono dalle imprese tra i 250 e i 999 dipendenti, con un buon +15%. Anche le imprese tra 50 e 249 collaboratori e quelle tra 1.000 e 4.999 saranno tra quelle con i dati migliori (+14%). A seguire ci sono le piccole aziende con meno di 10 persone (+10%). Risultati molto meno rassicuranti provengono dalle grandi imprese oltre i 5.000 dipendenti (+7%), ma soprattutto dalle aziende con un numero di assunti che va tra i 10 e i 49 (3%).
Parità di genere: passi avanti ma siamo ancora indietro
Tema scottante continua a rimanere quello della parità di genere. Le imprese italiane si sono mostrate interessate alla materia. Da anni infatti sono sempre più impegnate sui temi della Diversity & Inclusion, in cui è incluso la tematica della parità di genere nei salari e nei ruoli apicali. I ruoli dirigenziali di alto e medio livello e i ruoli STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics) sono quelli che hanno maggiori probabilità di avere la percentuale di candidate donne più bassa. Benché siano stati fatti passi avanti, il 16% delle aziende non ha messo in atto iniziative per aumentare il numero di donne nel proprio Top Management. Sebbene il 77% delle aziende ha dichiarato di aver attuato misure per ridurre il gender gap, meno della metà dei datori di lavoro (42%) afferma di essere sulla buona strada verso il raggiungimento dei propri obiettivi di equità di genere.
Gender gap pay e il ruolo della tecnologia
Non solo posizioni apicali, ma anche equità di genere degli stipendi. La situazione non migliora neanche sotto questo aspetto. È vero che l’80% delle aziende italiane sostiene di aver intrapreso iniziative in tal senso, ma solo il 40% ritiene di essersi avvicinata alla parità di genere. Un buon 31% pensa che ci sia ancora molto lavoro da fare e solo il 18% dichiara di avere un ambiente lavorativo pienamente paritario. La tecnologia ha un ruolo chiave nel colmare il divario di genere sul lavoro. Il 59% dei datori di lavoro ha affermato che la tecnologia ha permesso loro di essere più flessibili, aiutandoli a promuovere l’uguaglianza di genere. Il 55% ha affermato che l’uguaglianza di genere è stata aiutata dai progressi tecnologici.