Da quadri imbrattati a fiumi colorati di verde, alcuni gruppi di persone continuano a rovinare opere d’arte in norme del green. Comprensibilmente dall’altra parte serve una risposta concreta alla questione ambientale che potremmo trovare all’interno del PNRR, ma bisogna comunque far fronte al fenomeno Nimby (not in my back yard, non nel mio giardino, N.d.R) si tratta di una forma di protesta che viene messa in atto da gruppi specifici nei confronti di alcune politiche che potrebbero avere effetti negativi sul loro territorio. Ne abbiamo parlato con Giordano Guerrieri, autore del libro “L’Era PNRR” (Mondadori, 2023), che in un’intervista esclusiva ci ha raccontato la sua visione della questione.
La sindrome Nimby frena anche gli impianti per la gestione rifiuti in ambito Pnrr? Lei è preoccupato che questo fenomeno possa avere degli effetti particolarmente critici?
La cosiddetta sindrome Nimby è effettivamente molto presente in questi anni. Sappiamo che si tratta di un atteggiamento delle persone che, pur riconoscendo la necessità di determinate strutture o servizi per la comunità, come lo sono gli impianti di gestione dei rifiuti, si oppongono alla loro costruzione nelle proprie vicinanze. Questo fenomeno, anzi questa sindrome, può rallentare, ostacolare o bloccare lo sviluppo di infrastrutture essenziali, inclusi gli impianti per la gestione dei rifiuti previsti nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Non mi definirei preoccupato, ma invito a una riflessione in quanto, ostacolare gli impianti di gestione dei rifiuti, potrebbe avere impatti negativi non solo sul progresso ambientale e sulla gestione efficiente dei rifiuti, ma anche sull’economia locale e sulla qualità della vita. Questo mio invito a una riflessione, mira a portare a un approccio bilanciato, che includa la sensibilizzazione della comunità, la trasparenza nei processi decisionali, e la collaborazione tra enti pubblici, privati e la popolazione locale. La partecipazione attiva e informata dei cittadini nelle decisioni che riguardano lo sviluppo delle loro aree può aiutare a ridurre le resistenze e a trovare soluzioni accettabili per tutti.
La seconda Missione del Pnrr è denominata Rivoluzione Verde e Transizione Ecologica, secondo il Piano consentirà di raggiungere l’obiettivo prefissato? Ci sono dei punti che la convincono di più/ di meno? Quali?
Sicuramente, quello della seconda Missione del PNRR, che mira a guidare l’Italia verso un futuro più sostenibile e a basso impatto ambientale, è un obiettivo molto ambizioso ma a mio avviso assolutamente raggiungibile. Certo, raggiungibile non con poche difficoltà; la strada non è in discesa ed è importante che i progetti vengano implementati in modo efficace e tempestivo. Tra gli aspetti più convincenti vi sono l’investimento nelle energie rinnovabili e la promozione dell’economia circolare, che sono fondamentali per ridurre l’impronta di carbonio. Tuttavia, la sfida maggiore rimane l’implementazione pratica e l’accettazione pubblica di tali cambiamenti, soprattutto pensando al contesto di cui abbiamo parlato poco fa e che vede la già citata sindrome NIMBY come un ostacolo da non ignorare.
Secondo lei l’ideologia Nimby e la sindrome NIMTOO (Non nel mio mandato) ostacoleranno il Pnrr in generale (non solo nella declinazione della sostenibilità)?
Non si può negare che questi atteggiamenti possano rappresentare ostacoli significativi. La resistenza locale a progetti infrastrutturali e una generale riluttanza dei nostri rappresentanti politici a intraprendere iniziative impopolari o a lungo termine durante il loro mandato, possono rallentare o compromettere la realizzazione di progetti cruciali. Queste dinamiche possono senza dubbio influire negativamente sull’efficienza e l’efficacia del Piano in generale, limitando il raggiungimento degli obiettivi prefissati in vari settori, non solo nella sostenibilità. Tuttavia, alla vigilia del 2024, credo ci siano i presupposti per raggiungere quell’approccio bilanciato di cui parlavo prima. Un approccio collaborativo e inclusivo, che includa la popolazione nelle decisioni – ambientali, economiche, relative alla fiscalità… – in modo assolutamente trasparente, ascoltando senza reticenza eventuali opposizioni o dubbi. Certo, può sembrare un approccio utopico, ma con un ascolto e una volontà di confronto ben stabile da entrambe le parti (politica e cittadinanza), credo si possa arrivare a un equilibrio tale da garantire l’attuazione efficace del Piano nel suo complesso.
Focalizziamoci sugli ultimi fatti di cronaca: gli ambientalisti continuano a buttare acqua verde, cosa ne pensa? Secondo lei il PNRR riuscirà a placare fenomeni come questo?
Gli atti di protesta degli ambientalisti, come il gettare acqua colorata, sono espressioni simboliche di frustrazione verso politiche ambientali ritenute insufficienti. Tuttavia, queste azioni da sole non risolvono i problemi ambientali. Il PNRR, con la sua enfasi sulla Rivoluzione Verde e la Transizione Ecologica, ha il potenziale per affrontare alcune delle preoccupazioni ambientali, ma il suo successo dipenderà dalla sua efficacia nell’attuazione e dalla capacità di coinvolgere e soddisfare le richieste degli attivisti e della popolazione più ampia. Il PNRR potrebbe mitigare tali proteste, ma solo se dimostra progressi tangibili e un impegno serio verso la sostenibilità.