L’Italia è partita alla grande con il recovery fund. Cioè, non proprio. Tutto nasce con il piano “Transizione 4.0” del Ministero dello Sviluppo Economico, che ha l’obiettivo di “stimolare gli investimenti privati” e “dare stabilità e certezze alle imprese con misure che hanno effetto da novembre 2020 a giugno 2023”, investendo 23 miliardi di euro nella sofferente economia del Paese. Ebbene, dopo essere entrato in vigore con il Bilancio del 2021 passato negli ultimi giorni dello scorso anno, ecco la prima doccia fredda: il piano va ripensato se vogliamo ottenere i fondi del recovery fund europeo. La Commissione Europea, infatti, ha fatto notare che l’intervento dev’essere strutturale e legato alla svolta digitale dell’industria italiana, non un rabbocco di capitale buono per comprarsi qualche macchinario o furgone in più. Insomma, meno superammortamenti, più iperammortamenti per beni “funzionali alla digitalizzazione delle imprese”. Come scrive Il Sole 24 Ore, quindi, l’ex superammortamento verrà finanziato dallo Stato, rimanendo fuori dalle coperture europee, mentre bisognerà darsi da fare per stilare un nuovo decreto legge ad hoc con cui aggiudicarsi gli euro del Next Generation Eu. Ce la faranno i nostri eroi a convincere l’UE?