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Overtourism, le città europee si ribellano ai turisti

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Perché leggere questo articolo? I turisti non fanno bene e i liguri lo sanno da tempo. Ma adesso anche i residenti di città come Barcellona si ribellano all’overtourism. Un turismo eccessivo e folle, amplificato da grandi eventi come Olimpiadi e concerti, che stravolge l’identità delle città e soffoca i suoi abitanti.

Le orde di turisti mordi e fuggi non fanno bene alle città. Le invadono come cavallette e le divorano piano piano ma incessantemente. Lasciando dietro di sé un solco di malcontento e insostenibilità. Da tempo i liguri lo sanno bene. Ma oggi non sono soli. Di recente infatti anche altre città europee, che in passato ignoravano questa “piaga”, hanno iniziato a ribellarsi all’overtourism. Un turismo sfrenato che, sebbene porti ricchezza, stravolge l’identità delle città, le svuota dei loro abitanti e le riempie di servizi e strutture destinate esclusivamente ai turisti. Se i commercianti certamente ne beneficiano, i residenti di città come Barcellona o Venezia stanno invece soffocando sotto il costante assalto dai visitatori. Al punto da sviluppare la Turismofobia o sindrome di Venezia, ovvero l’avversione e il rifiuto nei confronti dell’eccessiva affluenza turistica. Che Taleb Rifai, già Segretario generale dell’Organizzazione Mondiale del Turismo delle Nazioni Unite, ritiene essere un problema serio. Cosa che, di fatto, l’overtourism è.

Barcellona in rivolta: guerra ai turisti a colpi di pistole ad acqua

A Barcellona è in atto una vera guerra contro i turisti. Che, adesso, si combatte anche a colpi di pistole ad acqua. I residenti le hanno imbracciate per protestare contro i 30milioni di turisti che la città catalana accoglie ogni anno. Casus belli è stato l’aumento vertiginoso degli affitti, saliti del 68% nell’ultimo decennio e del 18% solo nell’ultimo anno. Rendendo impossibile per i residenti continuare a vivere in centro. Una situazione insostenibile che ha recentemente spinto il sindaco Jaume Collboni a dichiarare guerra agli affitti brevi, nel tentativo di restituire la città ai suoi residenti. L’obiettivo è reimmettere sul mercato residenziale oltre 10mila immobili e rendere la città meno dipendente dal turismo di massa.

Tra le misure drastiche adottate, Barcellona ha persino rimosso le linee di autobus dalle mappe online per disincentivare i turisti e ridurre il sovraffollamento. La congestione del traffico e la saturazione dei servizi pubblici sono infatti gli altri pressanti problemi che i barcellonesi attribuiscono al turismo di massa. L’affluenza massiccia ha ridisegnato l’economia cittadina, portando alla chiusura di molte botteghe tradizionali, sostituite da un numero crescente di negozi di souvenir. Ma gli abitanti di Barcellona non intendono arrendersi. Continuano a scendere nelle strade e nelle piazze, affermando con forza che “Barcellona non è in vendita“.

Paradosso del turismo: residenti in fuga, l’effetto boomerang dei grandi eventi

Centri storici che si svuotano, traffico incontrollato, attività commerciali tradizionali che chiudono e prezzi degli affitti alle stelle. Queste sono solo alcune delle conseguenze della “touristification“, il processo di trasformazione urbana causato dal turismo di massa. Uno squilibrio economico che impoverisce chi vive in città tutto l’anno e che i grandi eventi non fanno altro che amplificare. Da un lato, infatti, rappresentano un volano turistico importante per la destagionalizzazione dei flussi (l’indotto economico di quasi 180milioni di euro generato dal The Eras Tour di Taylor Swift a Milano e il conseguente aumento dell’8,7% dei turisti rispetto allo stesso periodo 2023 ne è un esempio perfetto).

Dall’altro, i grandi eventi hanno effetti contrapposti sulla mobilità dei residenti. Col rischio di stravolgere l’identità delle città stesse, trasformandole in semplici attrazioni turistiche a scapito di chi le abita. Emblema di tutto ciò sono le Olimpiadi, che nel bene o nel male, hanno sempre un effetto traumatico sulla città ospitante e sui suoi abitanti. Parigi infatti ha visto realizzare una sorta di operazione di pulizia urbana in vista dei Giochi, che ha costretto migliaia di senzatetto a spostarsi al di fuori dei confini della città.

A Venezia, invece, si verifica un effetto boomerang significativo in occasione di ogni grande evento di massa, il cui afflusso turistico spinge circa 400 veneziani ad abbandonare la città. Una ricerca scientifica dell’Università Ca’ Foscari e dell’Università di Udine ha infatti misurato l’impatto dell’overtourism sulla laguna. Record di presenze si registrano durante il Ponte dei Santi, con 143mila visitatori in un solo giorno. Mentre gli abitanti della Serenissima si danno alla fuga in cerca di tranquillità, specialmente durante eventi come il Carnevale o la Festa del Redentore.

Siamo tutti sia turisti che residenti, ma a volte lo dimentichiamo

Le criticità legate all’overtourism sono sotto gli occhi di tutti, ma spesso vengono ignorate quando si vestono i panni del viaggiatore. Ogni città deve trovare il proprio equilibrio tra accoglienza turistica e sostenibilità, per evitare di trasformarsi in un grande parco a tema per turisti. Al contempo, il rifiuto completo dei visitatori da parte degli abitanti non può essere una soluzione praticabile. È necessario adottare un modello di turismo più sostenibile e responsabile, che eviti la “sindrome di Venezia” e favorisca una convivenza armoniosa tra turisti e residenti.