Tutti pazzi per la sostenibilità. Sembra questo il mantra dominante nei big della consulenza strategica e aziendale su scala globale e che in Italia, alle periferie del capitalismo occidentale, trova adeguata risonanza. Ma nel sistema-Paese ormai sembra che l’ibridazione tra nuovo capitalismo, consulenza direzionale e obiettivi di sostenibilità sia totale. Non a caso di recente Roberto Cingolani ha scelto il capo dipartimento per l’attuazione del Pnrr nel decisivo comparto del Ministero della Transizione Ecologica pescando Paolo D’Aprile, un manager della società McKinsey, già finita nelle polemiche lo scorso aprile per la “consulenza” sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e che evidentemente non si chiudeva in quella micro partita da 25mila euro. La stessa che ha contribuito a realizzare il complicato piano per ottenere i fondi del Recovery, ma anche una delle compagnie che stanno facendo da opinion leader per guidare le aziende sul sentiero della transizione. Forse per mettersi al riparo dagli strali del re della finanza mondiale, l’ad di BlackRock Larry Fink, che ha definito come fuorvianti gli obiettivi di sostenibilità non subordinati a precise logiche di crescita e profitto, le società di consulenza hanno alzato il muro sulla sostenibilità a livello operativo, strategico, financo narrativo.
Antonelli (EY Italia): “Sostenibilità: una completa trasformazione della società”
Massimo Antonelli, Ceo di EY Italia – avamposto “dalemiano” di consulenza e nomine nella penisola da 305 milioni di euro nel 2020-21 – e Coo di EY Europe West, ha recentemente commentato lo studio “Seize the Change – futuri sostenibili”: “La sostenibilità è un percorso che si sta spostando da una sola prospettiva di transizione energetica ed ecologica a una completa trasformazione della società, delle aziende e delle persone”. Tutto è sostenibilità e l’integrazione di questa nel business passa attraverso una pianificazione strategica che includa obiettivi quanto più possibile misurabili e la definizione di una governance adeguata. In sostanza, l’adeguamento delle aziende e del mondo finanziario, oltre che dell’opinione pubblica e dei trend di consumo, verso un’ibridazione sempre crescente della retorica green nelle attività quotidiane offre spazio per quelle società che hanno come principale obiettivo la consulenza sulle attività che le imprese devono portare in campo per aver successo nel mercato.
Deloitte: sostenibilità obiettivo a tutto campo
Chi ha colto l’obiettivo a tutto campo della sostenibilità è la leader assoluta della consulenza aziendale su scala globale: Deloitte e le sue varie ramificazioni nella penisola (Italy, Consulting, Advisory, Financial Advisory) che in Italia ha colto le prospettive di marginalità a disposizione. Al 31 maggio 2021 Deloitte in Italia ha registrato un fatturato lordo di 889 milioni di euro, in aumento del 7% rispetto all’anno fiscale precedente. Il bilancio della sola Deloitte Italy Spa fotografano un balzo in avanti già in piena pandemia. Il numero uno della società, Fabio Pompei, ha potuto portare ai soci cifre che al 31 maggio 2021 mostrano una crescita nei ricavi di quasi il 30 per cento, da 104 a 136 milioni di euro, allargando il perimetro della propria azione mentre gli altri competitor, anche delle big four della consulenza e revisione contabile/bilanci si chiudono a riccio o rimangono temporaneamente fermi: la stessa EY deve registrare meno 10 milioni di euro nel valore di produzione (da 315 a 305); Kpmg è rimasta al palo nel 2020 (da 248 a 247 milioni) mentre Pwc dal suo grattacielo milanese in piazza Tre Torri a CityLife scende dai 254 milioni a 247 al 30 giugno 2021. Gli altri fermi, Deloitte cresce a ritmi che sarebbero rilevanti anche in tempi ordinari.
Soldi con cui mettere in moto la macchina del Team Sustainability Italia che oggi conta più di cento professionisti completamente dedicati ai servizi di sostenibilità, cambiamento climatico, transizione, HSE ed energia, coordinati da Franco Amelio, e che ha recentemente aggiunto alla sua squadra Stefano Pareglio, professore associato all’Università Cattolica del Sacro Cuore, dove insegna Economia politica, Finanza matematica ed Economia dell’ambiente e delle fonti energetiche.
Deloitte, un team di portavoce dedicato alla sostenibilità
Deloitte ha inoltre strutturato un complesso team di portavoce per la gestione della comunicazione in tema sostenibilità che, stando alle mailing list dei portavoce, si sviluppa partendo dallo stesso presidente e ad Pompei, attento conoscitore del tema, e passa per un’ampia serie di leader, partner e managing director. Secondo quanto può riferire true-news sono ben dieci: oltre a Pompei e Amelio, le figure identificate, sono quelle di Paolo Gianturco, referente sul tema delle criptovalute in ottica ambientale, Andrea Rigoni, Government and Public Services Global Cyber Leader, portavoce sul ruolo pubblico nello sviluppo sostenibile. Con vari ruoli ancora Stefano Dell’Orto, Carlo Gagliardi, Barbara Pontecorvo, Ernesto Lanzillo, Luigi Onorato, Giorgio Barbieri, Antonio Arfè, Andrea Rigoni e Guido Borsani che è anche il presidente di Fondazione Deloitte. Ognuno con una missione: dalla reputazione fino al terzo settore e responsabilità sociale d’impresa passando per Automotive, pmi, passaggi generazionali (facile cogliere riferimenti nella cronaca economico-finanziaria), tassonomia green della Ue, gestione dei rischi e via discorrendo. Un vero e proprio esercito.
Sostenibilità: una visione sistemica ancora da concretizzare
La maggiore rivale di Deloitte in campo? Accenture, che spinge invece forte sulla sua fondazione italiana per promuovere il discorso a tema. In tutti questi casi si nota la consueta retorica pro-sostenibilità e un’attenta preparazione della comunicazione volta a importare la stessa nei processi operativi e aziendali. Ma a dominare, per ora, appare un versante di immagine e relazioni imprenditoriali anche pregresse più che una reale sovrapposizione tra una visione sistemica per la crescita economica e la tutela ambientale. La cui concreta attuazione è tutta da dimostrare. BlackRock docet.