Perché leggere questo articolo? Pensioni: il sistema regge ancora. La spesa dell’Inps ammonta a 347 miliardi nel 2023. A quadrare i conti è l’aumento dei lavoratori regolari.
Sedici milioni di pensionati, per una spesa annuale di quasi 347 miliardi di euro. Eppure l’Inps riesce ancora a far quadrare i conti. Nel contesto di un Paese in cui l’invecchiamento della popolazione è una realtà sempre più evidente, la sostenibilità del sistema pensionistico rappresenta una delle sfide più pressanti per il futuro economico e sociale dell’Italia. Il Rapporto Annuale 2024 dell’Inps fotografa la situazione attuale del sistema previdenziale, mostrando come, nonostante l’aumento del numero di pensionati e una bassa età media di pensionamento, il sistema riesca ancora a reggere. Un risultato sorprendente, ma che si deve soprattutto all’aumento della platea di lavoratori regolari, che contribuiscono al finanziamento delle pensioni.
Una popolazione che invecchia, ma il sistema tiene
Secondo l’Inps, l’Italia ha visto crescere il numero di pensionati in maniera costante negli ultimi anni, complice un progressivo invecchiamento della popolazione e un’età media in pensionamento ancora relativamente bassa rispetto ad altri paesi europei. Attualmente, l’età media per il pensionamento si attesta intorno ai 62,7 anni, un dato inferiore rispetto a molti altri stati dell’UE dove le riforme pensionistiche hanno innalzato la soglia oltre i 65 anni.
Nel 2024, il numero complessivo di pensioni ha toccato quota 16,2 milioni, confermando una tendenza all’aumento che prosegue da diversi anni. Tuttavia, grazie a una serie di fattori, l’Inps è riuscito a mantenere in equilibrio i conti, pur con margini sempre più ridotti. Le disparità tra Nord e Sud e tra uomini e donne continuano a colpire il nostro sistema pensionistico. Seppure in maniera più lieve negli ultimi anni.
Aumento dei lavoratori regolari: il fattore chiave
Il fattore chiave che garantisce le pensioni è l’aumento dei lavoratori regolari, che contribuiscono con i loro versamenti previdenziali. Secondo l’Inps, nel 2024, si è registrata una crescita significativa del numero di lavoratori con contratti regolari, con un incremento del 2,8% rispetto al 2023, per un totale di 23,6 milioni di contribuenti attivi. E’ il miglior dato di sempre nella serie storica sull’occupazione in Italia. Il trend positivo è stato trainato da vari settori, tra cui il manifatturiero, i servizi e, in particolare, la sanità e l’assistenza sociale, che hanno beneficiato di una crescita occupazionale post-pandemia.
In termini numerici, i contributi versati al sistema pensionistico da questi lavoratori sono stati determinanti per mantenere un bilancio stabile. Nel 2024, le entrate contributive dell’Inps hanno superato i 230 miliardi di euro, un incremento del 3,5% rispetto all’anno precedente. Questo aumento ha compensato, almeno in parte, l’incremento della spesa pensionistica, che ha raggiunto i 334 miliardi di euro, in crescita del 2,4% rispetto al 2023.
Invecchiamento e le riforme necessarie
Nonostante questi dati positivi, l’equilibrio attuale del sistema pensionistico italiano è fragile. Gli esperti evidenziano che, senza ulteriori interventi di riforma, l’aumento del numero di pensionati e l’allungamento dell’aspettativa di vita renderanno insostenibile il sistema nel lungo termine. L’Italia, infatti, è uno dei Paesi con la più alta percentuale di anziani rispetto alla popolazione complessiva: attualmente, circa il 23,5% degli italiani ha più di 65 anni, una quota destinata ad aumentare ulteriormente nei prossimi decenni.
In questo scenario, le recenti riforme pensionistiche, come Quota 103 (che consente l’uscita anticipata dal lavoro con 62 anni di età e 41 anni di contributi), rappresentano un elemento di ulteriore pressione sui conti dell’Inps. Se da un lato tali misure rispondono alla necessità di garantire una maggiore flessibilità in uscita dal mercato del lavoro, dall’altro rischiano di aggravare ulteriormente il deficit del sistema previdenziale, specialmente se non accompagnate da misure di contenimento della spesa o di aumento delle entrate. Nonostante i segnali positivi di quest’anno, il futuro del sistema pensionistico italiano rimane legato a un filo sottile. Gli esperti sottolineano che l’Italia dovrà affrontare una doppia sfida: da una parte, incentivare l’aumento dell’occupazione giovanile e femminile, settori storicamente penalizzati nel mercato del lavoro italiano, e dall’altra, adottare misure più incisive per posticipare l’età di uscita dal lavoro.
Le sfide future di un sistema che al momento tiene
Secondo il Rapporto 2024 Inps, l’età media della popolazione lavorativa è in progressivo aumento e, se non si interverrà con misure adeguate, il rapporto tra pensionati e lavoratori attivi potrebbe diventare insostenibile. Attualmente, in Italia, per ogni pensionato ci sono circa 1,45 lavoratori attivi, un rapporto destinato a diminuire ulteriormente entro i prossimi 20 anni, secondo le previsioni dell’Inps. In sintesi, il Rapporto Annuale 2024 dell’Inps dimostra che, al momento, il sistema pensionistico italiano è in grado di reggere, grazie soprattutto all’aumento dei lavoratori regolari che versano contributi. Tuttavia, questo equilibrio è fragile e dipende fortemente da un costante aumento dell’occupazione e da un controllo della spesa pensionistica. Le riforme attuate negli ultimi anni hanno consentito di mantenere i conti in ordine, ma il futuro è incerto e richiede interventi strutturali che possano garantire la sostenibilità del sistema anche nei decenni a venire.